Maiestas Domini: angelo e cornice della mandorla. Maiestas Domini: angelo e cornice della mandorla

dipinto murale 0996 - 0996

Frammento di affresco facente parte di una "Maiestas Domini, i santi Nazaro, Celso e Giuliana, angeli e santi entro rote"

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Pittori Del 996 (notizie 996)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le collezioni civiche veronesi conservano pitture murali staccate appartenenti a due distinti cicli decorativi, uno risalente al 996 e l’altro al XII secolo, che originariamente si trovavano, l’uno sovrapposto all’altro, sulle pareti di un sacello scavato nel tufo alle pendici del monte Costiglione a Verona, a ridosso della chiesa e del monastero dei Santi Nazaro e Celso. Del piccolo luogo sacro, dotato di un pavimento musivo antico (Lusuardi Siena 2004, pp. 57-64, 68-69), restano il vano presbiterale, con due nicchie laterali, e una parte dell’aula: esso, infatti, non solo fu mutilato, come si vede oggi, alla metà del XV secolo, in occasione di consistenti lavori di ricostruzione dell’adiacente complesso monastico, ma andò progressivamente in abbandono a partire dalle soppressioni ottocentesche, a seguito delle quali l’area fu soggetta ad usi privati (fabbrica di sapone, deposito di pollami, tipografia, sede di officine grafiche; cfr. Franco 2010). La cappella risale al periodo altomedievale ma non si conosce il suo legame con la chiesa, documentata già alla fine dell’VIII secolo: la data 996 riportata in iscrizione in un frammento (inv. 36426-1B3882), un tempo leggibile, è la prima attestazione cronologica sicura del sacello, sebbene sia probabile un uso cultuale precedente (Varanini 2004). Fin dal Settecento, quando “ogni parete si vede pitturata” (Maffei 1732), il sito attirò l’attenzione degli eruditi veronesi che ne celebrarono l’antichità: al riguardo si segnala che Giovanni Girolamo Orti Manara accompagnò il suo studio del 1841 con alcune incisioni. Alla fine dell’Ottocento si registra un forte impegno per la sua tutela, soprattutto per intervento di Carlo Cipolla e Giovanni Battista Cavalcaselle. Entrambi i cicli sono stati strappati ma in due diverse campagne d’intervento: nel 1885 il restauratore Gaetano Pasetti strappò il più tardo permettendo la scoperta del più antico che fu poi, nel 1899, restaurato da Antonio Bertolli (Franco 2008); nel 1963, invece, si procedette allo strappo delle sottostanti pitture, allora in condizione ormai di forte degrado, sotto la guida dell’Istituto Centrale del Restauro che le ha restituite al Museo nel 1994. I 36 pezzi della decorazione più antica del sacello, ancorata alla data del 996, richiamano schemi decorativi, compositivi e iconografici frequenti nelle pagine miniate negli “scriptoria” monastici ottoniani (Franco 2010). Nel Museo G. B. Cavalcaselle, dove sono esposti i principali frammenti, è proposta una loro intera ricomposizione digitale nell’originario contesto rupestre, a cura dell’Università di Verona (Franco 2010; 2015). Sulla volta compariva Cristo in gloria entro una mandorla, sostenuta da due angeli in volo e circondata dai simboli degli evangelisti. La parete dell’altare ospitava invece l’immagine della Vergine dentro un clipeo, in asse con quella di Cristo nella volta: Maria era affiancata da due serafini, dalle ali multicolori, e, più in basso, da due coppie di tondi ingemmati con busti di santi: si conserva la coppia che mostra i santi Nazaro e Celso, già a destra della nicchia sopra l’altare, mentre di quella opposta resta solo un lacerto. La serie dei clipei proseguiva sulle pareti contigue, come attesta quello raffigurante santa Giuliana (inv. 36432-1B3888). Nel resto dell’aula la parete e la volta ospitavano una rete di cerchi intrecciati con busti di santi e di angeli oranti
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717362
  • NUMERO D'INVENTARIO 36425
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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