tabernacolo, opera isolata - ambito veneto (prima metà XX sec)
tabernacolo,
(?) 1920 - (?) 1949
tabernacolo lapideo a nicchia incassato nel muro con mensola sporgente alla base, un cancello metallico decorato da due croci latine protegge nicchia custodente riproduzione fotografica posizionata su supporto ligneo di Madonna con Bambino. Al di sopra della nicchia, sul timpano, è posta un iscrizione
- OGGETTO tabernacolo
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MATERIA E TECNICA
FERRO
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MISURE
Altezza: 160 cm
Larghezza: 100 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
- LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE secondo la bibliografia (Cuman/ Fabbian, 1988, p. 63) il “capitélo” custodiva una tela del Settecento della Vergine Addolorata in piedi con una spada che le trapassava il cuore, elemento che appare oggi sostituito da una semplice riproduzione di Madonna con Bambino. Quale segno di devozione popolare, sulla cancellata sono poste alcune rose. L’edicola votiva, opera moderna, è uno dei numerosi capitelli votivi visibile sulle facciate delle abitazioni veneziane del sestiere di Castello. Riguardo i tabernacoli, denominati nel veneto “capitelli”, così scrive lo storico d’arte Rizzi: “ [...] la voce ‘capitello’, documentata a partire dalla metà del XV sec. [...] deriverebbe dalle immagini religiose scolpite sopra una colonna, o da una statua da quella sostenuta, assumendo poi il vocabolo un’accezione più ampia fino ad indicare in generale un ‘punto sacro’ al di fuori dell’orbita propriamente ecclesiale”. E' probabile che il tabernacolo veneziano sia stato creato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). I soldi per il pagamento del combustibile per le lampade e per il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione ai cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641284
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- ISCRIZIONI sotto il timpano - AVE MARIA - maiuscolo - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0