Sant'Aselmo designato vescovo di Lucca da Gregorio VII alla presenza di Matilde di Canossa
dipinto,
Dalla Rosa Saverio (1745/ 1821)
1745/ 1821
dipinto
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Dalla Rosa Saverio (1745/ 1821)
- LOCALIZZAZIONE di San Benedetto abate
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è realizzato nel 1781 dal pittore veronese Saverio Dalla Rosa che nel suo libro dei conti annota di essersi autoritratto nel diacono che regge la croce pontificia (Marinelli, 2008, p. 43). In origine l’opera è posta sull’altare della cappella centrale del deambulatorio della basilica, in asse ideale con la lunetta del portale centrale dove è l’immagine di Matilde di Canossa dipinta da Bazzani (Piva, 2007, p. 84). Nel dipinto in esame sullo sfondo a grisalle del deambulatorio polironiano è raffigurata “un’adunanza ideale dei personaggi più significativi della lotta tra Papato e Impero, tra potere religioso e potere laico” (Marinelli, 2008, p. 44): Gregorio VII che reinveste della diocesi di Lucca Sant’Anselmo alla presenza di Matilde di Canossa (Marinelli, 2005, p. 93; Piva, 2007, p. 84; Marinelli, 2008, p. 44; Bertelli, 2008, p. 118; Caleffi, 2010, p. 61). La committenza e l’iconografia sono legate alla figura dell’abate Andrea Bina da Milano, responsabile degli interventi nel deambulatorio, con la commissione dei cinque altari del 1779, e razionalista illuminato che coinvolge Saverio Dalla Rosa. Il pittore veronese, che è anche architetto, incisore e futuro Direttore dell’Accademia di pittura, nell’esempio polironiano rende omaggio all’architettura di Giulio Romano e coniuga il pietismo devozionale con la monumentalità e la teatralità della composizione (Marinelli, 2008, p. 43), fortemente influenzata dalle opere di Veronese. Risaltano i protagonisti della scena: Sant’Anselmo dai tratti simili al suo corpo conservato nel Duomo mantovano, Gregorio VII con il piviale decorato dalle immagini di San Pietro e di San Paolo e l’elegante figura di Matilde, dalla posa sinuosa, che indossa preziosi gioielli e una veste broccata. Al pittore veronese è affidato anche il restauro della Madonna dell’Apocalisse, secondo una prassi di restauro di opere pubbliche consolidatasi tra Settecento e fine Ottocento nelle accademie locali (Marinelli, 2008, p. 45). La pala in esame rimane in loco solo fino al 1800 per poi sparire. Ricompare a Lione nel 2003 in una vendita di beni legati alla discendenza della famiglia D’Espagnac, proprietari del monastero polironiano (Marinelli 2005, p. 93, ripreso in Marinelli, 2008, p. 43), con diversa attribuzione e indicazione iconografica errata (per le quali si rimanda alla scheda del dipinto in Bertelli, 2007, p. 118, n. 23). Nel 2005 Marinelli identifica l’opera conservata nella collezione di Jean-Pierre Selz e nel 2008 il dipinto ritorna nella basilica del Polirone (Marinelli, 2008, p. 83 e Bertelli, 2008, p. 118) grazie all’”Operazione Recupero”, una sinergia di Enti e di privati che ha permesso l’acquisto del dipinto, il restauro e la donazione alla basilica (Caleffi, 2010, p. 61). Durante il secolo XIX la tela è sottoposta ad alcuni interventi: la centina è eliminata, una testa di angelo in alto a destra è occultato e la cornice è sostituita con una in stile Luigi Filippo (Bertelli, 2008, p. 118). Nel 2008 il restauro della ditta Sacchetti ha evidenziato le modifiche ottocentesche e la sottile imprimitura a gesso chiaro e ha permesso di recuperare la fresca tonalità delle tinte e parte della scritta intorno al mazzo di rose, che documenta l'autografia di Dalla Rosa (Bertelli, 2008, p. 118)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185499
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- ISCRIZIONI nel cartiglio in alto - MIHI EST OBBEDIENTIA - Dalla Rosa Saverio - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0