L'arcangelo Gabriele. L'arcangelo Gabriele

dipinto murale 1490 - 1499

L'angelo è ripreso in leggero scorcio, nell’atto di porgere con la mano sinistra un giglio

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a affresco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LOCALIZZAZIONE Casa di Giulietta
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE “L’entrata del frammento nella pinacoteca cittadina risale al 1865, come risulta dall’"Elenco dei doni fatti al Museo Civico di Verona sino a tutto l’anno 1868" redatto presumibilmente da Bernasconi e comparso in allegato al giornale «L’Adige» del 1 e 2 gennaio 1869 (Avena 1907). L’identità del donatore, Bartolomeo Albertini, era indicata chiaramente già nei vecchi cataloghi ([Balladoro, Bernasconi] 1865; Trecca 1912), viceversa assai laconici riguardo alle precedenti vicissitudini dell’opera, di cui si limitavano a segnalare una non meglio circostanziata provenienza bresciana, senz’altro plausibile alla luce di un’allure stilistica fortemente foppesca, e al cui riguardo pare lecito formulare qualche ipotesi sulla base delle evidenze figurative, sebbene la totale assenza di attestazioni documentarie renda impossibile risalire a un’ubicazione precisa. Dalla porzione di pittura superstite risulta infatti chiaro che la figura angelica fosse parte di un’"Annunciazione", e che quindi ad essa corrispondesse un’immagine speculare della Vergine, rappresentata entro un oculo celeste gemello di quello veronese. I due tondi, che forse facevano parte di una più estesa decorazione parietale, dovevano trovarsi all’interno di una chiesa o di una cappella, verosimilmente in posizione elevata e sicuramente, data la scelta, per altro assai comune, di scomporre il soggetto isolandone i protagonisti, in collocazioni indipendenti: più facilmente ai lati di un arco, ma forse anche nei pennacchi di una volta. I caratteri vistosamente foppeschi della rappresentazione vennero in un primo momento interpretati come espressione di sicura autografia (Balladoro, Bernasconi 1865; Avena 1907). In seguito, però, l’attribuzione a Foppa, rifiutata già da Bernardini (1902), secondo il quale la figura non possedeva «il forte modellato, i segni scuri, le forme e il colorito» propri alla maniera di quest’ultimo, era messa in dubbio da Trecca (1912), ed è infine stata decisamente respinta anche da Peretti (2001), che ne ha spostato la paternità in direzione di un «un artista lombardo attivo poco dopo la metà del [XV] secolo». Tale giudizio trova sostanzialmente conferma nel dato formale, pur compromesso dalle condizioni di conservazione dell’affresco, distaccato nell’Ottocento e collocato, verosimilmente in un secondo momento, su un supporto di rete metallica fissato ad un telaio d’alluminio. Nelle parti ancora integre, rimane leggibile un’istanza stilistica indirizzata alla ricerca di volumetrie morbide e tondeggianti, sensibile alla declinazione dei valori luministici, che si presta ad essere interpretata in chiave, appunto, inequivocabilmente lombarda. E se dal punto di vista qualitativo la possibilità dell’attribuzione del frammento a Foppa continua a rimanere fuori questione, è però innegabile che si tratti del prodotto di un pittore fortemente influenzato dall’ascendente linguistico di quest’ultimo. A confermare tale impressione contribuisce in maniera determinante la stretta prossimità iconografica fra l’arcangelo di Castelvecchio e quello disegnato nel 1482 dal bresciano per le vetrate del Duomo milanese, che potrebbe spiegarsi alla luce della massiccia diffusione di schemi foppeschi «su tutto il territorio del ducato negli ultimi vent’anni del Quattrocento» (Natale 2003, p. 45) a seguito della straordinaria visibilità delle colossali composizioni: contingenza tanto più probabile in un contesto quale quello della stessa Brescia, dove Foppa è nuovamente attivo già nel 1483 (Leydi 2003, p. 309, doc. 53) e da cui è detto provenire l’affresco in questione” (Molteni 2010)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717508
  • NUMERO D'INVENTARIO 5596
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1490 - 1499

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE