stallo del coro,
Piantavigna Gian Maria (1520 Ante- 1575 Post)
1520 ante- 1575 post
coro formato da quaranta stalli disposti su due file. La fila anteriore presenta stalli con divisori a forma di arpie e testine alate zoo-antropomorfe, postergali decorati da cornici che contengono racemi e rosoni. La fila posteriore degli stalli è scandita da colonnine corinzie che poggiano su sfingi e reggono una trabeazione con fregio decorato da testine alate alternate a motivi vegetali con scudo rilevato al centro. Nell'ordine posteriore postergali con cornici rettangolari che racchiudono un motivo centrale vegetale e sono sormontate da un motivo a conchiglia. Struttura conclusa da vasi baccellati alternati a cartelle sormontate da teste alate e da conchiglie
- OGGETTO stallo del coro
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ATTRIBUZIONI
Piantavigna Gian Maria (1520 Ante- 1575 Post)
- LOCALIZZAZIONE di San Benedetto abate
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1555 Gian Maria Piantavigna, definito architetto e intagliatore bresciano, riceve il pagamento per vari lavori effettuati per la basilica del Polirone: il coro, l'ancona e il tabernacolo dell'altare maggiore (la vicenda biografica e artistica di Piantavigna è ricostruita nella voce del Dizionario Biografico degli Italiani a cura di S. L'Occaso, 2015, vol. 83 con riesame della bibliografia precedente). E' il primo incarico documentato dell'attività di Piantavigna, insieme ai suoi collaboratori tra cui il fratello Girolamo, per l'ordine benedettino che lo favorisce a lungo (L'Occaso, 2015, vol. 83 consultabile anche in http://www.treccani.it/enciclopedia/gian-maria-piantavigna_(Dizionario-Biografico)/). Infatti tra il 1561 e il 1563 Piantavigna riceve i pagamenti per gli arredi della sacrestia della basilica, commissionati dall'abate Andrea Pampuro di Asola (Piva, 1981, pp. 43- 44; ripreso in Piva, 2007, p. 68 in Golinelli, 2008, p. 142 e in L'Occaso, 2015, vol. 83). In origine il coro era sempre nel presbiterio, ma antistante l'altare maggiore, sotto la cupola, dove rimase forse fino al secolo XVII quando fu spostato più ad est dell'altare con la costruzione di due muretti a far da supporto agli stalli (Piva, 2007, pp. 62- 63). Per Gombrich (1984, p. 51) il progetto del coro è da riferire a Giulio Romano. Tale ipotesi è ripresa da Adorni (2012, p. 128) ma non convince L'Occaso (2015, vol. 83) che nota come il repertorio ornamentale con festoni, rosoni, grilli e arpie sia di sobria eleganza e sia privo dell'ironia giuliesca. Nel coro si apre una porta che dà accesso al deambulatorio. Al centro dello spazio delimitato del coro è posto il badalone, per cui si propone il riferimento orizzontale 0300185464. Nell'Ufficio Catalogo della SBSAE di Mantova è conservata la scheda storica del bene in esame, datata 12 gennaio 1925, firmata da mons. Augusto Bertazzoni e controfirmata, in data 25 febbraio 1925, dal R. Soprintendente all'Arte Medioevale e Moderna di Venezia. Per la lettura iconografica dei rilievi figurati del coro si rimanda a Piva (1981, p. 264)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185464
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0