Storie dell'Orlando Furioso

dipinto ca 1541 - ca 1553

Dipinto murale

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI De Barberis Michele (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Stella Fermo Detto Fermo Da Caravaggio
    Pseudo Valorsa
    Maestro Delle Storie Di Santa Lucia
    Ambito Piazza Da Lodi
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Besta
  • INDIRIZZO Via Fabio Besta, Teglio (SO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Perrone (1928), sotto la cui direzione il ciclo venne restaurato, riteneva di dover datare l'impresa intorno al 1580 e individuare in Carlo I e nella moglie Anna Travers i committenti dell'opera. Fu il Tirloni nel 1963 ad attribuire il ciclo a Fermo Stella, attribuzione in seguito rifiutata, dapprima dal Birolli (1976), che lo riferiva piuttosto all'ambito dei Piazza da Lodi, e in seguito dal Mulazzani (1983), che individuava nel pittore del ciclo ariostesco tipologie simili ad artisti bresciani vicini all'ultimo Romanino e a Lattanzio Gambara. Anche il Togni (1972) non la riteneva opera eseguita dallo Stella anche se la riferiva ad un suo lontano seguace. In seguito il ciclo venne accostato ad un gruppo di opere riferite alla ignota personalita' dello Pseudo-Valorsa, mentre la Coppa (1985) lo avvicinò al maestro che dipinse le Storie di Santa Lucia nella chiesa di Santa Lucia a Valdisotto presso Bormio. Identificato questo maestro con Vincenzo de Barberis, e' il Galletti (1989) che propone un'attribuzione al nipote di questo, Michele, suo collaboratore, documentato in Valtellina nella prima metà del '500. Per quanto riguarda le fonti iconografiche del ciclo fu il Birolli (1976) a rintracciare per primo i legami con l'edizione a stampa dell'Orlando Furioso di Giolito de' Ferrari del 1541, data utile per una precisazione cronologica. Il termine post quem infatti e' accettato anche dal Galletti (1989), che colloca la realizzazione del ciclo tra la suddetta data e il 1553, anno di morte del De Barberis, precisando cosi' un generico riferimento alla meta' del secolo, ormai postulato da tutta la critica. La datazione consente anche di vedere in Azzo II il committente del ciclo. L'unico sforzo di lettura delle singole scene sulla base del testo poetico lo si deve alla Mazzoni Rajna (1983). L'interpretazione, di cui si da conto nelle singole schede, e' sostanzialmente accettata dal Mulazzani (1983). Le scene, divise da candelabre a monocromo, sono 21, definite nella parte superiore da lunettoni dove sono rappresentati entro finti oculi busti di personaggi famosi, e nella parte inferiore da una cornice in legno a sporto con motti latini. I riquadri a destra del camino e il primo della parete adiacente furono eliminati dal Perrone nel corso del restauro degli anni venti, per recuperare la decorazione sottostante a festoni vegetali e stemmi, attualmente visibile. E' da notare inoltre che in questa parete nord, di fronte all'ingresso, le figurazioni, pur aderenti al poema, non intendono piu' raccontare le vicende di un personaggio, ma invece far presenti gli effetti di un vizio (Mazzoni Rajna, 1983)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300114190-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1992
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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