tabernacolo, opera isolata - ambito veneziano (XX)
tabernacolo
post 1950 - ante 1988
tabernacolo pensile ligneo, con croce su acroterio, protetto da cancelletto ligneo, custodente raffigurazione dipinta del Sacro Cuore di Gesù. Il capitello è illuminato. Nella zona sottostante era presente cassetta per elemosine che oggi appare tamponata
- OGGETTO tabernacolo
-
MATERIA E TECNICA
LEGNO
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneziano
- LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE l'opera in esame, datata dalla critica al secolo XX (Rizzi, 1987 considera forse preottocentesca solo la mensola), ospitava al centro della parete un quadretto (cm 30x20) di stampa colorata coperto da vetro raffigurante il tradizionale Sacro Cuore di Gesù (Cuman F. S./ Fabbian P., 1988, p. 67). Il quadretto è stato poi sostituito da un affresco, pure del Sacro Cuore di Gesù, che ne occupa l'intero vano (opera datata 1/10/2007 e firmata dall'artista, anche se la firma non risulta chiaramente leggibile Tiziano, forse, Saccarola), sotto al capitello era presente una cassetta per elemosine, tamponata negli ultimi anni per ovviare agli atti di vandalismo cui era soggetta. Secondo alcuni abitanti del luogo il tabernacolo sarebbe stato realizzato tra il 1960 e il 1970 per volontà dei proprietari dell'immobile su cui si trova, parte del quale è da tempo sede del circolo del Partito della Rifondazione Comunista - FDS “Sette Martiri”. Sezione del Partito Comunista fondata il 1 maggio 1973, poi nel 1991 fondazione del Pds che vide la divisione della sezione “Sette Martiri” in due distinti circoli del Pds e del Prc. Il circolo Prc “Sette Martiri”, fortemente inserito nel tessuto sociale di questa zona del sestiere di Castello, si è occupato negli anni del restauro e della manutenzione dell'opera. Il tabernacolo in esame è dunque uno dei numerosi visibili tutt'oggi nei sestieri di Venezia anche se il soggetto del Cristo, soprattutto se paragonato per incidenza con quello mariano o di altri santi, appare in laguna poco rappresentato. L'uso del capitello pare sia nato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). La raccolta del denaro per il pagamento del combustibile per le lampade e il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione dei cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641288
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0