Pastorelli con gregge. Pastorelli con gregge

dipinto, 1875 - 1875
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Palizzi Filippo (1818/ 1899): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1858 Verdi si trovava a Napoli per rappresentare il "Ballo in maschera"; durante il prolungato soggiorno nella città partenopea dovuto a problemi con la censura borbonica conobbe il pittore Domenico Morelli, il quale volle realizzare un ritratto del Maestro: secondo quanto indicato dalle fonti (P. Levi, 1905, pp. 92-94, D. Morelli-E. Dalbono, 1915, p.95) questo venne incorniciato da una corona d'alloro, dipinta da Filippo Palizzi. Fu probabilmente in tale occasione, o negli anni subito successivi, che il compositore e l'artista di Vasto si conobbero. Palizzi eseguì poco tempo dopo il ritratto del cagnolino del musicista, l'amato Lulù (ora conservato a Sant'Agata a Villa Verdi), morto nel 1862 e sepolto nel giardino della villa, ricordato da una lapide con dedica dello stesso Verdi (un' immagine della bestiola è fornita anche in un disegno del caricaturista Melchiorre Delfico, riprodotta in Abbiati, 1959, v. II, pp. 704-705). Il Maestro incontrò nuovamente Palizzi a Parigi nel settembre 1867 (Abbiati, 1959 III, p. 153), dove il pittore aveva presentato, all'Esposizione Universale di quell'anno, il dipinto "Dopo il diluvio" commissionatogli dal Re Vittorio Emanuele II, vincitore della medaglia d'oro di quella manifestazione. Sembra che successivamente, quando al musicista venne presentato a Napoli nel 1873 lo scultore Vincenzo Gemito, lo stesso Palizzi assistette all'incontro (l'episodio è raffigurato in un altro disegno di Delfico, in Abbiati, 1959, v. III, pp. 629-631). Non è noto se durante questo periodo di frequentazione Verdi, che rimase cinque mesi nella città partenopea, commissionasse all'artista dei dipinti, ma considerando che le due opere di Palizzi conservate nella raccolta del Maestro vennero eseguite alla metà degli anni Settanta è lecito ipotizzare che esse entrarono molto probabilmente nella sua collezione subito dopo tali anni. In particolare i "Pastorelli con gregge", donati da Verdi alla Casa di Riposo, vennero collocati nella dimora da lui creata pochi mesi dopo la sua scomparsa. Da una lettera di Camillo Boito datata 15 aprile 1901, conservata nell'Archivio della Casa (cart. Museo Cimeli), si ricava che l'architetto era stato interpellato per suggerire come disporre la raccolta delle opere donate dal Maestro. Riguardo al quadro di Palizzi qui esaminato egli segnalava di sistemarlo nella "parete di testa" del salone al primo piano, ove già erano stati posti alcuni oggetti appartenuti al compositore (nella sala che diverrà parte del Museo Verdi) in posizione frontale a "Gli Ossessi" di Morelli. Da due descrizioni di poco posteriori, risalenti al 1903 (Cornelio, 1904, p. 52) ed al 1906 (Verga, 1906, p. 366-367), come pure da alcune fotografie (Iconografia Verdiana, vol. IV, Casa Riposo 1907, p. 30) si evince che la sistemazione proposta da Boito fu rispettata, ma solo parziaImente: il dipinto di Palizzi appare infatti collocato sulla parete laterale interna del salone, vicino all'ingresso della sala di soggiorno. Recentemente (1999) l'opera è stata posta nel ricostituito Museo Verdi a pianterreno, dove questo era stato situato nel 1904. Il tema affrontato dal pittore di Vasto è consueto nella sua produzione a partire dal 1839, quando con un soggetto analogo si presenta all'Esposizione borbonica di quell'anno. Questo tipo di composizione viene proposto in almeno altre due versioni, una conservata presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli (Limoncelli, 1928, tav. XLIX), l'altra del 1872, comparsa alla Galleria Pesaro di Milano (La Raccolta Emanuele Rosselli di Viareggio, s.d., n. 112), poi alla Scopinch, quindi a Venezia nella Collezione Giovannelli. a Milano nella Raccolta Ingegnoli e infine nella Raccolta Marzotto (1994). L'opera qui esaminata risulta però di grande qualità. La scena appare descritta con notevole immediatezza: si noti il gesto del pastorello sulla roccia che indica il paesaggio alla sua giovane compagna, come pure la posa della capretta che tenta di salire sulla schiena della madre in primo piano, e la testa della capra che sembra spuntare improvvisamente fra i cespugli in basso a destra. Un tocco rapido, a brevi tratti di colore non troppo diluito, viene utilizzato per la definizione della natura, mentre pennellate più sciolte ed allungate descrivono animali e figure, rendendo assai suggestivo il dipinto. La resa intensa della luminosità rivela l'esperienza degli studi sulla luce, approfonditi da Palizzi soprattutto a partire dal 1864 e fondamentali, insieme allo studio dal vero, in tutta la sua ampia produzione artistica, oggi conservata in varie raccolte private ma anche, in cospicuo numero, in raccolte pubbliche che egli stesso incrementò (donò trecento studi alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, un gruppo di opere alla Galleria dell'Accademia di Napoli e al Museo Civico di Vasto), quale acceso sostenitore, sia come docente del Reale Istituto di Belle Arti di Napoli, che come artista, del rinnovamento della pittura napoletana
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300183857
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1999
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI in basso a sinistra - Filip. Palizzi 75 - corsivo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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