sarcofago a cassa, 200 - 210

Cassa di sarcofago marmo bianco di forma parallelepipeda, privo del coperchio, ricmposto da quattro frammenti, ancorati con zanche in ferro (le fratture interessano i fianchi, il retro e lo spigolo destro;le modanature del basamento erase. All'interno si nota, presso la parete sinistra (per chi vede), un rigonfiamento del fondo ("cuscino"). Mentre la parete posteriore è semplicemente sbozzata all'esterno, quella frontale si presenta ripartita in tre settori, il principale dei quali, al centro, è costituito da una tabella rettangolare con anse laterali triangolari in essa confluenti, nelle quali è scolpito: D(is) e M(anibus); la tabella e le anse presentano una cornice modanata a gola, accompagnata da un listello esterno lungo i fianchi. Nei due settori laterali sono scolpiti due eroti, in posizione simmetrica, in atto di reggere per le anse la tabella. Gli eroti insistono su una sporgenza più o meno rettilinea separata da un tratto risparmiato del campo dal lato inferiore dei settori laterali; questi utlimi sono corniciati sui lati superiore, inferiore e rispettivamente sinistro e destro da una modanatura a gola. Lungo tutto il perimetro del lato frontale corre una fascia liscia. all'interno della tabella è scolpita con scalpello a punta piatta l'iscrizione. CONTINUA IN OSS

  • OGGETTO sarcofago a cassa
  • AMBITO CULTURALE Bottega Ravennate
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il sarcofago proviene probabilmente da Pomponesco (MN, I.G.M. 74 IV NE) dove era collocato presso la locale chiesa parrocchiale. Fu poi trasportato prima del 1790 nel Museo dell'Accademia di Mantova; successivamente pervenne al Palazzo Ducale a seguito della convenzione del 1915 tra lo Stato italiano e il Comune di Mantova. Tipologicamente questo sarcofago è riferibile alla produzione padana denominata "a cassapanca"; tentativi di sistemazione cronologica delle varianti di questo tipo sono stati compiuti principalmente da Rebecchi (v. bibl.). L'analisi stilistica ha permesso al Rebecchi di attribuire questo sarcofago a un'officina ravennate, per analogia col sarcofago di Martino Strozzi, posto davanti alla chiesa di S. Francesco a Ravenna, databile alla tarda età antonina - prima età severiana; un maggiore irrigidimento delle forme fa ritenere poco più tardo il sarcofago mantovano, collocabile nei primi anni del III sec. d.C. L'analisi dell'epigrafe, pur non fornendo precisi elementi cronologici (solo la precisione nell'indicazione dell'età della defunta può essere considerato elemento riferibile ad età medio-tardo- imperiale, sia pure con cautela), non contraddice la datazione stilistica. Si nota che il padre della defunta presenta i regolari tria nomina, privi però della filiazione e della tribus; il cognomen Primus, comunissimo tanto tra gli ingenui che tra i liberti (v. bibl. Kajanto) non apre spiragli sull'origine del personaggio; di ceto libertino doveva essere invece la madre della defunta, come indica il cognome germanico (Thymele), noto da altre iscrizioni cisalpine dell'area veneta (v.bibl. CIL); la comunanza del gentilizio con il marito induce a pensare che la donna fosse una sua liberta o conliberta. La gens Pompeia risulta ben documentata e distribuita in tutta la Cisalpina (v. bibl. CIL). Documentato solo in area veneta, come il nome della madre, appare anche il cognome della defunta, Celerina (v.bibl. CIL); esso è poco frequente e piuttosto raro tra i ceti inferiori (v. bibl. Kajanto)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300075484
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 12152
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI Pompeiae Celerinae/ Q(uintus) Pompeius Primus / et Pompeia Thymele / parentes fil(iae) incompar(abili) / vixit ann(os) XIX m(enses) XI d(ies) V/ et sibi vivi fec(erunt) - a solchi - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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