La Disciplina che tiene a freno i costumi (?) già Allegoria della Fortuna. Allegoria della Disciplina

dipinto ca 1544 - ca 1545

dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 105
    Larghezza: 144
  • ATTRIBUZIONI Robusti Jacopo Detto Tintoretto (1518/ 1594): esecutore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Mendolla Andrea Detto Lo Schiavone
    Mendolla Andrea Detto Lo Schiavone (malaguzzi Valeri, 1908)
    Mendolla Andrea Detto Lo Schiavone (frohlich-bumin Tieme-beker, 1930)
    Mendolla Andrea Detto Lo Schiavone (berenson, 1932)
    Mendolla Andrea Detto Lo Schiavone (modigliani, 1935)
    Mendolla Andrea Detto Lo Schiavone (morassi, 1935)
    Mendolla Andrea Detto Lo Schiavone (berenson, 1957)
    Molin Domenico (ivanoff, 1964)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca di Brera
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo di Brera
  • INDIRIZZO Via Brera, 28, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fa parte del più antico nucleo di quadri un tempo appartenenti all'Accademia di Brera; l'attribuzione a Tintoretto, è stata a lungo discussa dalla critica, così come la collocazione dell'opera nella cronologia dell'artista veneziano; si accetta qui la proposta di Paola Rossi che vede nel dipinto un opera giovanile di Tintoretto, databile attorno a 1544/45 in base al confronto stilistico con "La contesa di Apollo e Marsia" del Museo di Hatford, come già il Pallucchini (1950), e particolarmente con "La Battaglia di Asola" della Collezione Stanley Moss di New York e la "Pentecoste" del Museo civico di Padova. L'opera è di qualità modesta e suggerisce suggestioni schiavonesche.Più recentemente M. Olivari (in Restituzioni 2006, p. 270) ha identificato la provenienza originaria del dipinto che doveva decorare la prima stanza del palazzo della Magistarura sopra i Conti a Venezia, cioè la sede doe risiedeva il Magistrato con i notai. Il titolo, già nell'inventario napoleonico (n. 59) descrive l'opera come "Allegoria - si dice rappresentare la disciplina che regola i costumi". Con questo stesso titolo l'opera è descritta dall'Edwards in uno dei documenti veneziani riguardanti le soppressioni (elenco del 27 aprile 1808, A.S.V. Buste Edwards, I Fasc. Pensieri annotazioni, cose diverse), che però la identifica come opera di Andrea Schiavone: "Andrea Schiavone. La Disciplina che regola i costumi. E' un'opera scorretta molto, e tirata giù di pratica. la forma di questo quadro è a mezzo tondo. Con un titolo un poco diverso, "La Disciplina che tiene a freno i vizi", ne troviamo un pendant, o ritroviamo lo stesso dipinto in un altro elenco di poco precedente: si tratta della lista dei "Quadri appartenenti ai Pubblici Palazzi di Rialto e dei quali si può eseguire in parte la ricollocazione nelle loro proprie nicchie" (A.S.V. buste Edwards). Nelle "stanze del fu Magistrato sopra Conti" la tela compare con l'attribuzione a "Giacomo Tintoretto" e l'indicazione "piccole figure: opera giovanile dell'autore".L'opera va dunque identificata con una delle lunette che a Venezia decoravano la prima stanza della sede della Magistratura sopra i Conti, ricordate da Marco Boschini (1664) e da Antonio Maria Zanetti (1771), come opere giovanili del Tintoretto, Cade dunque l'ipotesi già formulata da Ivanoff, secondo la quale la lunetta potrebbe provenire dalla Libreria Marciana di Venezia.Lo stesso Ivanoff proponeva di identificare il difficile soggetto come un'Allegoria della Fortuna. Anche la lettura dell'Allegoria è stata reinterpretata da M. Olivari, sulla base del titolo con cui il dipinto è registrato nell'inventario napoleonico: La figura femminile al centro con una mano si preme la mammella da cui fa sgorgare il latte, da cui discendono una corona e una tiara, che sono ricevute in dono dai due personaggi maschili a destra; con la sinistra la stessa figura femminile regge uno staffile, con il quale sembra punire altri tre uomini a sinistra della composizione che appaiono miseri e provati. Apparentemente da questa figura discende dunque la podestà di premiare alcuni e di punire altri o, più letteralmente di dare ad alcuni il potere e ad altri il rigore della povertà. Scorrendo i dettami dell'Iconologia del Ripa, si può notare come la parte destra della figura coincida con l'iconologia della Benignità del giudizio, rappresentata appunto da una donna che si preme la mammela. Sempre secondo il Ripa, lo staffile è il simbolo della Correzione. Dunque questa figura ambivalente potrebbe essere da una parte la Benignità, dall'altra la Correzione che esercita il suo potere severo. In questo modo verrebbero adombrati i compiti della magistratura che aveva sede nei locali dove questa lunetta e la sua compagna erano dislocati. La fonte all'origine della raffigurazione potrebbe essere letteraria, o nei dettati di qualche erudito che ha voluto così teorizzarli. Ma l'antico titolo (la Disciplina che regola i costumi) potrebbe adombrare anche una lettura di tipo morale: la figura centrale potrebbe essere infatti la Disciplina che con i doni (la corona e la tiara) e lo staffilepremia i virtuosi e colpisce i viziosi. Essa schiaccia una figura di vecchia, dall'evidente significato negativo, forse personificazione dell'Invidia, uno dei Vizi Capitali, sdraita su di un delfino, che solitamente simboleggia il Favore, esatto contrario dell'Invidia a dimostrazione di una bilancia morale che funge da regolatrice
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300180033
  • NUMERO D'INVENTARIO Reg. Cron. 5961
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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