Madonna della Passione. Madonna della Passione

dipinto 1455 - 1459

La Madonna è rappresentata come "Regina Coeli", come evidenziato dalla veste rossa, abbellita da ricami d’oro e da piccole perle bianche, e dal mantello di aureo broccato, sotto cui sono visibili i capelli biondi, decorati da un filo di perle. Il bambino è dipinto in piedi sul cuscino e vestito con una tunichetta gialla, sotto la quale si intravede una trasparente camicina. La tunichetta è cinta da un velo. Gli angeli porgono gli strumenti della passione: sulla sinistra sono visibili la colonna di porfido, la scala, i chiodi, la lancia e il cesto con la spugna intrisa d’aceto, sulla destra, la frusta, la croce e la corona di spine. Dietro la figura della Madonna si intravede sulla sinistra un muro in rovina e a destra vi è la crocifissione di Cristo: in primo piano lo spoglio albero della vita, su cui è appollaiato un avvoltoio. In alto una ghirlanda su cui sono assisi due pettirossi, con l'uva, la pesca, la pera, le ciliegie, il melograno, la mela

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Crivelli Carlo (1430-1437/ 1495 Ca)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La "Madonna della Passione" è opera di somma importanza in quanto una delle poche testimonianze pittoriche a noi pervenute dell’attività giovanile di Carlo Crivelli che, nato a Venezia intorno al 1430-1437, fu attivo nelle Marche dal 1468 fino alla morte, avvenuta nel 1495 circa. Non si hanno notizie certe sulla locazione di quest’opera prima del 1834. Alcuni studiosi la ritennero eseguita per il convento, ora distrutto, di San Lorenzo a Venezia, ma la firma – «Opvs Karoli Crivelli Veneti» – indica che probabilmente essa fu eseguita per un committente forestiero, altrimenti il pittore non avrebbe avuto bisogno di indicare la sua provenienza. Nel 1834 Amico Ricci cita il dipinto tra le opere presenti nella collezione Craglietto a Venezia, dalla quale passò poi in quella Barbini-Breganze a Padova, dove è ricordato da Francesco Zanotto nel 1847. Prima del 1852 entrò nella raccolta di Giulio Pompei, morto nell’agosto dello stesso anno, e quindi nelle collezioni civiche veronesi di palazzo Pompei. L’opera risale alla seconda metà degli anni cinquanta, in quanto numerosi elementi stilistici ed iconografici la accomunano alla "Madonna con il bambino" della Galleria Sabauda di Torino, eseguita da Giorgio Schiavone, pittore dalmata che entrò nella bottega-accademia di Francesco Squarcione a Padova nel 1456 e vi rimase, come da contratto, per tre anni. È lì che entrambi gli artisti appresero quella maniera eclettica di fondere i più svariati elementi architettonici ed ornamentali d’ispirazione classica e che si nutrirono dell’"humus" umanistico padovano profondamente interessato all’archeologia e all’epigrafia; come evidenziato dalla cura meticolosa con cui sono ‘scolpite’ le lettere romane della firma sul parapetto marmoreo. Squarcioneschi sono gli angeli dipinti di sotto in sù, che tanto ricordano, come già notato da Zampetti, quelli di Mantegna nella "Camera degli Sposi". E forse dallo Squarcione egli imparò anche le regole della prospettiva di cui fa uso nella scena della crocifissione, come dimostrano le linee ortogonali visibili all’analisi della riflettografia infrarossa. È sempre a Padova che Crivelli meditò la lezione di Donatello, a cui si ispirano i putti con i simboli della passione; e ancor più su Lippi, a cui rimandano l’ovale del viso della Madonna e la nitida luminosità che avvolge tutto il dipinto, richiami che divengono ancor più evidenti nella "Madonna con il bambino" di San Diego, di questo stesso periodo. Alla lezione squarcionesca, donatelliana e lippesca si somma la precedente conoscenza dell’opera di Bellini, a cui rinvia il motivo dei cavalli visti alternativamente di fronte e da tergo nella scena della crocifissione, anche se non è da escludere che il motivo dell’ispirazione sia invece l’affresco pisanelliano di Santa Anastasia. Tale motivo era infatti diffuso nel Veneto sin dal 1430, ma a favore di una ipotesi belliniana pesa la "Madonna con il bambino" della collezione Cini, stilisticamente vicina a questo artista, e da collocare in un periodo leggermente anteriore all’esecuzione della "Madonna della Passione", anche per i forti richiami all’arte dei Vivarini che la animano (da Liliana Leopardi 2010, cat. 118)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715164
  • NUMERO D'INVENTARIO 873
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul parapetto, in basso a destra - OPVS. KAROLI. CRIVELLI. VENETI - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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