personaggi sacri

tabernacolo, (?) 1900 - (?) 1950

capitello a sacello in muratura con tetto a due falde e portone ligneo a due ante sagomate. All'interno, su altare addobbato con tovaglia merlettata e candelieri, statua del Sacro Cuore di Gesù; ai lati altre statue sacre

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA LEGNO
    Intonaco
  • MISURE Profondità: 53 cm
    Altezza: 350 cm
    Larghezza: 240 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE tale tipologia di “capitello” (tabernacolo) detta “a sacello”[p. 254 “In via di massima i capitelli veri e propri possono venir raggruppati in tre ordini: capitelli a casetta, quando sporgono completamente dalla parete e sono chiusi con ante fisse o mobili sul davanti; capitelli ad edicola, quando mancano le ante; capitelli a nicchia, quando sono incavati nel muro; capitelli a sacello, quando costituiscono un tempietto vero e proprio, praticabile o no all'interno, in muratura o ligneo. Di codesto ultimo tipo i più numerosi si trovano nel sestiere di Castello ubicati tutti ad oriente della via Garibaldi, uno solo in campo vicino alla Vigna e a S. Martino, e in campiello del Figareto (cp. Ruga di Castello)] è intrisa di significati religiosi (p. 255): “è così evidente la dipendenza dal concetto di Chiesa che in alcuni casi, oltre a stabilirvi sempre un altare fisso, sono collocati la pilella per l’acqua santa, la campanella, magari con campaniletto […]. Si può dire si tratta di una chiesa domestica: tale essa è non solo in quanto è inserita nel tessuto urbanistico di abitazioni popolari, come nel caso di Castello per corte Sarasina o corte Colonne o campiello del Figareto, […]. Essi (abitanti) mantengono a loro spese, ne curano l’addobbo e l’apertura, serve per ricordo dei defunti locali […]. (p. 256) “Se l’edicola determina in parte la realtà sacrale dello spazio, codesta è accentuata di più dal sacello: in questo modo non solo la Chiesa, ma pure l’abitato stesso diventa possesso di Dio: il mondo soprannaturale o trascendente che dir si voglia, si inserisce, si innesta, si unisce con quello naturale, […]; le case e gli uomini si sentono protetti dalla misteriosa forza superiore. […]”. Per quanto riguarda l'uso del capitello veneziano pare sia nato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). Le spese per il pagamento del combustibile per le lampade e per il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione ai cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641186
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • ISCRIZIONI alla base - A M (AVE MARIA) - capitale - a incisione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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