tabernacolo, opera isolata - ambito veneto (inizio XVI)

tabernacolo, post 1501 - (?) 1560

Madonna seduta in trono con le mani giunte, sulle sue ginocchia, un cuscino e il Bambino disteso (in origine la testa del Bambino, mancante, poggiava sul cuscino); ai fianchi della Madonna due piccole figure di angeli: quello di sinistra pare accarezzare il trono, quello di destra con mani giunte (quello di destra appare privo della testa). Sullo sfondo nicchia con centina conchigliata, il trono poggia su sostegno quadrangolare. A protezione dell'opera una tettoietta a spiovente, probabile aggiunta posteriore

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA pietra d'istria
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE il tabernacolo è datato dalla critica d'arte agli inizi del XVI secolo mentre la tettoietta a spiovente che lo protegge è probabilmente un aggiunta posteriore. Il "Capitèlo" raffigura Maria assisa in trono col Bambino sulle ginocchia in una composizione tra due angeli a figura piena dove uno, quello di sinistra, sembra quasi accarezzare il trono mentre l'altro, collocato a destra, tiene le mani giunte. Nonostante le piccole dimensioni appaiono curati i dettagli come la decorazione del trono, la pieghettatura della veste di Maria e di quelle degli angeli. "Il valore simbolico delle rappresentazioni della Vergine ha subito molti cambiamenti legati all'evoluzione della considerazione in cui era tenuta. Fino all'età romanica, ella è sentita più come Theotókos, la Madre di Dio, che come Maria, Madre di Gesù. Dal punto di vista simbolico, è il trono della sapienza divina che si incarna nel Dio Bambino. Questa concezione spiega l'immagine della Vergine in maestà, cioè in posizione frontale, col Bambino sulle ginocchia" (Thoumieu M., 1997). Tale edicola è uno dei numerosi "cesendeli" tutt’oggi visibili sulle facciate di edifici nella città lagunare. Pare infatti che il tabernacolo veneziano sia stato creato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). La raccolta del denaro per il pagamento del combustibile per le lampade e il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione dei cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641289
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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