pavimentazione, frammento - ambito italiano (sec. XVI)

pavimentazione,

Lo Studiolo di Castello è collocato in un ammezzato del piano nobile della rocca di San Giorgio. Ai piedi della parete ovest è stato rinvenuto un piccolo frammento della precedente lastricatura, rintracciata nel corso del restauro novecentesco. La parte recuperata è composta da sei moduli geometrici schematizzati sulla forma del quadrato e realizzati a tarsia con marmi policromi

  • OGGETTO pavimentazione
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco/ opus sectile
    marmo nero/ opus sectile
    marmo rosa/ opus sectile
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Isabella d’Este (1474-1539), consorte del quarto marchese di Mantova Francesco II (1466-1519), in seguito alle nozze celebrate nel febbraio del 1490, principiò la predisposizione di alcuni ambienti privati collocati attorno alla torre di sud-est del Castello di San Giorgio (Sala delle Armi), ancora identificabili nel piano nobile. Oltre all’organizzazione del noto Studiolo con la sottostante Grotta, disposti in allineamento verticale nella controtorre est, l’estense volle allestire anche altri camerini i cui attuali accessi sono presso la Sala delle Armi (dalla quale si raggiunge il mezzanino inferiore della controtorre sud, allo stesso livello della Grotta, dove sono collocati il Camerino dei Nodi e quello delle Catenelle) e la Cappella di Castello (una scaletta sale all’ammezzato più alto del piano nobile dove si trova il Camerino delle Fiamme). La funzione dei piccoli spazi privati è difficilmente ipotizzabile per via della complicata interpretazione terminologica delle fonti: i termini camerino, studiolo e grotta designavano spesso indistintamente i diversi locali; è inoltre documentato che tali stanzini furono sottoposti, con una certa frequenza, a cambiamenti nella destinazione d’uso (Brown 2005). Si ricordano altri due ambienti ugualmente ubicati al primo livello del Castello e certamente ascrivibili all’epoca della marchesa e del consorte: la torre di nord-ovest ospitava quella che è stata probabilmente identificata come camera nuziale di Francesco e Isabella, ovvero la Sala delle Sigle, mentre nella torre di sud-ovest si trovava un grande ambiente voltato a crociera (A1, 30), riccamente decorato, purtroppo modificato per larga parte dalla realizzazione successiva del sottostante Scalone di Enea (o di Castello). Alla morte del coniuge, avvenuta nel 1519, l’estense si trasferì presso la parte trecentesca di Palazzo Ducale, nell’ala sud-occidentale del pianterreno di Corte Vecchia, negli ambienti che già avevano ospitato le consorti dei Gonzaga, quali Paola Malatesta prima e Barbara di Brandeburgo poi. I due ambienti isabelliani dello Studiolo e della Grotta - cosiddetta delle Pause per la presenza della celebre impresa - furono predisposti verosimilmente negli stessi camerini già utilizzati da Ludovico II Gonzaga, in seguito al suo trasferimento nel 1459 presso il Castello di San Giorgio (Brown 2005). Se nella Grotta, coincidente con la precedente ‘Cameretta secretta’, resta testimonianza del passaggio ludovichiano nella volta di azzurrite al di sotto del soffitto ligneo commissionato da Isabella, delle tarsie che ornavano il ‘Camerino intarssiato’, corrispondente allo Studiolo, non rimane alcuna traccia. Probabilmente già all’indomani delle nozze, la marchesa principiò l’allestimento dello Studiolo, utilizzando gli arredamenti precedenti, in un locale che almeno inizialmente dovette avere funzione di biblioteca, solo in seguito spostata per l’accrescimento della collezione libraria. Già due notizie del novembre del 1491 sono forse da ricondursi a questo camerino (come prima segnalato, le fonti restano spesso imprecise e approssimate sulla determinazione dell’ambiente cui alludono): entrambe si riferiscono a decorazioni pittoriche commissionate al pittore Gianluca Liombeni (Gerola 1929). A breve distanza di tempo, nel marzo seguente, il segretario e castellano Silvestro Calandra scrisse una lettera alla marchesa per avvertire che il camerino era quasi concluso, anche se soltanto nel giugno di due anni più tardi (1494) giunsero da Pesaro le mattonelle maiolicate per rifare il pavimento ligneo, posato nel seguente luglio; ancora nel 1496 si discuteva in merito ad alcuni marmi da impiegare nel gabinetto (sino al secondo decennio del Cinquecento nelle carte dell’Archivio Gonzaga sono documentati interventi ordinati dalla marchesa per i suoi camerini, Gerola 1929). [SI PROSEGUE IN OSS - Osservazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267404-3
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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