14 bambole di Kobe (Kōbe ningyō) giapponesi
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Nucleo di 14 bambole meccanizzate giapponesi (karakuri) del genere chiamato Bambole di Kobe (Kōbe ningyō), di cui 1 del tipo "in piedi", due "su ruote" e 11 "su box". Azionando i meccanismi interni tramite leve, le figure si muovono dando vita a forme e pose grottesche e bizzarre
- OGGETTO bambola
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MATERIA E TECNICA
avorio/ intarsio
- AMBITO CULTURALE Manifattura Giapponese
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Le “bambole di Kōbe” (Kōbe ningyō) costituiscono un sottogruppo all’interno della vasta produzione di bambole meccaniche giapponesi (karakuri ningyō). Realizzate in legno di bosso (tsuge), di cachi (kaki), di ciliegio (sakura) e successivamente di magnolia (hō no hi), le Kōbe ningyō si distinguono dalla maggior parte dei generi di bambola giapponesi perché non prestano molta attenzione ai dettagli pittorici, non utilizzano tessuti e sono privi di gofun. Il volto delle Kōbe ningyō ha dettagli minimi, lineamenti semplicemente scolpiti, osso oppure avorio incastonato per gli occhi e la bocca, talvolta lacca rossa o pigmenti per evidenziare alcuni elementi che risultano così in contrasto con il legno lasciato al naturale o semplicemente dipinto di nero. Le Kōbe ningyō possono essere suddivise in tre tipologie in base alla loro struttura: personaggi su ruote, su scatola o in piedi. I meccanismi che permettono alle Kōbe ningyō di reiterare movimenti e gesti esagerati, sono molto semplici, ma, uniti alle bizzarre fattezze dei personaggi, sono in grado di produrre un sorprendente e piacevole effetto. Inoltre, potendo essere tenute nel palmo di una mano permettono una forma di intrattenimento intima e ne facilitano il trasporto e l’esportazione. Non vi sono notizie certe sull’origine delle Kōbe ningyō, ma il ricercatore e storico Saitō Ryōsuke le colloca alla fine del XIX secolo, nella prima decade del periodo Meiji (1868-1912), nell’area portuale della città di Kōbe (attuale prefettura di Hyōgo), dove venivano vendute soprattutto agli stranieri come un souvenir tascabile dall’“esotico Giappone”. Più recentemente, il fondatore e curatore del Nihon gangu hakubutsukan - Japan Toy Museum, Inoue Shigeyoshi, colui che diede origine alle Kōbe ningyō fu un uomo chiamato Nakamura, originario dell’isola di Awaji, che arrivò a Kōbe alla fine del XIX secolo e, colpito dalla presenza di stranieri nella città e amante del macabro, cominciò a creare figure dall’aspetto bizzarro che si muovevano attraverso trucchi meccanici tipici del teatro di Awaji. La tesi secondo la quale il colore nero sarebbe stato ispirato dalla pelle dei numerosi marinai e commercianti stranieri che affollavano il porto di Kōbe in quel periodo è confutata dal fatto che le prime bambole erano in legno grezzo e solo successivamente hanno iniziato a essere dipinte di nero; inoltre, i personaggi delle Kōbe ningyō sembrano piuttosto ispirate dalle storie di yūrei (fantasmi) tipiche del folclore e dell’arte giapponese; non ultimo, le attività cui si dedicano i personaggi delle Kōbe ningyō esprimono gli usi, costumi e professioni tipici del Giappone Meiji e Taishō. Alcuni oggi ritengono che il colore nero ricordi la tradizione artistica della lacca giapponese urushi e, anche per questo motivo, abbia attirato l’attenzione dei turisti europei e americani in cerca di souvenir. Il primo artigiano di Kōbe ningyō attestato è Nagata no Haru (attivo 1900-40), proprietario di un negozio vicino al santuario di Nagata a Kōbe. Anche conosciuto con il nome commerciale di Noguchi Kyakkidō, definì le caratteristiche fondamentali delle Kōbe ningyō: l’uso del legno di bosso quasi grezzo e la propensione per il macabro (obake ningyō, ovvero bambole mutaforma o stregate). Il suo competitor più importante fu Dezaki Fusamatsu (attivo 1902-24), che iniziò a realizzare opere dipinte di nero e consolidò l’effetto “serpente” dei personaggi. Nel periodo Shōwa fu Oda Tashirō (attivo 1923-50) a conferire popolarità alle Kōbe ningyō, ampliandone le tipologie di personaggi raffigurati (un catalogo degli anni ’20 mostra fotografie di più di un centinaio di figure differenti). Durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione cessò, per poi riprendere nella seconda metà degli anni ’50 con Masaatsu Kazuoka (attivo 1955-89); le Kōbe ningyō tornarono alla ribalta nel 1989 con l’Esposizione di Kōbe Portopia, ma la produzione cessò nuovamente dopo il terribile terremoto del 1995. Dal 2003 sono oggetto di grande attenzione e promozione da parte del Japan Toy Museum, che ha dedicato loro la mostra “Le bambole di Kōbe e il mondo dei giochi meccanici” (Kōbe ningyō to sekai no karakuri gangu) dal 18 giugno 2016 al 23 ottobre 2016. Oggi l’unico artigiano di Kōbe ningyō è Yoshida Tarō, che opera nel suo atelier “Uzumoriya” nel quartiere Higashinada della città di Kōbe. Dal momento che la vocazione delle Kōbe ningyō è il mercato estero, oggi è possibile trovarne molti esemplari al di fuori dei confini nipponici
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450874-0
- NUMERO D'INVENTARIO da XR 3260 a XR 3273
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI sul fondo - Numeri di inventario da XR 3260 a XR 3273 - a inchiostro - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0