Decorazioni e soggetti egittizzanti
Altarino in legno con dettagli in bronzo e decorazioni egittizanti. La parte superiore dell’artefatto si separa da quella inferiore come fosse un coperchio, ma non è presente nessuno scomparto per riporre oggetti. Le due parti si uniscono a incastro. La funzione è puramente decorativa. La lavorazione e le decorazioni rimandano allo stile creato dall’ebanista Giuseppe Parvis la cui bottega aveva sede al Cairo. Questo stile è caratterizzato dalla commistione di elementi tipici dell’arte mobiliera italiana ed europea, con motivi ornamentali e raffigurazioni che richiamano le antiche culture egizie. La presenza del cartiglio che riporta la traslitterazione approssimata del nome della Regina Elena di Savoia fa pensare a un dono dedicato alla sovrana
- OGGETTO altarino
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MATERIA E TECNICA
bronzo/ fusione a stampo
- AMBITO CULTURALE Ambito Cairota
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ATTRIBUZIONI
Giuseppe Parvis (attribuito): costruttore
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’ebanista Giuseppe Parvis, nacque da una famiglia contadina a Breme Lomellina, provincia di Pavia, nel 1831. Imparò l’arte della lavorazione del legno a Torino e nel 1859 decise di trasferirsi in Egitto, precisamente al Cairo, dove aprì il suo laboratorio per la produzione di mobili. Il suo lavoro fu da subito apprezzato in ambito egiziano, tanto che il khedive dell’epoca, Ismail Pascià, gli consentì di accedere a monumenti e luoghi storici normalmente inaccessibili per studiarne l’architettura e lo stile decorativo. Poté così osservare e studiare le figure e i motivi che adornavano tombe, moschee e palazzi antichi. Il risultato di questo lavoro fu l’elaborazione di uno stile unico che univa le linee e le funzionalità dell’arte mobiliera italiana con i caratteri e i soggetti tipici dell’arte islamica. Tale genere decorativo definibile come arabeggiante, islamico o egittizzante, ebbe grande popolarità a livello internazionale. Negli Sessanta e Settanta dell’Ottocento Parvis partecipò a numerose Esposizioni Universali tra cui quella di Parigi nel 1867, di Vienna nel 1873, di Filadelfia nel 1876 e di Milano nel 1881. In tutte queste occasioni ottenne numerosi premi e riconoscimenti. I suoi mobili ebbero un successo strepitoso presso la nobiltà europea, tanto che nei palazzi e nelle case agiate di tutta era spesso presente una stanza, generalmente un salotto, arredata in stile “moresco” o “turco” con i mobili provenienti dalla bottega di Parvis. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1909, i figli portarono avanti l’attività paterna, sostenuti da una solida fama. Nel febbraio del 1933 il re d’Italia Vittorio Emanuele III e la moglie, la regina Elena di Savoia, si recarono in viaggio in Egitto. Il 23 febbraio si trovavano al Cairo e, mentre la sovrana visitava l’Asilo Principessa Maria, il re visitò la bottega della famiglia Parvis. Il Corriere della Sera del 24 febbraio 1933 descrive così la vicenda: «Nel frattempo Re Vittorio era andato allo stabilimento artigiano dell’architetto torinese Parvis, creatore di uno stile di arredamento moderno arabo […]. Il Sovrano si è intrattenuto oltre un’ora […] interessandosi poi molto alla lavorazione d’ebanisteria e intarsio in avorio e madreperla del Parvis». È possibile dunque ipotizzare che l’altarino egittizzante sia stato acquisito in tale occasione e la presenza del cartiglio riportante la traslitterazione approssimata in geroglifici del nome della Regina Elena fa pensare che possa essere stato un dono dedicato alla sovrana. L'opera fa parte di un corpus di oggetti extra-europei ricevuti in omaggio dai membri della famiglia reale di Savoia durante i loro viaggi, o offerti da delegazioni diplomatiche in visita in Italia. La consolidata tradizione di scambiarsi doni diplomatici tra monarchi, autorità religiose e capi di Stato è attestata sin dai tempi dell’antico Egitto e tutt’oggi risponde allo scopo di favorire, assicurare e mantenere buoni rapporti tra le parti. I doni, che assumono un valore, oltre che monetario, anche spiccatamente simbolico, sono spesso scelti in quanto rappresentanti l’essenza della Nazione o dell'istituzione religiosa che li offre. Si tratta infatti sovente di opere di artigianato, esempi di abilità manifatturiera, beni di lusso e artefatti di importanza storica realizzati con materiali locali. Attraverso l’esibizione di tali doni i dignitari promuovono la propria cultura e la propria patria ai livelli più alti delle pubbliche relazioni
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450843
- NUMERO D'INVENTARIO R 9259
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI Parte superiore, lato corto - "HRNA SBUJA" (traslitterazione approssimata del nome della Regina Elena di Savoia) - Gioseppe Parvis - a incisione - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0