Santa Caterina d'Alessandria

dipinto, ca 1660 - ca 1670

dipinto privo di cornice

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Incerta è la provenienza della grande pala d'altare; non sembra riconoscibile in alcuna voce dell'inventario del 1803 mentre è forse identificabile nel quadro "senza cornice alto brazza 5 e largo brazza 4, rappresentante Santa Catterina di cattivo pennello" attestato in un inventario del 1804 (App. 7, n. 47), per quanto le misure non corrispondano con precisione. Dal 1810 la pala è invece sicuramente in Palazzo, inventariata in maniera piuttosto generica, come "una Vergine Santa con un angioletto", e da allora è così regolarmente descritta. Il corrente numero d'inventario è stato attribuito al dipinto nel 1948, quando esso è citato come "Scuola Bolognese - sec. XVIII - Quadro dipinto ad olio su tela raffigurante: Santa Regina in estasi, anzi S. Caterina". La santa rappresentata è proprio Caterina d'Alessandria: fuga ogni dubbio la presenza, in primissimo piano, della ruota, strumento del suo martirio. La prima menzione dell'opera è di PORTIOLI (1879, pp. 23-24): egli suppone che la pala sia giunta in palazzo Ducale dalla chiesa dei barnabiti di San Carlo e che sia pertanto identificabile con una tela di identico soggetto che si trovava in quella chiesa e che viene dipinta a Milano probabilmente nel primo Settecento. Il dipinto naturalmente non è di scuola milanese e la collocazione geografica proposta dall'inventario del 1948 è da accogliere; va corretta semmai la cronologia, poiché la pala è chiaramente seicentesca. In seguito OZZOLA (1949, n. 237; 1953, n. 237) segnala l'opera come di scuola mantovana del XVII secolo. Si direbbe invece che la pala sia stata realizzata da un pittore di ambito guercinesco poco dopo la metà del XVII secolo, poiché sono abbastanza evidenti le tangenze con l'opera del centese (e in particolare con la Santa Lucia di Lucca, Santa Maria Foris Portam, del 1640 e di impostazione quasi analoga). Nonostante il cattivo stato di conservazione, va rilevata una qualità pittorica interessante. Una prima ipotesi mi aveva portato verso i Gennari: Benedetto (Cento 1633 - Bologna 1715) o il fratello minore Cesare (Cento 1637 - Bologna 1688), la cui pittura si caratterizzerebbe - secondo le osservazioni della CLERICI BAGOZZI (1985) e di BAGNI (1986) - per un tocco più energico. L'impostazione della pala, le colonne, la gloria d'angeli, trovano confronto con le Sante Teresa d'Avila e Apollonia di Cento (Santa Maria Maddalena, 1662 ca.) e il Sant'Antonio di Padova ravennate (San Francesco, 1670 ca.) di Benedetto, ma anche con le opere giovanili di Cesare, come la Santa Rosa da Lima in San Domenico a Bologna o la Santa Apollonia in Santa Maria dei Servi. Per Angelo Mazza (com. or.) il dipinto è senza dubbio opera di Giovan Battista Bolognini e con la sua opinione è d'accordo anche Daniele Benati (com. or.). Oltre a due stampe, tratte da opere di Guido Reni e dedicate a Carlo II Gonzaga Nevers, sono recentemente emerse altre tracce di rapporti di Giovan Battista Bolognini con la committenza mantovana: una Sibilla di Bolognini è ricordata nel 1678 tra i beni di Anna Isabella di Guastalla, moglie di Ferdinando Carlo (BROWN, LORENZONI 2004, p. 16 n. 40) e alcuni suoi dipinti (una Madonna col Bambino, un San Francesco orante e una Maddalena seduta) sono tra i beni della famiglia Donesmondi nel 1684 (L'OCCASO 2010g, pp. 140-141). Questi documenti attestano una non altrimenti nota attività dell'artista per Mantova; si sa invece che il figlio Giacomo ha realizzato per la città alcune tavole d'altare (ZANOTTI 1739, II, p. 28). Se il dipinto spetta a Bolognini, esso va evidentemente datato nella fase tarda della sua attività, quando il magistero reniano si affievolisce e il pittore assimila il gusto guercinesco; un confronto può tentarsi, anche nella posa, con la Santa Maria Maddalena della Pinacoteca Nazionale di Bologna (inv. 447; A. Mazza, in Pinacoteca Nazionale di Bologna 2008, pp. 392-393 n. 226). Credo che la nostra pala sia databile verso il 1660-1670
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152033
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 731
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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