Vergine annunciata. Vergine annunciata

dipinto 1500 - 1699

Dipinto raffigurante la testa di Maria Vergine, volta a sinistra con lo sguardo levato al cielo. La corona e l'aureola sono in foglia d'oro

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA ORO
    tavola/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Toscano
  • LOCALIZZAZIONE ex Palazzo Pirelli
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Acquistato nel 1899 dallo scultore Giuseppe Poli come ritratto di una santa regina, il dipinto è privo di bibliografia, ma nella scheda cartacea del Museo è indicato prima come opera di Sassoferrato, poi come falsificazione. La scheda già annotava che potesse trattarsi di una testa di Maria Vergine, o comunque quasi certamente di una santa «a giudicare dal nimbo di luce che circonda la testa». L'immagine è una derivazione parziale dell'"Annunciazione" affrescata nella chiesa della Santissima Annunziata di Firenze (cfr. inv. 6584-1B0821), ma da una verifica della tecnica pittorica e dei pigmenti usati non sembra trattarsi di un falso ottocentesco. Stilisticamente il dipinto va collocato tra Cinque e Seicento, all'epoca della più intensa divulgazione dell'iconografia mariana: un esempio vicino alla versione del Museo si può osservare nel dipinto di Alessandro Allori inviato nel 1580 da Francesco I de' Medici a Carlo Borromeo (Milano, duomo; Lecchini Giovannoni, 1991, pp. 251-252 n. 275, fig. 172), dove peraltro è riscontrabile un analogo disegno della corona della Vergine, adornata con testine di puttini alati al posto delle pietre preziose preferite nell'affresco miracoloso, un motivo che appartiene a una cultura già barocca. Lo stesso Allori realizzò su tavola una variante parziale dell'"Annunciazione" limitata al solo mezzo busto della Vergine, giunta in pendant con l'"Angelo annunciante" alla Pinacoteca Ambrosiana dalla collezione di Federico Borromeo (Lecchini Giovannoni, 1991, p. 256 nn. 81-82, figg. 189-190). In questo periodo la fama dell'antica icona si estese in varie regioni della Penisola, spesso come conseguenza di un fenomeno di emigrazione che alimentava gli invii di opere della Toscana, come nel caso della chiesa di San Michele a Palagnedra, nella Lombardia svizzera, che accolse una grande pala riproducente l'affresco eseguita dal fiorentino Lorenzo Cresci nel 1602 (Damiani Cabrini, 1996, pp. 110-111, n. 7), un'altra opera confrontabile con il dipinto veronese. Data l'iconografia e l'ambito toscano di produzione, Francesca Rossi (2010, p. 474) proponeva di identificare il dipinto con una "Testa di Maria Vergine Scuola Fiorentina Giovanni da Empoli" registrata in un inventario del 1885 dei quadri del defunto Francesco Monga acquisiti dal fratello Pietro, la cui collezione andò completamente dispersa (Guzzo, 1995-1996, pp. 454, 471 nn. 38, 48). (da Francesca Rossi 2010, p. 474)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717713
  • NUMERO D'INVENTARIO 6673
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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