Ecce Homo. Ecce Homo

dipinto, ca 1659 - ca 1660

dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Giordano Luca (1634/ 1705): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca di Brera
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo di Brera
  • INDIRIZZO Via Brera, 28, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è databile agli anni 1659 - 1660, e si ispira ad una stampa di Durer raffigurante Ecce Homo, siglata e datata 1512, parte di sedici fogli con episodi della Passione incisi su rame e dati alle stampe nel 1513, con libere risprese anche da una stampa dello stesso artista tedesco della serie la 'Grande Passione' (1508 - 1511). Le esercitazioni alla Durer risalgono nel Giordano agli inizi degli anni Cinquanta, quando aveva eseguito su tavola, il 'Cristo davanti a Pilato' (Philadelphia, Museum of Art) e l'Ecce Homo (Baltimora, Walters Art Gallery), che figuravano come opere di Goltzius, insieme ad una 'Guarigione dello storpio', firmata e datata 1653 sotto la cornice, di recente rintracciata nella Galleria Nazionale di Atene e corrispondente al falso Durer venduto al priore della Certosa di San Martino, per 600 ducati, e di cui parla il De Dominici (1742 - 1745, III, p. 439). Nel filone di queste imitazioni del Giordano da Durer, dovuti anche alla grande diffusione delle stampe dell'artista tedesco in Europa, vanno ricordati anche 'Deposizione dalla Croce' di Lipsia e le 'Marie al sepolcro' (Praga, Arcivescovado). Il dipinto di Brera, al di là delle precise riprese iconografiche, quali la figura ammantata e con il turbante in primo piano desunta da una stampa di Luca di Leyda e già utilizzata nella tavoletta di Baltimora, o la predilezione per tipi grotteschi, come lo spettatore dal volto grassoccioall'estrema destra, che ritroviamo nel 'Convito di Baldassarre' di Mattia Preti, denincia nuovi elementi di stile. La composizione, sviluppata in senso verticale, con un punto di vista ribassato, riveste l'episodio di una forte drammaticità, sostenuta anche dall'uso della luce che colpisce le figure in primo piano con guizzi che sfaldano il colore, mentre lascia in una soffusa penombra tutta la zone relativa alla presentazione di Cristo. Ricordi della pittura venenziana, soprattutto di Tintoretto e delle coeve esperienze di Mattia Preti, emergono da questa scena, dove il movimento concitato della folla gesticolante concorre a sottolineare il pathos dell'episodio. Una simile audace impostazione si ritrova, per quanto ribaltata, nel dipinto di medesimo soggetto - messo in relazione con la tela di Mattia Preti, oggi a Chantilly - , che faceva parte della serie ordinata dal conte Penaranda durante il suo viceregno nel 1664 ed oggi nella chiesa del convento delle Carmelitane Scalze a Penaranda de Bracamonte
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300180437
  • NUMERO D'INVENTARIO Reg. Cron. 5112
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1998
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Giordano Luca (1634/ 1705)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1659 - ca 1660

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'