Testa di vecchio bendata. Testa di vecchio bendata
dipinto murale
1330 - 1360
Secondo Maestro Di S. Zeno (notizie 1330/ 1360)
notizie 1330/ 1360
Frammento di affresco raffigurante una testa di vecchio bendata
- OGGETTO dipinto murale
-
MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a affresco
-
ATTRIBUZIONI
Secondo Maestro Di S. Zeno (notizie 1330/ 1360)
- LOCALIZZAZIONE n.d
- NOTIZIE STORICO CRITICHE I diciannove lacerti furono staccati verso la metà dell'Ottocento dalle pareti della chiesa, allora sconsacrata, di Santa Felicita - situata nella via omonima nei pressi di Sant'Anastasia e probabilmente in origine interamente affrescata - e venduti al museo dalla proprietaria dell'immobile, la signora Teresa Ferruzzi, nel 1879. Le operazioni di stacco selezionarono busti o teste di figure e di santi, sacrificando le porzioni di intonaco giudicate secondarie come le vesti e gli attributi o i partimenti decorativi e le strutture architettoniche, così che oggi risulta difficile non solo ricomporre i diversi pezzi sulle pareti, ma addirittura comprenderne chiaramente tutti i soggetti (Guarnieri 2010, cat. 21; Napione 2015, p. 13). La chiesa, già utilizzata come sede di una tipografia, di un pub e di un ristorante, conserva alcuni brani più antichi: in particolare, sui piedritti dell'arco trionfale e sulle pareti del coro rimangono riquadri devozionali isolati con santi a figura intera riferibili alla fine del XIII o agli inizi del XIV secolo. I frammenti giunti nelle collezioni civiche veronesi sono stati, nella maggior parte, restaurati da Pierpaolo Cristani nel 1975, quando si provvide ad asportare le integrazioni di gusto ottocentesco che occultavano le lacune e addolcivano i lineamenti dei volti. Essi potrebbero provenire dalle pareti dell'aula e dell'arco trionfale; di certo, appartengono ad un'unica grande campagna decorativa affidata alla più prolifica bottega veronese attiva tra terzo e sesto decennio del Trecento, quella del Primo e del Secondo maestro di San Zeno (così denominati poiché alcune delle loro opere si trovano nella basilica eponima di Verona). Si tratta di due pittori, forse parenti, o comunque stretti collaboratori vista la vicinanza stilistica, che forse si formarono nel cantiere della chiesa francescana di San Fermo maggiore accanto al Maestro del Redentore, il più importante pittore del primo Trecento veronese che dimostra una profonda conoscenza delle novità giottesche (cfr. De Marchi 2004). Sopra l'arco trionfale vi è un "Thronum Gratiae" di mano del maestro più anziano; appena sotto restano, del Secondo maestro, due santi e un leone di san Marco che doveva accompagnarsi ai simboli degli altri evangelisti; ai lati dell'arco vi era, come di consuetudine, l'"Annunciazione", di cui rimane un frammento della veste della "Vergine annunciata"; l'intera decorazione si concludeva al sommo con un elegante fregio a tralci vivacemente colorati, in ocra, verde e rosso su fondo nero, di cui attualmente rimane solo qualche breve saggio sulla parete dell'arco trionfale e su quelle laterali, che parlano in favore del Primo maestro; in controfacciata, o su una parete del presbiterio (come in Santa Anastasia), poteva forse trovarsi un "Giudizio universale" (Guarnieri 2010). Vista l'intitolazione della chiesa è probabile, come è stato rilevato da De Marchi (2000), che sulla sinistra, dove sono visibili resti di quinte architettoniche di inquadramento di scene narrative, fosse raffigurata la "passio" dei sette figli di Santa Felicita; lo attestano anche i frammenti con santi martirizzati. Il lacerto in esame, di cui si hanno notizie nel 1969 e nel 1972, non è stato al momento rinvenuto e è andato forse distrutto
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717441
- NUMERO D'INVENTARIO 1B0521
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0