Cena di Cristo in casa di Simone il Fariseo. Cristo in casa di Simone
dipinto,
post 1651 - ante 1652
Corte Davide (1602/ 1657)
1602/ 1657
La scena raffigura la Cena di Cristo in casa di Simone il Fariseo. Gesù è seduto all'estrema destra, ai suoi piedi una donna - in seguito sempre identificata con la Maddalena - cosparge i suoi piedi di olio profumato. L'episodio è ambientato all'ombra di un portico corinzio di un palazzo affollato dagli ospiti della mensa di Simone, abbigliato con le vesti tipiche dei potenti della Serenissima del Cinquecento (la stola d'ermellino, la cappa di velluto scuro, il copricapo di raso blu). L'opera in esame è una delle più celebri copie del telero di Paolo Veronese, eseguito intorno al 1556 per il refettorio del monastero dei Santi Nazaro e Celso di Verona
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Corte Davide (1602/ 1657)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO Via Balbi 10, Genova (GE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera in esame è una delle più celebri copie del telero di Paolo Veronese, eseguito intorno al 1556 per il refettorio del monastero dei Santi Nazaro e Celso di Verona. Questa replica venne fatta a Genova tra il dicembre del 1651 e i primi mesi del 1652 da David Corte (figlio del più celebre Cesare), un copista allora molto noto per repliche di opere venete. Gliela commissionò Giovanni Filippo Spinola che aveva appena acquistato l’originale dai frati del convento veronese, pagandolo 21 kg d'oro. Furono i monaci a includere, come clausola nel contratto di vendita, la realizzazione di una copia che avrebbero posto in refettorio al posto dell’opera originale. Non si sa come mai la copia restò invece a Genova e seguì poi, nei successivi spostamenti, la Cena di Veronese. Questa passò agli eredi di Giovanni Filippo Spinola e dopo il 1737 fu di proprietà di Gerolamo Ignazio Durazzo (1676-1747), uno degli uomini più facoltosi della città, che – molto probabilmente – acquisto l’originale e anche la copia. Nel 1837, quando la dimora di via Balbi era dei Savoia, il capolavoro di Veronese venne trasferito a Torino perché arricchisse la Regia Pinacoteca che Carlo Alberto aveva costituito nella capitale del Regno di Sardegna. Al suo posto, nel Salotto detto “del Veronese”, fu inserita la copia di David Corte. La prima fonte che certifica la presenza dell’opera nel palazzo è la Guida di Ratti del 1766 (pp. 189-190). Già Soprani però, un secolo prima, nella vita di David Corte aveva ricordato la copia della Cena “posseduta dal Signor Gio: Filippo Spinola”, senza però specificarne la collocazione (Soprani, Ratti 1769, p. 104). Nell’Istruzione del 1780 Ratti, forse per un lapsus, la cita come opera di Cesare Corte e non del figlio David (p. 213). Questo errore verrà trasmesso meccanicamente almeno fino al 1925. L’anonimo compilatore della Description del 1788 (pp. 167-168), oltre ad attribuirla erroneamente a Cesare, la registra nel “Salotto della Cappella” ovvero l’odierno Salotto della Regina, sulla parete dove oggi c’è un’altra grande tela, di eguale soggetto, opera di Domenico Fiasella. In questo salotto la Cena di Corte sostituì un altro capolavoro, alienato nel 1806, la magnifica tela di Giunone e Argo di Rubens, oggi a Colonia. La copia di Corte rimase in questa collocazione fino al 1838 quando, partita la Cena di Veronese per Torino, andò ad occupare quel posto (Leoncini 2008, p. 130 con bibl. prec.)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700033982
- NUMERO D'INVENTARIO 573
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1985
2006
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0