Visione di san Girolamo. San Girolamo
dipinto
post 1660 - ante 1660
Raggi Pietro Paolo (1646 Ca./ 1724)
1646 ca./ 1724
La tela è dedicata a celebrare uno dei quattro Padri della chiesa, raffigurato anziano, con barba e capelli bianchi, appena coperto da un drappo rosso. Girolamo guarda in alto, verso il cielo, dove un tempo dovevano scorgersi uno o più angeli o, più semplicemente, la bocca di una tromba. L'episodio infatti si riferisce al momento in cui Girolamo ha la visione di sentir squillare le trombe del Giudizio
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
-
ATTRIBUZIONI
Raggi Pietro Paolo (1646 Ca./ 1724)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO Via Balbi 10, Genova (GE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima citazione del dipinto nelle collezioni del palazzo porta la data dell’inventario del 1816, documentando la provenienza dalla raccolta Durazzo, anche se, ad oggi, non vi sono elementi utili a poter specificare o anche solo ipotizzare chi e in che momento ne curò l’acquisto. Potrebbe forse vantare, come la Carità romana, una provenienza veneziana. Nella città lagunare, infatti, i Durazzo di Gabiano avevano acquistato, a fine Settecento, opere di Loth e Langetti da David Antonio Fossati (Puncuh 1984, p. 201, n. 132). Le guide locali scritte prima del 1816 non lo citano – forse perché l’opera era posta in un ambiente secondario – e nel primo documento utile, l’inventario del 1816, è infatti registrata in uno degli appartamenti del primo piano nobile, ala di levante. Nel 1823 risulta spostata nel Salotto della Pace, dove resterà stabilmente. Questa nuova collocazione determinerà una riduzione del formato, resa necessaria dalla volontà di farla coincidere dimensionalmente con la Carità di Loth e con la cornice en pendant. Da un punto di vista attributivo gli inventari la avevano ricondotta alla scuola di Caravaggio (1823) e dal 1830 al 1925 a Marco Ricci. Nell’inventario del 1950 il dipinto viene attribuito invece alla “scuola veneta del XVIII secolo”. Rotondi Terminiello G. (1976) non menziona l’opera; Ciliento la definì “mediocre opera di scuola veneta” (1986, p. 14), mentre si deve al prof. Grondona, l’attribuzione a P.P. Raggi (revisione Olcese C. 1985), confermata da Antonio Gesino e sostenuta da ultimo anche da Luca Leoncini (2008)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700033971
- NUMERO D'INVENTARIO 558
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Reale di Genova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
1985
2006
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0