San Michele Arcangelo schiaccia il demonio
dipinto,
1594 - 1595
Viani Antonio Maria (1555-1560/ Post 1630)
1555-1560/ post 1630
Dipinto con semplice cornice lignea verniciata
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Viani Antonio Maria (1555-1560/ Post 1630)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è descritto già nel Seicento dal Bresciani (1665 [ed. 1976], p. 44): “nella chiesa di Santa Agnese de’ Padri Heremitani di santo Agostino vi ha fatto la caduta di Lucifero molto divinamente rappresentata, dove si vede nel mezzo san Michele che lo abbatte, il quale comincia a pigliar forma di demonio e parte tiene dell’angelo, e così in fine d’altri angeli ribelli sono abbattuti con misterij della passione di Nostro Signore [e] in demonij si trasformano”; anche Arisi – a cavallo tra Sei e Settecento – lo elenca tra le opere del Viani (BSCr, ms. AA.2.16, p. 132). L’anonimo estensore della mantovana Nota delle pitture del 1748 (p. 166) afferma che anche “le pitture del pallio, e ripartimenti di esso” erano dello stesso autore, e il Cadioli nel 1763 (p. 39) gli attribuisce pure le storie “de’ lati d’essa cappella dipinte sul muro”. Nel 1781 il dipinto è depositato presso il Regio Ginnasio (già allora la predella e i laterali non ci sono più), ma è successivamente elencato, nel 1786, in Sant’Orsola, tra le pitture da portare (nuovamente, in questo caso) nel Ginnasio; nel 1810 è nel Palazzo Accademico e nel 1862 passa in proprietà al Comune di Mantova. In quell’edificio rimane fino al 1915, anno del deposito nel Palazzo Ducale (cfr. Tamassia 1996, p. 60). Già nel 1874 d’Arco scrive che la pala proviene dalla chiesa agostiniana. L’attribuzione dell’opera al Viani, attestata sin dalle fonti più antiche, è unanimamente accolta; l’opera è da porsi tra le prime realizzate al suo arrivo a Mantova: la Tellini Perina (scheda 1.35.1, in I Campi 1985, p. 266) infatti ha rintracciato il testamento del mercante Galeazzo Campi, figlio del pittore cremonese Giulio e committente dell’opera, il quale il 12 novembre 1594 ottiene in concessione l’altare in Sant’Agnese sul quale fa porre la pala, realizzata dall’artista cremonese, già allievo di Giulio e giunto nel 1592 da Monaco di Baviera a Mantova. Forse in nessuna opera mantovana più di questa il Viani palesa la propria esperienza monacense: il vortice compositivo che sembra principiare dal Dio Padre posto in alto, la pennellata crepitante e la tavolozza calda ma imperlata di fitte lumeggiature denunciano l’elaborazione di metodi e ricerche di Friederich Sustris, di Christofer Schwarz e di Peter Candid. In particolare, non mancano le affinità col San Michele dipinto nel 1587-1588 da Christoph Schwarz per San Michele a Monaco, chiesa nella quale opera anche l’artista cremonese. Alla stessa fase appartengono il Martirio di sant’Ippolito del santuario delle Grazie, reso al Viani da Puerari (1976, p. 200), la pala oggi a Castelbelforte, la Madonna di Odighitria del duomo e probabilmente il Dio Padre della chiesa dei Santi Simone e Giuda (ma in deposito presso Sant’Andrea, canonica), che a lui attribuisco e che è attualmente riferito a Felice Campi. A giudizio di Bora (in I segni dell’arte 1997, p. 359) una prima idea dell’elaborata composizione potrebbe scorgersi in un disegno del Museo Regionale di Teplice (inv. CA 726, recto) [che potrebbe però riferirsi alle sculture della Galleria Nuova?]; del dipinto è forse esistito pure un bozzetto, citato nel testamento del 1608 del veronese Federico Morando (Conforti Calcagni 1988, p. 43). Il dipinto già anticamente serve da fonte d’ispirazione per opere coeve realizzate in Piemonte, ad Avigliana e alla pieve di San Michele, già attribuite al Viani stesso (Di Macco 1990) ma certamente non di sua mano, così come per una pala d’altare della parrocchiale di Ostiano, di ambito bresciano del primo Seicento (Bora 2000, p. 120 nota 13); è servito anche di confronto per l’attribuzione al Viani della bella Vergine dell’Apocalisse di San Benedetto Polirone (Berzaghi 1981, pp. 305-306), che proprio non credo gli spetti; alla fine del Settecento Luigi Nicolini dipinge una copia letterale del dipinto in esame e questa viene posta sull’altare maggiore della parrocchiale di Brusatasso (Perina 1984, p. 67; G. Martinelli Braglia, in I beni artistici 1992, p. 96)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151996
- NUMERO D'INVENTARIO Gen. 705
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2010
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0