Sant'Ignazio

dipinto, ca 1480 - ca 1480
Nicolò Da Verona (attribuito)
notizie 1463-1493

Personaggi: Sant'Ignazio da Antiochia. Attributi: (Ignazio) mitra e pastorale e con la mano indica il cuore ferito

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Nicolò Da Verona (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo OZZOLA (1949, nn. 24-25; 1953, nn. 24-25) i due dipinti provengono proprio dal palazzo Ducale. Qui sono in effetti conservati almeno dal 1803: "tre [quadri] simili di braccia 3 alti, e braccia 1 larghi, in legno, rappresentanti la beata Vergine e due santi vescovi", provenienti da una chiesa francescana (L'OCCASO 2005, p. 344; App. 6, nn. 320-322). Nella disposizione originaria Sant'Ignazio doveva essere sulla sinistra e Sant'Agostino sulla destra. Non sappiamo quando la Madonna del pannello centrale sia stata separata dai laterali e sia uscita dal palazzo Ducale; ho suggerito (L'OCCASO 2005, p. 344) che tale pannello corrisponda alla Madonna col Bambino e angeli di palazzo d'Arco, attribuita al Maestro di palazzo d'Arco (A. De Marchi, in Galleria Nazionale di Parma 1997, p. 98) o a Nicolò Solimani (M. Danieli, in Mantegna a Mantova 2006, p. 126 n. 28, con bibliografia). La mia ipotesi lascia perplesso Danieli (in Mantegna a Mantova 2006, p. 126), ma la tavola d'Arco, pur coperta da una pesante coltre ottocentesca, ha misure (cm 141x60) compatibili con le nostre due; inoltre, il broccato sulla veste dorata della Vergine è identico a quello sul piviale di sant'Agostino, così come sono indubbiamente simili nelle tre tavole le scritte identificative nei nimbi. Se poi consideriamo che esse hanno anche avuto attribuzioni simili o coincidenti, credo che la proposta meriti di essere nuovamente considerata. L'indicazione dell'inventario del 1803 circa la provenienza delle due tavole sostiene la proposta di AGOSTI (1995, p. 77 nota 37) che esse siano ricordate alla fine del Settecento da BARTOLI (1771-1799 [ed. 1985], p. 69) nel tempio di San Francesco: "un altare con una antica tavola a partimenti esprimente Maria Vergine, il Bambino, due Santi vescovi etc., opera giudicata di certo Giovanni Salmista, di cui il signor dottor Masetti possiede una Beata Vergine col Bambino seduta in trono con un angioletto appiedi che ha in un tondino il nome dell'autore così: Io. Salmista f. an. D. MCCCCII. Veramente in questa tavola non v'è alcuna iscrizione, ma dalla maniera consimile si giudica del medesimo autore". Il "quadro antico a dieci scomparti attribuito a Giovanni Salmista, che fioriva nel principio del 1400", è menzionato in un inventario di opere destinate al palazzo Ducale di Mantova (App. 5, n. 17): si trattava evidentemente di un polittico che parrebbe giunto già mutilo in palazzo Ducale, dove nel 1803 sono solo tre pezzi, destinati assai presto a decrescere. È possibile che l'opera, in dieci pezzi, fosse un ampio polittico oppure un trittico con pezzi minori attorno, tra cui una predella. La tavola di Masetti non poteva invece recare la data 1402; semmai 1502, poiché Giovanni Salmista Zucchelli nasce verso il 1450 a Mantova, dove muore nel 1522 (L'OCCASO 2005, pp. 143-144). Non si conoscono sue opere. D'altronde, pur supponendo che i Santi vescovi siano relitti dell'opera descritta da Bartoli, la proposta settecentesca non sarebbe sufficiente a dirimere la questione attributiva. È merito di Fabio Bisogni (in BENATI 1988, p. 178) aver suggerito l'identificazione di sant'Ignazo d'Antiochia, resa certa dalla scritta parzialmente leggibile nel nimbo. Il santo si indica il cuore aperto e inscritto col nome di Cristo, che allude a uno o due momenti della sua vita, narrati nella Legenda aurea di Jacopo DA VARAZZE (ed. 1998, pp. 236-237). Sottoposto al martirio, il vescovo invoca ripetutamente il nome di Cristo poiché "Hoc nomen cordi meo inscriptum habeo et ideo ab eius invocatione cessare non valeo" (XXXVI, 67). Ma si allude più precisamente a un momento successivo dello stesso racconto: morto il santo, il suo cuore "ab eius corpore avellunt et illud scindentes per medium totum cor inscriptum hoc nomine, 'Ihesus Christus', litteris aureis inveniunt" (XXXVI, 68). Infatti il cuore dipinto nella nostra tavola è tagliato al centro. Il vescovo di Ippona ha barba lunga, abbastanza inconsueta, e veste il saio nero, adottato dall'ordine che ne segue la regola; se la sua presenza non è sufficiente per mettere in dubbio l'origine francescana del complesso (trittico o polittico che fosse), mi chiedo invece se la scelta di porre due vescovi di fianco alla Vergine sia legata allo status del committente. Le due figure presentano numerosi minuti dettagli, tra cui le figure dipinte sui piviali e il Cristo risorto sul pastorale di sant'Ignazio. Le due tavole sono state alterate da un intervento sette-ottocentesco: il fondo in origine doveva essere dorato ed è stato quindi ridipinto con un colore blu, in seguito alla rimozione della lamina metallica. Questo intervento ben si legge lungo il bordo delle figure e dovremmo idealmente ricomporre le due tavole immaginando l'accostamento tra le dorature delle vesti e del fondo dorato, probabilmente "distinte" dalle punzonature. Un effetto simile è dato vedere sui dipinti del Maestro di palazzo d'Arco; anzi, la lavorazione del piviale di sant'Ignazio CONTINUA NEL CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151958-2
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 672
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • ISCRIZIONI sull'aureola - "IGNCIUS", "[...] OTI", "IHS" - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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