impresa delle Ali (o del Logoro)

stemma araldico, ca 1484 - ca 1519

Nell’angolo di nord-ovest della Camera del Sole è dipinta, entro una nicchia a valva di conchiglia, l’impresa gonzaghesca delle Ali; all’interno di uno scudo a fondo rosso si stagliano contraffacciate due ali di rapace color oro: l’artiglio di ognuna stringe l’anello centrale

  • OGGETTO stemma araldico
  • MISURE Altezza: 2.53 m
    Larghezza: 1.35 m
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Con la nota rifunzionalizzazione del Castello di San Giorgio voluta da Ludovico II Gonzaga - da complesso fortificato di natura difensiva a residenza marchionale centro di corte - l’edificio bartoliniano fu teatro di un vasto cantiere che vide gli interventi dell’architetto fiorentino Luca Fancelli e del maestro padovano Andrea Mantegna. Sebbene lasciato per lo più in disparte negli anni di Federico I (che ebbe comunque diversi studioli in castello), per via dell’impegno profuso nell’edificazione della vicina Domus Nova affacciata sul Lago Inferiore, il castello fu nuovamente interessato da ulteriori trasformazioni durante il periodo in cui fu al potere Francesco II (dal 1484 sino alla scomparsa nel 1519), consorte di Isabella d’Este. Il Gonzaga stabilì le proprie stanze al piano terra del maniero, proprio al di sotto del celebre appartamento coniugale della marchesa, ospitato, con Camerino e Grotta, al piano nobile. Benché edificato a scopo difensivo, alcuni elementi architettonici originari del complesso tardo trecentesco presentano una certa consonanza con le residenze signorili coeve (L’Occaso-Rodella 2006, p. 23), come le eleganti bifore dei torrioni angolari, in parte comprese nell’alloggio dello stesso Francesco II (numerose bifore furono ripristinate nel Novecento sull’esempio delle uniche originali conservatesi al pianterreno della torre di nord-ovest, ovvero nella Stanza della Museruola). Alla morte del marchese successe il figlio Federico II che andò ad occupare le stanze paterne del pianterreno installandovi diversi ambienti, fra i quali una stanza da letto e il cosiddetto Studio delle Antichità; ben poche tracce rimangono del passaggio di quello che sarà il primo duca di Mantova proprio durante il quinquennio in cui si avvalse dell’opera del pittore Lorenzo Leonbruno, prima dell’arrivo a corte del Pippi (Brown 1988 indica nelle ali est e nord l’ubicazione dall’appartamento di Federico, mentre Algeri 2003 e L’Occaso-Rodella 2006 individuano nel corpo di fabbrica sud del castello gli ambienti utilizzati dal Gonzaga in continuità con il revellino di San Niccolò). Anche se in seguito il piano terra del castello fu ampiamente rimaneggiato - si ricorda su tutti l’intervento asburgico con la destinazione a sede d’archivio - è la veste novecentesca dei restauri diretti da Clinio Cottafavi a restituirci l’immagine attuale della residenza marchionale dei due Gonzaga. Per la sistemazione della civica raccolta lapidaria, a partire dal 1923, si intervenne col recupero degli spazi al pianterreno, ricordati come “abbandonati, senza imposte e vetri, aperti alle intemperie e agli animali notturni, ridotti ormai a veri e propri immondezzai” (Cottafavi 1931, p. 522): si ispezionarono le pareti alla ricerca di tracce decorative conservatesi al di sotto dello scialbo asburgico, come pure si ricostruirono i muri divisori interni eliminati in gran parte nel Settecento - “recuperando l’antica divisione degli originali ambienti in piccoli gabinetti o camerini” - e ancora si ripristinarono le finestre e le porte di collegamento tra le stanze. Così nei quattro locali dell’ala orientale fu ricavato l’appartamento per il custode, mentre i lati nord ed ovest vennero destinati a sede delle collezioni municipali. Attualmente l’appartamento marchionale del pianterreno, ancora individuabile negli ambienti attorno alle torri di nord-ovest (Stanza della Museruola), di nord-est (Stanza del Sole) e di sud-est (Stanza dei Tronchetti), è utilizzato per le esposizioni temporanee del Museo di Palazzo Ducale. Le stanze dei marchesi erano organizzate attorno al perno centrale del cortile compreso fra le due ali fancelliane (completate nel 1472) e l’unico lato del loggiato originario conservatosi a settentrione. Nella realizzazione degli apparati decorativi le maestranze che lavorarono al servizio di Francesco II privilegiarono una stretta prossimità con il repertorio ornamentale di cifra mantegnesca, spesso traendo ispirazione dai moduli decorativi della Camera Picta (L’Occaso-Rodella 2006, p. 30). Nell’ala nord furono inoltre recuperati diversi lacerti pittorici riconducibili alle fasi iniziali di costruzione del castello: motivi araldici a bande alternate bianche, rosse e verdi - le tinte gonzaghesche - peraltro rintracciabili anche nel piano nobile dell’edificio presso la doppia rampa che dalla Sala delle Cappe conduce salendo nello Studiolo della marchesa Isabella e discendendo presso la Grotta sottostante (si vedano le schede OA riferite ai due ambienti: NCT 0303267404-0 e 0303267405-0). La collocazione delle quattro mostre di portali presso l’ala settentrionale avvenne probabilmente negli anni Venti del Novecento in occasione della risistemazione dei muri interni di divisione degli ambienti: diverse tramezze furono infatti ripristinate come dovevano presentarsi prima degli abbattimenti operati dagli Asburgo. [SI PROSEGUE IN OSS - Osservazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267445-1.4.2
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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