Immacolata Concezione e i santi Anselmo, Luigi Gonzaga e Giovanni Bono/ San Longino/ Beata Osanna Andreasi

dipinto ca 1726 - ca 1726

Tre dipinti costituenti un trittico destinato ad una cappella. Presentano un listello ligneo semplice come cornice

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Orioli Giuseppe (notizie 1730/ 1750)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il "trittico" nasce per una cappella del Palazzo Ducale, realizzata intorno al 1726 nel cosiddetto Appartamento di Guastalla; una precedente cappella era ornata di una pala documentata nel 1714 e probabilmente dismessa (S. L'Occaso, in Osanna Andreasi 2005, p. 222). Nell'appartamento, ricavato al piano nobile del Palazzo del Capitano, l'attuale lungo corridoio che affaccia verso piazza Sordello era suddiviso in una successione di ambienti - nove camerini e la nostra cappella - eliminati da restauri dei primi anni del Novecento. L'anno 1726 coincide con quello della canonizzazione di san Luigi Gonzaga, eletto compatrono della città di Mantova; la beata Osanna lo era sin dal momento della sua morte. In quell'occasione, o a brevissima distanza, il pittore mantovano Giuseppe Orioli è incaricato di dipingere tre tele per la nuova cappella: il trittico propone, nella scelta dei santi raffiguati, un compendio della devozione mantovana, poiché la paletta centrale illustra l'Immacolata Concezione tra i santi Anselmo, Luigi Gonzaga e Giovanni Bono, mentre i due ovali laterali raffigurano rispettivamente San Longino e la Beata Osanna Andreasi. I tre dipinti rimangono nella loro collocazione anche dopo che, nel 1773, la cappella è rinnovata e arricchita da stucchi (vd. Introduzione, p. 000). Nell'inventario del Palazzo del 1787 sono ancora ricordati come opere dell'Orioli, mentre nei registri successivi questa informazione non è più trasmessa, tanto che la pala è genericamente inventariata nel 1948 come opera di scuola mantovana del XVIII secolo. Ozzola in seguito (1949, n. 236; 1953, n. 236) deve aver preso visione dei documenti più antichi, poiché cita propriamente la pala come opera dell'Orioli; da allora non vi sono state esitazioni circa la sua paternità. I due ovali laterali rimangono invece curiosamente negletti. Inventariati come dipinti di scuola mantovana del XVII secolo [?] nel 1948, sono pubblicati per la prima volta nel 2002, quando la Dugoni (in I dipinti 2002, pp. 116-119) riunisce il trittico restituendo anche i due laterali al mantovano Orioli; la studiosa precisa grazie agli inventari del Palazzo Ducale le giuste iconografie e suggerisce una cronologia non di molto posteriore al 1726, anno della canonizzazione di Luigi Gonzaga, che risulta perfettamente condivisibile per le ragioni già espresse. Da un punto di vista stilistico le tre tele mostrano forti tangenze con la cultura bolognese che è alla base del nostro artista, formatosi nei primi due decenni del Settecento nella bottega di Gian Gioseffo Dal Sole, dalla quale sembra essersi "emancipato" verso il 1711-1714, anni cui si datano le sue prime opere, ritrovate a Faenza dalla Tambini (1999). Questa studiosa nota quindi che, nella nostra pala, "il Santo vescovo inginocchiato", Anselmo di Lucca, riprende con discreta precisione una figura dipinta da Dal Sole nella pala della chiesa del Suffragio di Imola (Tambini 1999). I confronti più stringenti, da un punto di vista stilistico, sono con opere dell'Orioli databili agli anni Venti: la pala del 1722 nella chiesa del Carmine di Canneto sull'Oglio (S. L'Occaso, in Osanna Andreasi 2005, p. 227), il San Paolo primo eremita di Portiolo del 1724 (L'Occaso 2006, p. 229 nota 27), un Sant'Antonio di Padova su tela ovale nella basilica di Santa Barbara, sulla cimasa dell'altare di Santa Margherita - attribuito al Donnini da Bertelli (in Bertelli, Grassi 2006, pp. 40-41) ma a mio avviso da restituire all'Orioli - e la Pentecoste di Sant'Egidio, certamente anteriore al 1730. Anche il dato stilistico porta quindi a confermare la cronologia del trittico al 1726 circa. La Vergine della nostra tela torna, analoga, sia nella pala di Sant'Egidio, sia nell'Immacolata e santi di Boccadiganda (riferita a Orioli in: L'Occaso 2006, p. 230 nota 37), che dev'essere già degli anni Trenta. I due ovali offrono le due figure tagliate a tre quarti, su un fondo neutro scuro e con un senso del chiaroscuro più accentuato. La Beata Osanna Andreasi si rifà probabilmente a una tela di Elisabetta Sirani nella sagrestia della Madonna di Galliera a Bologna, raffigurante la Beata Filippina Ghisilieri
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152043-0
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 730
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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