Martirio di Santa Margherita

dipinto,

dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Carracci Ludovico (1555/ 1619)
  • LOCALIZZAZIONE Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il “Martirio di Santa Margherita” è considerato tra i capolavori di Ludovico Carracci per l’efficacia comunicativa del racconto, che unisce verità e finzione con sapienza teatrale, la qualità esecutiva “di rara franchezza” e il tono spericolato e coloratissimo “di sacra rappresentazione” (Brogi, 2001, p. 33). Il dipinto, realizzato nella tarda primavera del 1616, è consegnato a Mantova entro il 14 giugno dove riscuote un buon successo tanto che il medesimo Carracci dichiara che “piacque estremamente” (Tellini Perina, 1989, pp. 130, con bibliografia precedente, ripresa in Brogi, 2001, p. 230, n. 118). E’ commissionato al maestro bolognese da Margherita Gonzaga, vedova di Alfonso II d’Este di Ferrara, come pala centrale della cappella intitolata alla santa omonima, così come i due dipinti delle pareti laterali della cappella (per i laterali e la pala in esame si propone il riferimento orizzontale NCTN 0300185177) che, in seguito alla morte di Ludovico, verranno realizzati da un suo giovane allievo: Lucio Massari (Brogi, 2001, p. 230 con riesame della bibliografia precedente). E’ citato nella collocazione originaria nelle fonti e nella letteratura storico artistica (Tellini Perina, 1982, p. 91 con bibliografia precedente). La nobildonna vuole suggellare con una committenza davvero prestigiosa il rapporto privilegiato che ha istituito con i padri teatini della chiesa di San Maurizio (per tale legame si rimanda a Pastore, 1982, p.88 e p. 90) e la sua figura di colta committente di pitture tra Mantova e Ferrara assume un ruolo centrale nell’apertura dell’ambiente mantovano verso i moderni artisti emiliani. Per un approfondimento su Margherita Gonzaga committente si rimanda allo studio di L’Occaso ( 2005, p. 86) che sottolinea come anche in seguito la presenza emiliana nella cultura mantovana sia duratura e di grande importanza (ripreso dal medesimo studioso sia in L’Occaso, 2010, p. 117 sia in L’Occaso, 2011, p. 69). L’opera di Caracci, giunta a Mantova quando la generazione di manieristi si è estinta, Rubens è partito e l’ambiente è dominato da un architetto- pittore come Viani, si distingue per la “carica estrosa” capace di coinvolgere il popolo con riferimenti colti a Pordenone, per l’efferatezza del carnefice, e a Lorenzo Lotto nella varia umanità della folla (Arcangeli, 1956, p. 139, ripreso in Tellini Perina, p. 91 e in Brogi, 2001, p. 230). Tale invenzione piacerà ancora dopo un secolo a Giovanni Battista Tiepolo (Brogi, 2001, p. 231). Il dipinto è stato restaurato dalla Ditta Coffani negli anni 1987-1988 (informazione ricavata da un foglio senza numero allegato al Registro dei Restauri dell’Archivio SBAE di Mantova, citato nelle fonti) come testimonia la fotografia successiva al restauro (di proprietà dell’Archivio fotografico della Soprintendenza), che è allegata alla presente scheda. Nel giugno 2015 l’elevato valore del dipinto in esame ha suggerito la decisione di spostarlo in deposito a Palazzo Ducale per motivi di sicurezza
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185175
  • NUMERO D'INVENTARIO Mantova. Chiesa di San Maurizio. Inv. Dem. 96
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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