Scena pastorale
stampa di traduzione,
post 1758 - ante 1812
De Col Pellegrino (1737/ 1812)
1737/ 1812
Personaggi: pastori. Animali: pecore; capre; bovino
- OGGETTO stampa di traduzione
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MATERIA E TECNICA
carta/ acquaforte
carta/ bulino
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
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ATTRIBUZIONI
De Col Pellegrino (1737/ 1812): incisore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Fondo Alpago-Novello
- LOCALIZZAZIONE Museo Civico di Belluno
- INDIRIZZO Piazza Duomo, 16, Belluno (BL)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La stampa, incisa da De Col presso la bottega veneziana di Nicolò Cavalli (1730-1822), suo principale committente nella città lagunare, fa parte di un consistente numero di acqueforti a tema pastorale che Pellegrino, parallelamente al collega Francesco Del Pedro, trasse dai componimenti del pittore milanese Francesco Londonio (1723-1783). L’interesse di Cavalli per simili raffigurazioni è ben quantificato dalle voci registrate nel catalogo della calcografia di Giuseppe Vallardi, l’imprenditore che, alla morte di Nicolò, entrò in possesso di larga parte dei suoi rami, decretandone una nuova diffusione; tra i pezzi posti in vendita nel 1833 sono infatti «Cinquanta rami da 4, 6 ed 8, tutti di eguale grandezza, rappresentanti soggetti Pastorali – Campestri – Villereschi – Rustici, ecc., intagliati da F. del Pedro e da Pietro del Colle [sic]» così come, degli stessi due incisori, «Cinquanta rami […] rappresentanti Paesaggi con pastori e gregge, dipinti da F. Londonio milanese e da F. Maggiotti veneziano» (Catalogo Vallardi 1833, pp. 17, 19). Mentre non è ben chiaro a quali prove da Maggiotto questi elenchi si riferiscano, le stampe di De Col da Londonio sono in parte tuttora identificabili, nonostante il loro numero complessivo sia sconosciuto. Luigi Alpago-Novello, che nel suo contributo sugli incisori bellunesi metteva in risalto il carattere «sgraziato» e «antipatico» di tali composizioni (Alpago-Novello 1940, p. 628), ne possedeva diciannove, successivamente confluite nelle raccolte del Museo Civico di Belluno; l'analisi di tali esemplari, arricchiti da citazioni di autori classici (Orazio, Ovidio, Varrone, Virgilio) e moderni (Sannazaro) evocanti la vita rurale, permette di attestarne la diretta derivazione dalle acqueforti, settantaquattro in totale, che il pittore stesso ricavò dalle sue opere a partire dal 1758 (Scola 1994, pp. 15-31 nn. 1-17, 116; Geddo 2002, p. 34), alcune delle quali giunsero probabilmente a Venezia sulla scorta del grande successo riscosso in Lombardia dagli originali. Non è noto quale fu il tramite che permise a Cavalli di entrare in contatto con queste incisioni e di poterne disporre ai fini della sua attività, forse lo stesso del conterraneo Giovanni Maria De Pian (1764-1801), che, entro il 1790, realizzò una serie di dodici acquetinte tratte dai medesimi esemplari (Alpago-Novello 1940, pp. 661, 668-669)
- TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500689924
- NUMERO D'INVENTARIO 10280
- ENTE SCHEDATORE COMUNE DI BELLUNO
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- ISCRIZIONI in basso a destra - P. de Colle Scul. ap. Cavalli Venetiis - Virgilio (Georgiche, III, 322-323) - a stampa - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0