Il beato Lorenzo Giustiniani. Il beato Lorenzo Giustiniani

dipinto ca 1469 - ca 1470

Entro un arco ogivale, il Beato Lorenzo Giustiniani in piedi di profilo, con la mano destra benedicente e la sinistra che sorregge un libro. A sinistra, in ginocchio un fanciullo sorregge la mitria e una croce astile

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Parisati Jacopo Detto Jacopo Da Montagnana (notizie 1458/ 1499)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Jacopo Bellini eseguiva nel 1456 un'immagine del beato Lorenzo Giustiniani (1381-1456), primo Patriarca di Venezia, perchè fosse collocato sulla sua tomba a San Pietro di Castello; da questa prima immagine derivano le numerose repliche con le quali, a partire dalla morte, Venezia onererà una figura fortemente amata (Niero 1981; Meyer zur Capellen 1985, p. 137). Da quella prima immagine pare sia tratto lo stendardo eseguito nel 1465 da Gentile Bellini per la chiesa della Madonna dell'Orto (Moschini Marconi 1955, p. 61 n. 61). Leggermente differente rispetto allo stendardo veneziano è il dipinto veronese, ove Lorenzo Giustiniani in cotta bianca sulla veste nera dei benedettini riformati è accompagnato da un diacono con la croce e la tiara vescovile. L'attribuzione a Jacopo da Montagnana fu avanzata da Trecca su segnalazione di Adolfo Venturi (comunicazione al museo, 18 pttobre 1903: "Sarebbe un San Lorenzo Giustiniani, ma è ben diverso dal San Lorenzo Giustiniani di Girolamo Dai Libri in San Giorgio in Braida") ed è ora ripresa da Meyer zur Capellen. Gli elementi stilistici del bel dipinto, consentono di confermare l'attribuzione al pittore padovano, malgrado i recenti studi sull'artista non abbiamo incluso l'opera nel suo catalogo (Jacopo da Montagnana 2002). Quanto colpisce nell'ideazione del dipinto è l'uso della luce, una luce epidermica che costruisce gli scorci, le volumetrie e le aderenze. E' la medesima luce che crea i controluce, ma soprattutto le trasparenze nella stupenda "Deposizione dalla croce" del Niedersaechsisches Landesmuseum di Hannover, richiamata al suo catalogo da Dal Pozzolo (2002, pp. 152-153), che bene spiega nell'artista padovano l'affrancamento dalle frequentazioni belliniane veneziane del settimo decennio del Quattrocento per avvicinarsi, con differente impostazione, alla lezione del Mantegna già mantovano. Appartiene a quel momento la spumosità luminosa delle vesti, con un effetto di bagnato nelle pieghe a gora, l'effetto 'a negativo' della pelle illuminata, che accentua lo scorcio dei volti. Collocare la tela di Hannover e di conseguenza il dipinto veronese all'interno del disastrato catalogo dell'artista non è facile. L'ipotesi di trovarsi di fronte ad un'opera giovanile, ancora dell'ottavo decennio, avanzata da Dal Pozzolo sembra confermarsi ad un confronto con l'analogo modo di costruire le figure, e di illuminarle, delle lunette superiori del ciclo pittorico di Monteortone, da collocarsi tra la fine dell'ottavo decennio e l'inizio del nono (Ericani 2002a). Pur condizionata dal modello, la secchezza costruttiva della figura e delle pieghe, lo scorcio del volto del diacono, che è una costante dell'artista, appartengono anch'essi ad un momento giovanile e si apparentano anche con la stupenda "Pietà" di Budapest, pubblicata da Longhi (1927) con una datazione vicina al 1480, ma che Alberta De Nicolò (1987) penserebbe potersi retrodatare anche al decennio precedente, ipotesi accolta nella sequenza cronologica dell'apparato illustrativo degli atti delle giornate di studio del 1999 ("Jacopo da Montagnana" 2002, tav. II). La luminosità epidermica che egli mette in scena nella cappella degli Angeli in Vescovado nel 1495 illumina, infatti, volumetrie più risentite, drappeggi più gonfi, riproposizioni mantegnesche oltre Mantegna. Ma è proprio la secchezza della veste del diacono che consente un'ulteriore retrodatazione, fino al velo che copre la testa della "Madonna con il bambino" del santuario del Tresto, databile, su base documentaria, al 1469-1470 (Ericani 2002, p. 296). Con la tela veronese ci troviamo dunque in presenza dell'unica testimonianza certa dell'attività veneziana dell'artista, testimoniata da Vasari nel settimo decennio, quando il culto del beato Lorenzo Giustiniani ebbe una risonanza importante per le espressioni artistiche" (Giuliana Ericani 2010, cat. 131)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717529
  • NUMERO D'INVENTARIO 905
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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