porta ad un battente, 1775 - 1799

Porta ad un battente laccata di bianco, caratterizzata da due grandi specchiature quadrate, leggermente aggettanti, incorniciate da un profilo dorato e modanato e da una fascia più interna di colore grigio-verde. Sul lato rivolto verso la stanza di Giove, all'interno delle specchiature sono raffigurati due soggetti mitologici: in alto Giunone, dea del parto e del matrimonio, qui raffigurata con scettro e pavone; sotto è rappresentato Ganimede, il giovane di cui si invaghì Giove e che rapì, camuffato da aquila per farne il suo amante; Ganimede è qui raffigurato con una brocca in mano e un recipiente nell'altra da cui si abbevera appunto Giove in forma di aquila

  • OGGETTO porta ad un battente
  • MATERIA E TECNICA FERRO
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La linearissima conformazione della porta e le tenui colorazioni sono in stretta aderenza con l'arredo delle stanze di Giove e di quelle adiacenti che furono oggetto negli ultimi anni del periodo napoleonico (1811-1813) di interventi di rinnovo decorativo incentrati sui dipinti dei soffitti (Leda e il cigno, Giove e Giunone, Amore e Psciche). Non a caso le figurazioni dipinte sui fronti della coppia delle porte, di cui fa parte la presente, sono rivolte verso la saletta di Giove e comprendono figure mitologiche variamente legate alla prima divinità dell'Olimpo: la sua sposa Giunone e Ganimede il suo coppiere (nella presente porta); la figlia Minerva e, probabilmente Cerere (o Demetra alla greca) dalla cui unione con Giove nacque Proserpina. L'ambiente in cui si colloca la porta fa parte della Domus Nova, eretta tra il 1480 e il 1484 da Luca Fancelli per il marchese Federico I. La costruzione, mai terminata e forse progettata come un grande palazzo a pianta rettangolare, si articola su tre corpi; la facciata principale, completata con un restauro nel 1942, è rivolta verso il lago sul Giardino del Padiglione ed è affiancata da due massicce torri laterali coperte da logge con una fitta sequenza di finestre ritmate in due ordini sovrapposti. Fancelli, di formazione toscana, si documentò sui disegni eseguiti da Francesco di Giorgio per il Palazzo di Urbino e sicuramente trasse ispirazione dalle idee grafiche dei palazzi del Trattato del Filarete: la sua fabbrica, pur denunciando la derivazione da architetture castellane, sembra anticipare l'imponenza degli edifici cinquecenteschi. Solo ai primi del Seicento venne ricavato nella Domus Nova ad opera dell'architetto Antonio Maria Viani l'appartamento Ducale per Vincenzo Gonzaga, poi residenza quasi ininterrotta di tutti i duchi di Mantova e quindi del governatore imperiale. L'appartamento subì diverse trasformazioni: completato nelle decorazioni pittoriche sotto Ferdinando, fu riordinato da Carlo II dopo il sacco di Mantova (1630) e quindi dall'amministrazione austriaca dopo la caduta dei Gonzaga; ulteriori trasformazioni si ebbero nel 1811-13, come si è detto durante il dominio napoleonico. Restauri e allestimenti museografici del nostro secolo sono in parte responsabili del suo aspetto attuale
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151518
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. St. 119715
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2008
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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