Cristo davanti a Caifa e il rinnegamento di Pietro. Caifa, sacerdoti, Cristo, centurioni, Pietro, serva, soldato

statua, ca 1600 - ca 1620

Il gruppo fittile di Cristo davanti a Caifa e il rinnegamento di Pietro si compone di nove statue di personaggi a grandezza naturale e di alcuni oggetti. Le statue sono policromate, ad eccezione del retro, in terracotta grezza e forato per ospitare un perno ligneo con funzione statica

  • OGGETTO statua
  • ATTRIBUZIONI Tibaldi Pellegrino (attribuito): disegnatore
    Scorzini Luigi (attribuito): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE chiesa di S. Sepolcro
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il gruppo in terracotta di Cristo davanti a Caifa e il rinnegamento di Pietro comprende nove statue che occupano l’esedra laterale destra della chiesa superiore di S. Sepolcro, in precedenza cappella di S. Corona. Cristo davanti a Caifa e il rinnegamento di Pietro insieme alla Lavanda dei piedi costituiscono gli unici Misteri rimasti nella chiesa dei ventiquattro progettati, ma mai realizzati completamente, da Carlo Borromeo. Il cardinale ne parla nella lettera del 7 ottobre 1577 indirizzata a Cesare Speciano (Biblioteca Ambrosiana, F 188 inf. 2, V, Marcora). Egli voleva probabilmente fare della chiesa di S. Sepolcro, investita nel 1576 del titolo di altare privilegiato (Bernareggi, 1931), un luogo di culto della Passione, Morte e Sepoltura di Cristo. Le cappelle dei Misteri dovevano presumibilmente occupare tutti i livelli della chiesa, forse in sostituzione di gruppi scultorei più antichi (Schiavi, 2005). Non si sa quale sia o siano gli autori delle sculture prese in esame. Esse vengono sempre citate come opera di un artista anonimo del Cinquecento inoltrato. È possibile che questo gruppo fittile, così come quello della Lavanda dei piedi, sia stato disegnato da Pellegrino Tibaldi, l’architetto prediletto da Carlo Borromeo nella Milano controriformata (Zilocchi 1985). L’ipotesi sembra essere confermata da una lettera inviata il 13 giugno 1581 da Domenico Ferni a san Carlo (Biblioteca Ambrosiana di Milano, F 99 inf., foll. 242 e 243): “Ho mostrato le avvertenze dei Misteri da farsi in San Sepolcro a ms. Pellegrino rimettendole tutte nella sua prudenzia ed arte. Sa demonstrato averne grato e colla partitione di misteri et il disegno fatto haveno insieme col sig. Prevosto stabilito il tutto riescono bene… Pare al ms. Pellegrino e al sig. Prevosto che duoi se ne facessero nelli duoi lochi alti laterali dell’altar maggiore… Il Pellegrino stima tutta l’opera quattro millia scudi”. Cristo davanti a Caifa e il rinnegamento di Pietro è successivo alla Lavanda dei piedi (avviato nel 1580-1583); la sua esecuzione si colloca comunque non oltre gli inizi del XVII secolo. Schiavi sostiene che si possa avanzare una datazione approssimativa ai primi due decenni del XVII secolo, non anteriore, in quanto i documenti di fine Cinquecento parlano ancora della precedente cappella di S. Corona (Schiavi, 2005). La commissione spetta alla Congregazione degli Oblati. Il gruppo si compone di tre scene separate, ma tra loro comunicanti: Cristo legato tra due centurioni (al centro), Pietro seduto davanti a un braciere tra una guardia e una serva (a destra) e Caifa in trono fiancheggiato da due sacerdoti (a sinistra). L’abside in cui i personaggi sono collocati è stato arricchito nell’ Ottocento da affreschi dal gusto antichizzante (realizzati da Alessandro Sanquirico nel 1829-1830) e da una finta boiserie e decorazioni che imitano il legno intarisiato (interventi del 1883-1884). Al di sopra della porta dietro a Cristo si legge la scritta “Quasi Agnus Mansuetus”. Interventi del XIX secolo hanno apportato notevoli modifiche del gruppo (Memorie di Sacrestia della chiesa di San Sepolcro dell’anno 1830 all’anno 18-): lo scultore Luigi Scorzini nel 1829-30 ha regolarizzato le forme della statua di Cristo, realizzato il trono di Caifa e ricoperto i gradini al di sotto dello scranno con un finto tappeto dipinto, sostituendo l’ultimo dei tre con un cuscino. A uno scultore non troppo tardo sono da attribuire i particolari decorativi sulle armature dei soldati, come i riccioli terminali delle frange di spalline e gonnelle: questi sono infatti aggiunti subito al di sopra del più antico strato pittorico. Il collaboratore di Scorzini, il pittore Squirnico, ha ridipinto tutte le statue e lo zoccolo su cui poggiano i personaggi. Prima del restauro effettuato da Pinin Brambilla Barcilon le statue risultavano ricoperte da una tinta grigio-marrone, esito di decenni di esposizione ai depositi atmosferici, al nero fumo delle candele e a interventi di restauro mal condotti. Alcune statue presentano ridipinture con sovrapposizione di innumerevoli strati di colore: l’aspetto attuale delle cromie corrisponde generalmente a quello dell’ultimo Ottocento. Il corpo direttivo dei lavori di restauro ha deciso infatti di mantenere la ridipintura più recente, in quanto la policromia originale è ridotta a piccoli lacerti. L’équipe scientifica ha tuttavia potuto restituire, anche attraverso lo studio in laboratorio di micro prelievi effettuati sulle statue, l’originale policromia di ogni personaggio, a volte molto diversa da quella attuale. Ne sono derivate tavole grafiche in cui si visualizzano schematicamente, oltre ai pigmenti originari, i colori appena al di sotto della pellicola pittorica più tarda, ovvero quelli dell’intervento di ridipintura del 1829-1830 (realizzato da Sanquirico). Durante l’ultimo restauro si sono inoltre riattaccati e ricostruiti i frammenti di terracotta caduti, in particolare le dita dei personaggi e i pennacchi degli elmi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300323771-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Milano
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Milano
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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