Madonna con il bambino. Madonna con il bambino

dipinto 1500 - 1549

Il dipinto raffigura la Madonna con Gesù bambino in braccio, il quale è ritratto in posa benedicente. Alle loro spalle, si sviluppa un paesaggio con montagne, architetture e figure

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Caroto Giovanni Francesco (1480 Ca./ 1555)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sulla collocazione antica della tavola si confrontano due ipotesi contraddittorie. Nel Catalogo manoscritto dei dipinti appartenuti a Cesare Bernasconi – stilato in previsione del loro ingresso nelle collezioni civiche, subito dopo la morte del proprietario – il pittore Carlo Ferrari, senza entrare in particolari, ne annotava una provenienza fiorentina (1871, c. 10r). Ferrari era stato il restauratore di fiducia di Bernasconi e il suo consulente nella formazione della raccolta, e poteva disporre quindi di informazioni di prima mano. Invece Otto Mündler, il conoscitore tedesco che fu travelling agent della National Gallery di Londra e che in questa veste ebbe occasione di visitare più volte la quadreria, descrivendo nei suoi diari una "Madonna con il bambino" identificabile con il nostro dipinto la ricordava – era il 22 marzo 1858 – come il «Carotto di casa Canossa» (ed. 1985, p. 210). Qualunque fosse la verità, che oggi purtroppo non abbiamo più elementi per appurare, nel 1864 lo stesso Ferrari scriveva in un suo quaderno di appunti che il «Caroto Canossa non ottenne buon effetto al direttore del museo, è piccolo, non bello altro che la Madonna nella testa» (Trecca 1911, p. 187). La notizia, piuttosto oscura, dovrebbe riguardare il direttore della Galleria londinese, Sir Charles Eastlake, che fu appunto a Verona nel 1864. Qui acquistò alcuni quadri sia dagli eredi di Andrea Monga sia da Bernasconi: un "Ritratto" di Francesco Bonsignori e il "San Rocco" di Paolo Morando per 880 sterline complessive (Sgulmero 1905, p. 23). Sembra di capire che il collezionista gli avesse offerto, senza esito, anche la "Madonna" di Caroto. Una seconda versione del dipinto, già nella collezione del barone Tucher a Vienna, è passata recentemente sul mercato d’arte (Sotheby’s, New York, 15 gennaio 1987, lotto 13; cfr. Morandotti 1991, p. 91). Anch’essa su tavola, ha misure molto vicine all’esemplare di Castelvecchio (59 x 47,5), cosicché si può ragionevolmente ritenere che le figure siano state costruite utilizzando lo stesso cartone. Le differenze principali riguardano il bracciolo della seggiola, che attraversa di sguincio la parte inferiore del dipinto erratico e manca invece in quello veronese; e il paesaggio, arricchito nel primo caso da un inserto antiquario che ricorda – più che Mantegna o i vitruviani lombardi – gli studi archeologici di Giovanni Caroto, in particolare le arcate del Teatro romano o dell’Arena nei fogli della Biblioteca Civica di Verona. Nella tavola del museo il fondo di paese, con le sue morbide e luminose modulazioni cromatiche, denuncia una cultura genericamente veneta e comunque estranea a qualsiasi influsso del paesaggismo fiammingo, suggerendo una datazione nel terzo decennio del Cinquecento (Peretti 2010, pp. 396-397). La fortuna del modello è attestata da altre versioni battute all’asta (due, ma potrebbero essere lo stesso quadro: Butterfield & Butterfield, San Francisco, 16 maggio 2001, lotto 4005, tavola, 62 x 46; Dorotheum, Vienna, 3 ottobre 2001, lotto 34, tavola, 61 x 46). La corrispondenza con l’esemplare di Castelvecchio si estende in questo caso ai più minuti dettagli del paesaggio. La presenza della firma e un più estroso sbizzarrirsi nei particolari (le rovine antiche, la farfalla sul pomello) inducono a vedere nel dipinto già Tucher il prototipo e negli altri due (o tre) altrettante repliche. Per la qualità sostenuta e per l’intrinseca coerenza dell’immagine anche la versione veronese è senz’altro autografa, ma mostra di avere sofferto per troppo drastiche puliture sia negli incarnati sia negli sfondi, dovute a interventi di restauro purtroppo non documentati. A questo proposito il confronto con fotografie storiche (Anderson 12410, Brogi 14605) rivela una notevole riduzione della materia pittorica, con la perdita di alcuni particolari naturalistici – per esempio gli alberelli davanti all’edificio di sinistra – che le tavole citate conservano ancora, esattamente com’erano nella nostra. (da Gianni Peretti 2010, pp. 396-397)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717792
  • NUMERO D'INVENTARIO 1365
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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