tabernacolo, opera isolata - ambito veneto (XX)

tabernacolo, 1946 - 1946

tabernacolo a forma di nicchia, con due spioventi di marmo lavorato e mensola sottostante contornata da basso recinto in ferro, custodente in nicchia, protetta da elemento in plexiglas, statuina in gesso della Madonna con il Bambino, entrambi coronati e con le vesti in oro, alla base due teste alate di putti. Tre ex-voto sono appesi nella nicchia attorno alla statua. Iscrizioni sono presenti sulla mensola del tabernacolo e su piccola lapide sottostante. Sotto la lapide foro contentente cero, probabilmente inizialmente ospitava cassetta inserita nella muratura per la raccolta delle offerte

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA plexiglas
    Marmo
    METALLO
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE per implorare la pace in piena I Guerra Mondiale, Benedetto XV, eletto papa poche settimane dopo l'inizio del conflitto, fece aggiungere alle Litanie Lauretane l'invocazione a Maria quale “Regina pacis” ["regina della pace" in quanto Madre del Redentore, colui che nelle visioni profetiche viene chiamato "principe della pace" (cfr. Is 9, 5). Nel dolore materno di Maria accanto alla Croce di Gesù si raccolgono e sono vinte tutte le tragedie e le sofferenze del mondo: l'odio, la violenza, le guerre e il ‘potere delle tenebre’]. Questa invocazione appare dunque particolarmente significativa nelle opere di pietà bellica come nel caso del tabernacolo in esame dove un'iscrizione, collocata su una piccola lapide sottostante, così dice: “REGINA PACIS ORA PRO NOBIS / 28.4.1945 28.4.1946” con probabile riferimento all'avvenuta liberazione di Venezia dai tedeschi tra il 28 e il 29 aprile 1945. Per quanto riguarda più in generale l'uso del capitello veneziano pare che questo sia nato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). Le spese per il pagamento del combustibile per le lampade e per il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione ai cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641282
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ISCRIZIONI sulla mensola - AVE MARIA - capitale - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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