adorazione dei pastori

dipinto, ca 1580 - ca 1590

Dipinto su tavola realizzata con due traverse mobli, con cornice lignea dorata e riccamente intagliata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 76 cm
    Larghezza: 52.5 cm
  • ATTRIBUZIONI Filippi Sebastiano (1532 Ca./ 1602)
  • LOCALIZZAZIONE Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è citato per la prima volta nel 1786: è conservato nella chiesa di Sant’Orsola ed è selezionato, assieme a numerose altre opere, da Giovanni Bottani per essere trasferito nel Regio Ginnasio. Nell’inventario stilato per l’occasione (App. [4]), il nostro quadro è riconoscibile al n. 7: “Un quadretto della Natività di Gesù Cristo, con sette figure intiere e un poco di gloria. In tavola”. Nel 1810 la tavola è già nel Palazzo Accademico (App. [8], n. 3: “Un quadro dipinto in tavola esprimente il Presepio d’incognito pittore e di maniera scoretta, alto braccia 1 pollici 8 e largo braccia 1 pollici 2, proveniente come sopra”). Un successivo inventario del 1827 ricorda ancora la tavola presso l’Accademia (App. [9], n. 5), della quale rimane di proprietà anche dopo il 1862, anno della cessione di gran parte delle raccolte d’arte al Comune di Mantova; viene infine depositata in Palazzo Ducale nel 1915 (cfr. Tamassia 1996, p. 59). Il Matteucci segnala molto genericamente nel 1902 (p. 373 nota 1) il dipinto, dicendolo proveniente da Sant’Orsola; è inventariato nel 1937 come opera settecentesca, vicina al fare del Bazzani, mentre Ozzola (1946, p. 17 n. 74; 1949, n. 143; 1953, n. 143) lo giudica di scuola fiamminga e suggerisce un confronto con un quadro di analogo soggetto, del Rubens, citato in un inventario del 1709 dei beni del defunto Ferdinando Carlo Gonzaga, ultimo duca di Mantova, morto nel 1708 a Padova. Bargellesi (1955, pp. 115-117) riconosce il nostro dipinto come opera del Bastianino – nome che già Longhi aveva segnalato alla Direzione della Galleria (Bargellesi 1955, p. 116 nota 3) – e infatti Ragghianti (1962, p. 39) lo definisce “una delle rare opere del Bastianino, che incrocia un soffice notturno correggesco con quei michelangiolismi affusolati alla Blake”; l’attribuzione è confermata l’anno seguente da Arcangeli, nella sua monografia sull’artista ferrarese (pp. 45-46), ma è ignorata da Schizzerotto (1979, p. 134 nota 5) che insiste sul riferimento a scuola fiamminga e sul possibile legame con il citato inventario del 1709. La Bentini (scheda 84, in Bastianino 1985, p. 140) ritiene che il Bastianino si sia ispirato, per questo quadro, alla pala di Camillo Procaccini per l’altare Ghisilieri in San Francesco a Bologna e suppone che la nostra tavola possa essere arrivata a Mantova per tramite di Margherita Gonzaga, tornata in patria nel 1597 dopo essere rimasta vedova di Alfonso II d’Este; conferma tuttavia l’ipotesi che essa sia ravvisabile nell’inventario del 1709. Sappiamo invece che il quadro di Rubens in questione corrisponde, con ogni probabilità, a un dipinto dell’Armand Hammer Foundation di Los Angeles (inv. 000; Eidelberg, Rowlands 1994, p. 286 nota 330 [ma Jaffé 1989, p. 163 n. 80, dice che le misure non coincidono]); la tavola del Bastianino rimane invece dal 1597 alla fine del XVIII secolo in Sant’Orsola, dove è anche copiata – nel 1629 – da Lucrina Fetti, in una brutta tela già nella stessa chiesa ma oggi conservata assai malconcia in Ognissanti (L’Occaso 2002, p. 56). Come già supposto da Arcangeli, è molto probabile che il dipinto sia stato realizzato dal Filippi, assieme ad altri due quadretti anch’essi in Palazzo Ducale (cat. [230-231]), negli anni in cui il pittore è al servizio di Margherita: rapporti tra la duchessa e il pittore sono documentati negli anni Ottanta, quando questo restaura una serie di 27 dipinti che Margherita conservava nella sua cappellina e realizza anche alcune decorazioni. Tipico del Bastianino è un michelangiolismo visto attraverso un velo di sfumato, che rende quasi “romantica” la sua pittura, sfaldata ed evanescente, per la quale è stato persino proposto un parallelo con Blake. Il nostro dipinto è facilmnte confrontabile con l’analogo soggetto dipinto dl Bastianino nella cornice della Circoncisione, nella chiesa ferrarese di San Paolo. La Romani (2001, p. 55) nota lontane affinità tra il dipinto mantovano e il foglio 17v del “libro” di disegni dello stesso Bastianino, conservato nel Castello Sforzesco di Milano (inv. D 4).Non troppo diverso da questo dipinto sarà stato quel "presepio con la Madonna in ginocchioni avanti al Bambino, S. Giuseppe, tre pastori, uno de quali tiene una agnello al collo, in aria diversi angeli alto palmi ... largo ... in tavola con cornice nera piano di fico d'india di Sebastiano Filippi" attestato tra i beni del fu Carlo Pio di Savoia nel 1689 (Archivio 2009, p. 453 n. 54)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151992
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 717
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • ISCRIZIONI sul retro della tavola - 24 - numeri arabi - a matita -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1580 - ca 1590

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'