Noli me tangere. apparizione di Cristo risorto a Santa Maria Maddalena

dipinto, ca 1780 - ca 1780

dipinto realizzato su tela cordonata ad imitare un arazzo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Campi Felice (1746/ 1817)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ B, 1, 61/ seconda stanza degli Arazzi
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, n. 40/ p.zza Paccagnini, n. 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1776 nove arazzi conservati nella basilica di Santa Barbara - preziose opere tessute su cartoni di Raffaello, nelle Fiandre, alla metà del Cinquecento (in ultimo G. Delmarcel, in Arazzi dei Gonzaga 2010a, pp. 66-77 n. 5) - vengono acquistati dalla corte ducale e trasferiti in palazzo Ducale. Restaurati da Antonia Carrè Lorenzini nel 1779-1781, sono collocati in alcuni ambienti di Corte Vecchia già facenti parte dell'appartamento Verde di Guglielmo Gonzaga: le camere delle Imperatrici, del Leone e dell'Aquila. Attorno ai preziosi manufatti gli artisti dell'Accademia mantovana si impegnano nella creazione di un adeguato ornato, costituito dai pannelli in esame ma anche da stucchi, soffitti lignei dipinti e altri pezzi di arredo fisso. Da una lettera del 27 agosto 1780 di Ludovico Andreasi ad Antonio Greppi, resa nota dalla BIANCHI (1997, p. 69), apprendiamo che Giuseppe Bottani rimane escluso dalla commissione di dipingere tre finti arazzi per via dell'ostilità mostrata dal soprintendente della Scalcheria Antonio Maria Romenati. I lavori sono di conseguenza affidati ad "Andrea Appiani milanese, e Felice Campi mantovano". L'accordo con l'artista milanese, che a Mantova "visitò il T. a cui doveva fare de' restauri" (MELLINI 1986, p. 105), non si concretizza e Campi rimane solo a eseguire l'intero ciclo di dipinti. Dalla fine del Settecento a oggi le sue tele non hanno subito spostamenti. L'attribuzione dei pannelli a Campi è già riportata negli antichi inventari del palazzo Ducale, sin da quello del 1787 ("in tela cordolata dipinti da Felice Campi"). Il pittore è coadiuvato da altri artisti, come Giovan Battista Marconi, cui spettano gli apparati ornamentali; l'esecuzione dell'intera decorazione si segue attraverso i documenti segnalati già alla fine dell'Ottocento da INTRA (1888, p. ?), dai quali apprendiamo che Campi è pagato già nel 1780 per la non indifferente mole di lavoro; è tuttavia possibile che l'impegno sia proseguito sino al 1782, poiché continua a ricevere denaro per le decorazioni dell'appartamento (ASMn, Sc, b. 74, Dupplicato delle ricevute). Egli lavora su tele a trama molto larga, praticamente senza alcuna preparazione e con un colore molto diluito, in modo da imitare l'effetto visivo della materia tessile. Una precisa descrizione dei singoli soggetti rappresentati è fornita già da ANTOLDI nel 1821 (pp. 21-22). Campi dipinge i suoi pannelli copiando le incisioni di Giovanni Volpato che riproducono le tappezzerie della sala del Concistoro in Vaticano (BIANCHI 1997, p. 75 nota 43), gli arazzi della serie raffaellesca detta della Scuola Nuova. I modelli sono adattati alle diverse proporzioni delle tele da dipingere, vincolate alle dimensioni degli ambienti e alla disposizione di porte e finestre. Le lesene inv. 000 e 000, della sala del Leone, si ispirano a un'altra invenzione raffaellesca: gli ornati dei pilastri delle Logge vaticane, probabilmente attraverso le incisioni di Volpato del 1775; nel caso specifico il modello adoperato è la bordura dell'arazzo con le ore del giorno e della notte (cfr. Raphael invenit 1985, p. 106 n. XIII.44). Il 664 è invece identico alla bordura sinistra dell'arazzo raffaellesco con San Pietro che risana lo storpio, conservato nella stessa sala, e coincide con quella della Pesca miracolosa vaticana (?). Gli stemmi sono quelli asburgici, al posto di quello gonzaghesco. Sulla decorazione dell'intero appartamento degli Arazzi si è recentemente soffermata la TELLINI PERINA (2003, pp. 324-326), la quale ne ha accuratamente analizzato le componenti culturali, anche grazie al seguente documento. Una lettera di Girolamo Coddè posteriore al 1780 (ASMn, DPA, b. 150; LUZIO 1914, pp. 99-106 n. XIX) illustra il programma iconografico e i soggetti degli ornati, che accompagnano gli arazzi e i finti arazzi copie dai tessuti vaticani, in cui si riconoscono come modelli le incisioni delle terme di Tito e delle logge del Vaticano. L'autore di buona parte dell'ornato che si diffonde in questi ambienti è Giovan Battista Marconi (TELLINI PERINA 2003, pp. 326-328); bisogna aggiungere, a conferma di quanto scritto sin qui, che proprio nel 1779 arriva a Mantova un set di fogli incisi e colorati a mano, venduti da Vincenzo Brenna, con un repertorio di decorazioni classiche da usare come prontuario proprio per l'appartamento degli Arazzi (cat. 521-529). Simile impianto decorativo sarà adottato pochi anni dopo (non prima del 1784) in palazzo Magnaguti e in particolare in una sala dedicata alle storie dell'amore di Venere con Marte: il veronese Giorgio Anselmi vi dipinge a tempera su grandi tele cordolate e il Somazzi realizza gli stucchi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152053-4
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 651
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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