Canonizzazione di San Pietro Martire

rilievo, 1335 - 1339
Balducci Giovanni (e Aiuti)
notizie 1318-1349

La scena, ad altorilievo, popolata da ventidue figure e raffigura il pontefice Innocenzo IV mentre consegna al Generale dell'ordine domenicano la bolla della canonizzazione di Pietro da Verona. In alto al centro il Pontefice con tiara e nella mano destra il rotolo aperto della bolla, con lumeggiature dorate. Sullo stesso piano tre vescovi con mitra, per lato. Nella parte inferiore alla sua sinistra tre domenicani, e a destra due. Ancora più in basso, inginocchiato ai suoi piedi il Generale dell'ordine domenicano mentre riceve con le braccia alzate la bolla, a lato di questi cinque monaci. In primo piano tre domenicani e due servi che trattengono ciascuno due cavalli con briglie e sella dorata, ai piedi dell'animale due cani

  • OGGETTO rilievo
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco di Carrara/ scultura
  • MISURE Altezza: 110
    Larghezza: 85
  • ATTRIBUZIONI Balducci Giovanni (e Aiuti)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Collaboratore Di Giovanni Di Balduccio
  • LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'incontro tra la ruvida franchezza cronachistica lombarda e le sigle auliche del gotico toscao (Russoli, 1963) si fanno qui sentire in minor misura che nella formella raffigurante i Funerali del Santo. Le parti più anedottiche (gli scudieri con i cavalli e i cani) sembrano essere affidate da Giovanni a un aiuto lombardo di popolaresco rigore espressivo, mentre egli stesso e i più abili collaboratori pisani hanno curato la definizione tipo logica dei più nobili personaggi della corte papale. Secondo il Baroni (1955) è da escludere l'autografia di questa formella.Il corpo di S. Pietro, tolto dal primitivo sarcofago di marmo, apprestatogli subito dopo la morte (1253) dall'arcivescovo Leone da Perego, fu chiuso nella nuova arca dall'arcivescovo Giovanni Visconti nel 1340. Fin dal 1340 l'arca di S. Pietro era collooata tra la quarta e la quinta campata della navata sinistra. L'Allegranza (1784) annota inoltre che "serrò poi all'intorno questo mausoleo il Duca Filippo Maria nel 1424 con un ampio recinto marmoreo di 84 colonnette bianche e rosse e dentro vi fece orifece anche il pavimento di marmi bianchi e neri". G. Visconti aveva separato la testa del Santo dal busto, portandola dapprima in Castello e poi restituendola "in un prezioso tabernacolo" di cristalli che fu custodito in sacrestia fino al 1650, quando il capo fu portato nella cappella Portinari. Solo nel 1736 si provvide a una sistemazione dell'arca, a cui aveva già pensato Cristoforo Lombardi fin dal 1537 (Latuada 1131) quando fu trasportata nella cappella (ma andò distrutto il recinto marmoreo eretto nel 1424). Nel 1815, al termine dei lavori di restauro della cappella fu ancora spostata e dopo la rimozione dell'altare barocco che le stava davanti. Infine smontata durante l'ultima guerra fu ricomposta e ricollcata in situ. Il mausoleo fu commissionato nel 1335; dai Padri Domenicani e fu "disegnato, lavorato e finito da Giovanni di Balduccio 1339 col prezzo di circa duemila ducati d'oro dei quali CCC furono mandati da Ugo IV e Alisia Re e Regina di Cipro; e da un nobile ciprioto; altri C da Matteo Orsini Cardinale Domenicano; L da Giovanni Visconte Vescovo di Novara, che in appresso fu poi arcivescovo di Milano; altri L da Azone Visconte Signor di Milano con sessanta carra di calcina per li fondamenti e per la base sopra cui l'arca doveva innalzarsi, con XX di più per le indorature, e finalmente XXX da un certo Erasmo Boggia Notaio dell'officio di Provvisione di questa città oltre ad altri Milanesi e Forestieri" (Allegranza 1841). Onorando con uno sfarzoso monumeto il martire, il cui culto andava sempre più diffondendosi, i Padri Domenicani intendevano compiere un atto di politica religiosa ed affermazione di potenza dell'ordine che concordava con i programmi dei Visconti, i quali con grandiose iniziative d'opere civiche e di mecenatismo culturale, volevano dimostrare il prestigio della loro Signoria. La realizzazione venne allora affidata nel 1335 a G. B., nativo di Pisa, operante a Milano sembra già dal 1334, scultore di fiducia di Castruccio Castracani, amico di Azzone Visconti, e già conosciuto dai Domenicani per il monumento funebre del 1324-25 per il figlio di Castruccio Castracani, Guarnerio degli Antelminelli e per il pulpito della Chiesa di S. M. del Prato a S. Casciano (1330). Aiutato ma nello stesso tempo condizionato dal contratto che esigeva la fedeltà al modello nicoliano di S. Domenico di Bologna e che imponeva la struttura iconografica secondo i temi agiografici dello Pseudo Dionigi, G. B. realizzò con la collaborazione di aiuti, una ripresa dell'arca bolognese con la sola modifica forse del coronamento del tabernacolo ma con un'adesione al modello nicoliano solo esteriore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300206229-9
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ISCRIZIONI Sulla bolla - SC.ORU/ MARTI/ RU.CA/ THALA/ GO DU/ XIMUS. ASC/ BENDU - caratteri gotici - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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