San Giovanni battista. San Giovanni Battista
dipinto
1480 - 1490
A sinistra san Giovanni Battista, con bastone nella destra e nastro nella sinistra. A destra un putto poggia su una pedana marmorea, sul cui fronte è scolpita una candelabra: regge uno scudo con stemma. Sullo sfondo un paesaggio con una città murata che si inerpica su un colle tondeggiante, punteggiata di monumenti all’antica
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto appartenne alla quadreria di Andrea Monga e poi del figlio Bortolo, ed entrò a far parte delle collezioni comunali d’arte nel 1911. Come accade sovente con le opere donate al museo da collezionisti privati, la sua storia precedente è affatto sconosciuta. Eppure, in pochi casi come in questo sarebbe importante conoscerne la provenienza originaria e le traversie che lo hanno ridotto nelle condizioni attuali. Esso infatti è il ritaglio di una tela di maggiori dimensioni, probabilmente una pala d’altare, una ‘sacra conversazione’ con la Madonna e il bambino in trono (di cui resta una parte del basamento) affiancati da alcune figure di santi. [...] Nonostante il diffuso stato di degrado, emerge chiaramente la qualità assai sostenuta dell’immagine, sottesa da un disegno di notevole forza espressiva. Il putto sulla pedana marmorea regge uno scudo sul quale è ancora leggibile lo stemma della famiglia veneziana dei Gradenigo. Sul piedistallo sottostante sono state apposte in epoca imprecisata alcune lettere che cadono in modo incongruo, senza rispettare il motivo ornamentale preesistente (ma non c’era altro spazio dove collocarle): una data (1517), troppo inoltrata per un dipinto che si pone senza residui nel Quattrocento, e due iniziali che intendono alludere sicuramente al nome di Francesco BonsignorI. Chiunque abbia vergato la scritta, non ignorava che un Giovanni Paolo Gradenigo fu provveditore generale di Verona tra il gennaio e il maggio 1517, alla fine del conflitto tra Venezia e gli alleati della lega di Cambrai, quando la Repubblica riottenne da Massimiliano d’Asburgo il controllo della città. Lo stemma Gradenigo compare in uno dei riquadri affrescati da Girolamo Mocetto sulla facciata di palazzo Cattanei, all’interno di un ciclo inteso a celebrare il ritorno a Verona del governo veneto (inv. 4658-1B0461). L’analisi stilistica del dipinto permette di cogliere nelle figure di Giovanni battista e del putto generici elementi di cultura veneziana, tra Giovani Bellini e Alvise Vivarini, quali si possono riscontrare per esempio nelle opere giovanili di Bartolomeo Montagna. Invece il paesaggio sullo sfondo, una città murata che si inerpica su un colle tondeggiante, punteggiata di monumenti all’antica, può ricordare le analoghe soluzioni che Mantegna utilizza a partire dagli affreschi della cappella Ovetari. Questi referenti culturali giustificano la tradizionale attribuzione a Bonsignori, l’unico tra i pittori veronesi di fine secolo che potesse vantare una formazione così articolata e complessa. Tuttavia la tela non può essere inserita in nessun momento dell’attività nota dell’artista, tantomeno nel periodo giovanile, il più ricco di opere superstiti. È quindi più opportuno riportarla nell’anonimato, come lavoro di un pittore veneto, probabilmente non veronese, databile ai primi anni ottanta del Quattrocento" (Peretti 2010)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715163
- NUMERO D'INVENTARIO 5550
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI sul retro - Falconetto N.7 I C' - numeri romani -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0