San Rustico. San Rustico
polittico dipinto
1450 - 1499
Sportello di polittico con San Rustico: il santo tiene nella destra la palma del martirio e nella sinistra la spada
- OGGETTO polittico dipinto
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il pannello, assieme ad un altro analogo con "San Fermo" (inv. 250-1B0353), proviene "dalla chiesa dei Santi Fermo e Rustico di Cortalta, chiusa al culto in epoca napoleonica e poi abbattuta, che sorgeva nel luogo dove, secondo una "passio" leggendaria, i due nobili cristiani furono imprigionati e decollati durante il regno dell’imperatore Massimiano. In verità questi personaggi, di cui altre fonti suggeriscono invece un’origine orientale o africana, non hanno, come la maggior parte dei presunti martiri dei primi secoli (come Nazaro e Celso, come Biagio e Giuliana, per ricordare solo alcune delle figure più venerate della Chiesa veronese), alcuna consistenza storica (cfr. Peretti 2001, pp. 63-64). Nessuna delle guide settecentesche ricorda i dipinti nella parrocchiale, probabilmente perché il complesso di cui facevano parte era già stato relegato in qualche locale di servizio e sostituito da una pala moderna, che nel nostro caso potrebbe essere il "Martirio dei santi Fermo e Rustico" di Pasquale Ottino, collocato nel terzo decennio del Seicento sull’altare maggiore. Le tavole sono ancora immerse nella cultura figurativa del gotico più estenuato e crepuscolare. Da tempo ne sono state sottolineate le affinità con il linguaggio dell’"atelier" veronese più operoso nella seconda metà del Quattrocento, l’impresa a carattere familiare di Antonio Badile II, un tempo noto come Maestro del cespo di garofano. Tuttavia le ipotesi attributive sono ancora discordi. Sergio Marinelli, pur non disconoscendo questi rapporti, sembra propendere piuttosto per un’altra mano, una personalità più dotata e raffinata, forse all’interno della stessa bottega, che egli indica con il nome convenzionale di Maestro dei santi Fermo e Rustico (1990, p. 635). Secondo Enrico Maria Guzzo, invece, le due tavole spetterebbero allo stesso Antonio Badile (1993). Ultimogenito di Giovanni, uno dei protagonisti della pittura tardogotica veronese, nato verso il 1424-1425, la produzione di Antonio ci è nota solo nella sua fase estrema, con un gruppo di opere datate negli ultimi due decenni del secolo. I "Santi Fermo e Rustico" potrebbero riempire, almeno in parte, il grande vuoto precedente. A sostegno di questa sua affermazione, lo studioso avvicina i due santi di Castelvecchio ad alcune figure delle "Storie di san Girolamo" affrescate dal padre sulle pareti della cappella Guantieri in Santa Maria della Scala negli anni 1443-1444. Sui ponti della cappella il giovane Antonio, non ancora ventenne, avrebbe esordito a fianco del padre in piena autonomia e con modi già personali e riconoscibili. Mentre questa ipotesi sembra un po’ azzardata, e i confronti proposti non interamente convincenti, è indubbio che i pannelli costituirebbero un ideale precedente alle cose più antiche tra quelle note dell’artista, come il trittico proveniente dalla chiesa di Santa Cecilia (inv. 279-1B0368). Li accomuna tra l’altro la puntuale dipendenza da modelli di Antonio Vivarini, quali si osservano per esempio nel polittico di Sant’Antonio abate (già nell’omonima chiesa di Pesaro, oggi alla Pinacoteca Vaticana), datato 1464 (Marinelli 1990). Tuttavia Fermo e Rustico mostrano una finezza di esecuzione e una morbidezza di modellato, soprattutto negli incarnati, assolutamente imparagonabili con le formule sommarie e corsive licenziate da Antonio Badile, uno scarto che è difficile da spiegare anche come esito di una involuzione senile. È quindi più opportuno riferire i due santi ad un maestro ancora sconosciuto, ma di notevole qualità, attivo a Verona poco dopo la metà del secolo (per le tavole del museo si può ipotizzare una datazione verso il 1470). Se tuttavia, come suggeriscono molti elementi indiziari, volessimo continuare a battere la pista dei Badile, dovremmo subito escludere i due fratelli maggiori di Antonio, che muoiono entrambi troppo presto (Francesco entro il 1436, Bartolomeo entro il 1463). Non resterebbe quindi che il nipote Pietro Paolo (circa 1427-dopo il 1500), figlio di Francesco, un artista che godette ai suoi tempi di grande reputazione, come dimostra l’incarico di dipingere l’ancona destinata all’altare maggiore della cattedrale, per la quale ricevette un pagamento dal canonico Francesco Mazzanti nel 1489 (Rognini 1994, p. 17)" (da Peretti 2010, cat. 100)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715159
- NUMERO D'INVENTARIO 251
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- ISCRIZIONI su cartiglio - S. RVSTICO - caratteri gotici -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0