spada, elemento d'insieme - manifattura giapponese (metà/ fine secc. XIV-XV-XVI, secc. XVIII-XIX)
Spada giapponese (tōken) di tipo "tachi" dotata di montatura (koshirae) completa di impugnatura (tsuka) e fodero (saya). Quest’ultimo è in legno laccato di rosso (shu-nuri) e conserva la corda (sageo) composta di fili di seta intrecciati color panna e nero. Le parti decorative del fodero, ovvero kuchigane e kurigata nella parte superiore e shibabiki e ishizuki nella parte inferiore, sono tutti decorati con lo stesso motivo (mon) dorato su fondo nero: tre foglie di paulownia da cui partono altrettante inflorescenze che presentano, rispettivamente, tre, cinque e tre fiori (go-san no kiri). Lo stesso motivo è ripreso sull’anello (fuchi) che separa l’impugnatura (tsuka) dalla guardia (tsuba). L’impugnatura è costituita da due valve in legno ricoperte da un rivestimento di pelle di razza (samegawa); il tutto è avvolto da una fine nastratura (tsukamaki) con una fettuccia di seta verde (sageuchi). Gli elementi decorativi (menuki e kabutogane) del manico riprendono il motivo del “go-san no kiri”. La lama è inserita in un elemento metallico (habaki) che, collegato alla rondella (seppadai) per serrare i raccordi, mantiene ferma la lama all’interno del foro (nakago-ana) realizzato per inserirla nella guardia (tsuba). La guardia (tsuba), di forma ottagonale, presenta una decorazione con due grandi draghi dorati tra nuvole sulla parte esterna, mentre su quella interna sono visibili otto trigrammi (cin. bagua; giap. hakke), anch’essi dorati su fondo nero. La lama presenta una linea della tempra (hamon) di tipo ondulato largo (ō-notare) e la sua continuazione presente nella punta (bōshi) di tipo “komaru”
- OGGETTO spada
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MATERIA E TECNICA
acciaio/ tempra
pelle di pesce razza
filo di seta
legno/ laccatura
metallo/ doratura
metallo/ incisione
- AMBITO CULTURALE Manifattura Giapponese
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La lunghezza di questa lama (77 cm) permette di classificare questa spada come “tachi”, ossia la spada lunga giapponese (tra i 60 e gli 80 cm). Il tachi fu impiegato prevalentemente in cavalleria, era indossato agganciato alla cintura con il filo della lama rivolto verso il basso ed è caratterizzato da una curvatura maggiore rispetto all’uchigatana (la lama che gli succedette); quest'ultima, al contrario, fu impiegata in fanteria e indossata con il filo della lama rivolto verso l’alto. La montatura (koshirae) è di tipo “itomaki no tachi” (lett. “grande spada avvolta nella seta”) essendo la parte superiore del fodero avvolta in un nastro di seta. Questo stile di koshirae nacque nel periodo Nanbokuchō (1334-1392) per prevenire danni da abrasione al fodero, ma durante il periodo Edo fu elevato a stile cerimoniale, da portare insieme all’abito formale chiamato “reifuku”. Solitamente questo tipo di koshirae nel periodo Edo custodiva spade più antiche. Gli “itomaki no tachi” formali erano principalmente realizzati con accessori in shakudō (lega di rame e oro) nero e decorati con emblemi familiari (kamon) in oro, spesso realizzati dalla famiglia Goto di fabbri di accessori per spade che lavoravano direttamente per lo shogunato Tokugawa. La decorazione era essenzialmente affidata agli emblemi familiari, proprio come nel caso del koshirae di questa spada di Racconigi. I tachi custoditi in koshirae di questo stile erano usati come preziosi doni, durante le cerimonie oppure come offerte alle divinità nei santuari shintō. In conclusione, la sola lama di questo tachi potrebbe essere stata forgiata prima del XVI secolo (la lunghezza potrebbe far pensare al XIV secolo) ed essere stata completata con gli accessori metallici e la montatura successivamente, nella seconda metà del periodo Edo (XVIII-XIX secolo). Il motivo decorativo ricorrente sul fodero e sull’impugnatura è rappresentato da tre foglie di paulownia da cui partono altrettante inflorescenze che presentano, rispettivamente, tre, cinque e tre fiori: si tratta di un emblema familiare (kamon) molto celebre in Giappone, chiamato “go-san no kiri” (“paulownia 5-3”). Si tratta di un emblema oggi largamente impiegato, ma in passato era appannaggio della famiglia imperiale e vantava il maggior grado di formalità in assoluto. La ragione di tale connessione risale al significato che questo vegetale aveva nell’antico pensiero cinese, dove rientrava nel concetto di elementi che presagiscono buoni auspici (zuijū): secondo la leggenda, la fenice, animale messaggero di buona sorte per eccellenza, pare si riposasse soltanto su alberi di paulownia e tale apparizione era considerata annuncio del regno pacifico di un imperatore virtuoso o della nascita di un essere dall’intelligenza superiore. L’immagine del trespolo preferito dalla fenice, con i suoi significati, fu trasmessa anche in Giappone, dove, durante il periodo Nara (710-794), la paulownia iniziò a essere considerata una pianta sacra e, di conseguenza, fu associata alla famiglia imperiale. Dal 820 un editto imperiale stabilì che l’abbigliamento formale dell’imperatore dovesse presentare il design composto da paulownia-bambù-fenice; ancora oggi questi motivi sono presenti sull’abito indossato dall’imperatore durante la cerimonia di intronizzazione. Successivamente il motivo della paulownia fu usato anche come decorazione distintiva sugli arredamenti della famiglia imperiale. L’attuale emblema imperiale composto da un crisantemo stilizzato a sedici petali fu adottato solo più tardi dall’imperatore Gotoba (1180-1239). Sebbene l’emblema con la paulownia fosse stato a lungo quello ufficiale della famiglia imperiale, l’imperatore Godaigo (1288- 1339) lo concesse ad Ashikaga Takauji (1305-1358) e successivamente gli Ashikaga lo conferirono ad altri clan di samurai, fino ad arrivare al potente Toyotomi Hideyoshi (1537-1598), che, a sua volta, lo concesse alle famiglie Mori, Sengoku e Wakizaka. Attraverso tali processi, questo kamon non fu più appannaggio delle classi privilegiate, ma si diffuse anche nelle classi sociali medie. Durante tutto il periodo Edo, quando i mon iniziarono a essere usati anche tra la gente comune fu molto ambito e largamente impiegato; così, si tramandò fino ai giorni nostri come uno degli emblemi più utilizzati, anche in virtù del fatto che, a differenza di quello imperiale col crisantemo, non era soggetto a restrizioni nell’utilizzo. Quando il Giappone si aprì all’Occidente, questo emblema fu scelto quale simbolo del rinnovato governo giapponese e fu applicato sulle uniformi militari formali e sulle medaglie. Dalla sua istituzione, il Ministero della Giustizia giapponese è caratterizzato dal mon go-san no kiri, che viene usato anche su marchi di istituzioni pubbliche e, in generale, come simbolo del governo giapponese e dunque complementare al crisantemo imperiale. Sulla parte inferiore dello tsuba sono presenti otto trigrammi disposti in modo circolare: si tratta degli “otto numeri” o “otto simboli”, in cinese Bagua, in giapponese Hakke, i cui simboli si ritrovano in vari ambiti della cultura cinese. Gli otto trigrammi sono quelli presenti nell’I Ching (Il libro dei mutamenti), allineati secondo un punto cardinale a formare un perfetto ottagono. Le linee intere rappresentano la polarità positiva Yang e le linee spezzate la polarità negativa Ying; i trigrammi sono costituiti ognuno da tre di queste linee, in otto combinazioni diverse. Del Bagua esistono due versioni, che differiscono essenzialmente per la disposizione dei trigrammi, e quindi delle varie zone di influenza. Queste due versioni si chiamano Prima sequenza celeste o Cielo Anteriore e Seconda sequenza celeste o Cielo Posteriore. Quello sullo tsuba di questa spada è del primo tipo, noto anche come Bagua di Fu XI, riconoscibile perché il Cielo (3 linee continue) è nella parte superiore e opposto alla Terra (tre linee spezzate), che è nella parte inferiore. Questo bagua risulta così composto: il trigramma Qian (Cielo) è in alto, il trigramma Kun (Terra) è in basso, a sinistra si trova il trigramma Li (Fuoco) e di fronte ad esso il trigramma Kan (Acqua); Zhen (Tuono) e Xun (Vento) ) formano un'altra coppia, il primo in basso a sinistra accanto a Li mentre il secondo è accanto a Qian, in alto a destra; Gen (Montagna) e Dui (Lago) formano l'ultima coppia. Questi elementi opposti, posti uno di fronte all'altro in modo simmetrico, formano coppie esatte e contrarie, a simboleggiare equilibrio e armonia, ovvero Yin e Yang. Tutto ciò rappresenta lo stato ideale, quando tutto è in equilibrio ed è spesso presente sullo tsuba delle spade giapponesi a indicare la via dell’equilibrio a colui che maneggia la katana. Questo tipo di spada, con la suddetta simbologia legata al governo giapponese, ben si prestava a essere donata in occasioni ufficiali; verosimilmente potrebbe dunque essere stata donata da una delle missioni diplomatiche giapponesi recatesi in visita ufficiale al Re presso il Castello di Racconigi (1902, 1907 o 1909)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450875
- NUMERO D'INVENTARIO R 7047/2
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- STEMMI sugli elementi metallici decorativi - gentilizio - Emblema - "go-san no kiri": paulownia con infiorescenze a tre-cinque-tre fiori
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0