Madonna con il bambino tra i santi Girolamo e Francesco e un angelo orante. Madonna con il bambino tra i santi Girolamo e Francesco e un angelo orante

dipinto 1490 - 1510

Oltre un parapetto, la Madonna tiene in braccio il bambino, il quale regge nella mano destra un piccolo volatile. A sinistra, san Girolamo e, a destra, san Francesco e un angelo orante. Alle spalle del gruppo, un paesaggio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Raibolini Francesco Detto Francia (e Aiuti)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto presenta alla devozione del fedele un gruppo di figure sacre, riunite secondo una formula tra le più tipiche di quella vastissima produzione religiosa che contribuì a decretare la fortuna del Francia: la quantità di versioni presenti nei musei e nelle collezioni private ne testimoniano il grande successo. La Madonna tiene sulle ginocchia il bambino benedicente, che nella mano sinistra stringe un cardellino, alla presenza dei santi Girolamo e Francesco e di un angelo orante. Si tratta di una edizione abbastanza tarda di una fortunata composizione, le cui più antiche edizioni si possono far risalire all’inizio del secolo: la "Madonna con il bambino con cardellino in mano e san Francesco" dipinta per Paolo Zambeccari e datata 1503, secondo l’iscrizione sul parapetto (collezione privata) e la "Madonna con il bambino con cardellino in mano tra i santi Francesco e Girolamo" (New York, Metropolitan Museum of Art). Sia per Williamson (1901) che per Lipparini (1913) che per Berenson (1932), che lo giudicava in gran parte autografo, il dipinto di Verona appartiene al Francia, mentre Venturi (1914) lo riteneva opera di bottega. È sempre difficile seriare nel tempo questo tipo di composizioni, perché l’artista era solito tornare sui medesimi moduli figurativi in diversi momenti, apportandovi alcune variazioni. In questo caso, secondo l'opinione di Daniela Scaglietti Kalescian (2010, pp. 444-445), si tratta una composizione ancora di notevole finezza esecutiva, in cui sembra prevalere l’intervento del maestro, sempre minuzioso come un pittore fiammingo e assai raffinato, seppure progressivamente orientato in senso pietistico. L’amplificazione delle forme tuttavia costringe il paesaggio, che negli esempi citati si ampliava in sottilissime profondità, a mera quinta compositiva, ed è forse dovuta all’intervento della scuola. Infatti nell’ultimo svolgersi della sua produzione, i figli Giacomo e Giulio e numerosi allievi sono presenti nella attivissima bottega di quello che era stato uno dei protagonisti del Rinascimento bolognese: quel mutamento nella pittura, così ben individuato da Vasari nel passaggio dalla maniera «secca, cruda e tagliente» dei pittori del Quattrocento alla perfezione della «terza maniera», quella «dolcezza ne’ colori unita, che la cominciò a usare nelle cose sue il Francia Bolognese, e Pietro Perugino». La data di nascita di Francesco Raibolini è posta intorno al 1450, secondo la tradizione vasariana, ma non se ne ha certezza documentaria. Il giovane Francia compare nei documenti per la prima volta come «aurifex» nel 1468, testimone in un atto notarile a favore di un collega, nel 1479 gli viene affidata la valutazione di una moneta dello Sperandio e finalmente, nel 1482, risulta iscritto alla matricola degli Orefici in Bologna. Molto più tarda risulta invece, nel 1503, la sua immatricolazione come pittore nella Compagnia delle Quattro Arti. Ma era attivo come pittore almeno dalla metà degli anni ottanta, già padrone di una cifra stilistica compiutamente personale e protagonista in un crocevia culturale densissimo, quale era la Bologna di quegli anni: tra le suggestioni nordiche che giungevano dalle Fiandre, la cultura lombarda e quella fiorentina, la città felsinea fu terreno precocemente fertile anche per lo sviluppo della cultura peruginesca. La sua lunga vita (morirà infatti il 5 gennaio 1517) è caratterizzata da un ininterrotto successo professionale. Gli ultimi dieci anni del secolo e i primi di quello successivo lo vedono conteso dalla committenza bolognese, all’interno del consenso unanime anche dell’élite umanistica: suoi committenti furono, oltre i Bentivoglio, Bartolomeo Bianchini, Codro, Girolamo da Casio (Faietti, 1988). La fine del primato della famiglia Bentivoglio, per la quale aveva a lungo lavorato (affreschi nel palazzo, pala d’altare nella cappella di famiglia in San Giacomo, affreschi nell’oratorio di Santa Cecilia) non gli impedirà, dopo il rientro in città di Giulio II, di ricevere la nomina ad incisore per la Zecca pontificia nel 1508 e di continuare il suo lavoro in città, dopo la parentesi lucchese. È su questo terreno che si deve valutare la portata dell'operare del Francia, sempre condiviso con esemplari dipinti per una fruizione privata, di cui la "Madonna" di Verona è un ottimo esempio. Del dipinto si conoscono altre versioni: Richmond, Virginia, Museum of Fine Arts (tela, già tavola 53,3 x 43,2 cm; Negro, Roio 1998, p. 220 n. 113a); la "Madonna con il bambino con cardellino in mano e un santo monaco" già Roma, Sangiorgi (tavola 60 x 48 cm); Pozsony, Slowenska Narodna Galerie (tavola 60,7 x 46,4 cm; Negro, Roio 1998, p. 220 n. 113b-c); la tavola "Madonna con il bambino con garofano in mano" già Monaco, Friedemann (Negro, Roio 1998, p. 220 n. 113d). (da Daniela Scaglietti Kalescian 2010, pp. 444-445)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717744
  • NUMERO D'INVENTARIO 1005
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI in basso a sinistra - Francia aurifaber bonon - caratteri gotici -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Raibolini Francesco Detto Francia (e Aiuti)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1490 - 1510

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'