decorazioni ornamentali a girali

soffitto a cassettoni,

La Sala delle Imprese presenta un soffitto piano a lacunari lignei, in parte reintegrato durante il restauro. In corrispondenza dell'angolo di nord-est si sono conservati alcuni cassettoncini con l'originale decorazione pittorica a matrici stampigliate (riquadri a fondo rosso si alternano ad altri grigi, mantenendo il medesimo modulo a girali)

  • OGGETTO soffitto a cassettoni
  • MATERIA E TECNICA legno/ pittura
    legno, intaglio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La residenza vedovile di Isabella d’Este, ben più ambiziosa della precedente in Castello, venne installata all'interno di Corte Vecchia in una serie di ambienti di origine medievale, prevedendo diversi interventi strutturali coordinati dall’architetto Giovan Battista Covo. Gli apparati decorativi vennero piuttosto affidati in buona parte all’artista mantovano Lorenzo Leonbruno, il cui capolavoro è certamente la Sala della Scalcheria. La dimora vedovile - abitata già da Isabella nell'ottobre del 1520 - era dunque composta dall’appartamento residenziale di rappresentanza posto nell’ala ovest di Santa Croce (dall’adiacente cappella palatina), cui spiccavano la Galleria e la Sala Imperiale, e dall’appartamento che ospitava la sua preziosa collezione di antichità e di pitture, ovvero l’ala meridionale di Grotta, con la Scalcheria, il ‘nuovo’ Studiolo e la ‘nuova’ Grotta, oltre alle delizie del Giardino Segreto. L’ala di Santa Croce, comprendente tutto il fronte ovest del Cortile d’Onore, era congiunta con la chiesa omonima - all’epoca ancora operante come annesso oratorio - dallo snodo costituito dal Viridario-impluvium. L’appartamento grande includeva diversi ambienti eterogenei per dimensioni: da ampie sale di rappresentanza a piccoli stanzini prevalentemente destinati ad uso privato, comprendendo anche una Galleria (o Sala delle Imprese isabelliane), in origine una loggia porticata aperta sul cortile di Santa Croce. L’apparato ornamentale conservatosi è principalmente da ascriversi al terzo decennio del Cinquecento, realizzato su commissione dell’estense. Presso la Sala delle Imprese sono stati rintracciati interessanti lacerti pittorici compromessi da una copertura a scialbo; nonostante la frammentarietà ne pregiudichi la lettura iconografica (una zoccolatura formata da cornici policrome?), essi paiono potersi ricondurre in maniera ipotetica alla prima metà del Quattrocento (l'epoca di edificazione degli ambienti di Corte Vecchia deve piuttosto rifersi alla seconda metà del XIV secolo, come accennato). Il fregio a grottesche di epoca isabelliana si è conservato quasi solo in corrispondenza delle pareti sud ed ovest; i pannelli in condizioni migliori esibiscono imprese ancora riconoscibili relative alla famiglia Gonzaga, una scelta di continuità con la casata condotta dalla marchesa già vedova. Tra le divise superstiti soltanto una è riferibile ad Isabella: quella della Ruota priva di motto (Bazzotti 1989 indica che in questo ambiente apparve per la prima volta). Anche la mostra di porta e i cassettoni del coperto decorati a stampiglia (metodo ampiamente usato dai decoratori che lavorarono per l'estense) sono circoscrivibili al periodo isabelliano di rifunzionalizzazione della sala. Il soffitto venne restaurato nel biennio 1988-1989 dal trentino Diego Voltolini (relazione nr. 141/MN. Archivio SABAP Cr, Lo, Mn – Fondo Relazioni di restauro)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267430-1
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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