Madonna con il bambino. Madonna con il bambino

dipinto 1500 - 1510

Piccola tavoletta con la Madonna che stringe a sé il bambino: egli le pone il braccio destro attorno al collo, tiene i piedini accavallati e stringe nella sinistra un uccellino

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Morone Domenico (1440 Ca./ Post 1517)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è stato attribuito tradizionalmente e prevalentemente a Girolamo Dai Libri (si veda la scheda cartacea del Museo), fin da quando è segnalato nella collezione Bernasconi, nel 1851. Anche Carlo Gamba Ghiselli in una lettera al direttore del 2 settembre 1904 riporta quest'attribuzione, mentre la scheda cartacea conservata al Museo di Castelvecchio riporta il parere di Lotze («confronta una delle miniature dello stesso Liberale e precisamente nella fascia inferiore dove è dipinta in piccole proporzioni un'identica Madonna») e Vignola («nota bene che la miniatura di cui sopra, da confrontarsi con detto quadro, può essere benissimo del Girolamo Dai Libri appartenendo a un gruppo di miniature di questi del Liberale, che sono esposte in modo confusionario e senza una indicazione sicura. Certo è però che il detto dipinto ha molto carattere del Liberale»), i quali assegnano il dipinto a Liberale. La rivendicazione a Domenico Morone spetta a Wittkower (1927), ed è stata poi ribadita da Eberhardt (1974), all’interno della sua ricostruzione dell’ultimo periodo dell’attività del pittore. La tavoletta esprime perfettamente il Domenico Morone devozionale dell’epoca tarda, da cui discende anche l’opera pittorica di Girolamo Dai Libri, che in qualche modo, o in diversi modi, deve esser stato suo allievo, mantenendo a lungo contatti con la bottega e con il figlio di Domenico, Francesco. L’ipotesi che la tavoletta sia frammentaria, dato l’inconsueto, per il tema, formato orizzontale, potrebbe limitarsi anche a resecazioni minimali, considerando la leggera asimmetria della posizione delle lettere del monogramma del Cristo. I due lati verticali minori della tavoletta risultano comunque sicuramente tagliati. Sul retro sono emerse, nell'ultimissimo restauro curato in occasione della mostra mantegnesca da Alessandra Zambaldo, le due lettere capitali T e M, ciascuna tra due fogliette stilizzate, quali normalmente si ritrovano sui titoli dei manoscritti contemporanei. Quella precedente alla T, sul lato evidentemente più resecato della tavola, è quasi mancante; si può calcolare che da questa parte la tavola sia stata decurtata di quasi quattro centimetri. L’immagine conserva una non banale e bilanciata armonia e una sua grande vivacità sentimentale e umana, che esorbitano dall’icona devozionale tradizionale. I volti accostati della Vergine e del bambino risultano complementari anche per lo sguardo abbassato della madre e quello vivacissimo, proiettato all’esterno, del figlio, che appare singolarmente dinamico dalla sua posizione ‘rovesciata’. La mano che stringe l’uccellino segue anche il fluire delle linee del manto, mentre dalla parte opposta i due piedini si accavallano. L’altra mano del bambino, appena visibile, sbuca aggrappata al collo della madre. Raramente Domenico Morone, che sembra divenire col tempo un sempre più opaco pittore, ha espresso un tale capolavoro di finezze psicologiche. Per tale motivo si era preferita in passato l’attribuzione a Girolamo Dai Libri, più dolce cultore di sentimenti familiari. Come indicato da Sergio Marinelli (2010, p. 262), il modello di partenza, che fu probabilmente, come per molte altre Madonne di Domenico Morone, l’incisione con la "Madonna con il bambino" di Mantegna (non Giovanni Bellini), appare sostanzialmente lontanissimo. Lo studioso ha sottolineato, inoltre, come uno dei motivi del fascino della piccola immagine sia il fondo scuro, che fa emergere i colori brillanti, dove il giallo del velo prevale, come su uno smalto. Il restauro ha recuperato anche l'integrità degli azzurri, dinamicamente varianti alla luce, e dei verdi. L'andamento della luce, la posizione e lo sguardo delle figure quasi sicuramente presuppongono una visione dal basso e si potrebbe ipotizzare che la piccola tavola, dal formato anomalo, fosse l'elemento centrale superiore di un polittico. Secondo Marinelli (2010), l’opera potrebbe collocarsi cronologicamente nel primo decennio del Cinquecento, al momento della Libreria Sagramoso (1503), e difatti Bellosi (1994) l’attribuiva al Maestro della Libreria Sagramoso. (da Sergio Marinelli 2010, p. 262)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715203
  • NUMERO D'INVENTARIO 1291
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI in alto - IC XC - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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