Scene di caccia

dipinto, post 1441 - ante 1460

Tre frammenti di pittura murale staccati, tratti da un ciclo con scene di caccia

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Bembo Bonifacio
    Zenoni Di Vaprio, Giovanni
  • LOCALIZZAZIONE Cassine (AL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Noemi Gabrielli dedicò ampio spazio ai dipinti del Palazzo Zoppi di Cassine nel suo intervento sui “Monumenti della pittura della Provincia di Alessandria” edito dalla Società di Studi Storici Artistici e Archeologici locale nel 1935, indicandoli come la più importante acquisizione di testimonianze pittoriche del territorio avvenuta in quegli anni. Si deve al proprietario, il conte Giovanni Zoppi, la scoperta sotto intonaci seicenteschi di un ciclo di pitture murali con scene di caccia nella casa-torre di origine medievale. L’edificio aveva subito importanti trasformazioni nella prima metà del XV sec., per volere probabilmente di Ottolino Zoppi, eminente rappresentante della famiglia monferrina, gentiluomo di camera di Filippo Maria Visconti. Il saggio descriveva le pitture a secco su intonaco che decoravano l’ambiente al primo piano della torre, che era stato un ampio salone di ricevimento, con scene di caccia affini ai grandi cicli di pittura cortese degli Zavattari nella cappella della Regina Teodolinda della Cattedrale di Monza, del Castello di Brianzole e dal casino Borromeo a Oreno, dei castelli di Milano e Pavia di Pisanello, Zanetto Bugatto, Costantino da Vaprio e Bonifacio Bembo. Proprio nella cerchia di questi ultimi due artisti erano indicati i confronti più stringenti per le pitture di Cassine, per le quali era avanzata una datazione al 1450-1460. L’excursus si chiudeva con l’augurio che il conte Zoppi potesse proseguire i lavori di recupero della torre che aveva in animo di condurre con la collaborazione delle autorità. L’operazione di stacco delle tre scene oggetto di schedatura dovrebbe risalire all’incirca al 1955, appena prima dell’emissione del decreto di tutela dal parte del Ministero dell’Istruzione Pubblica. Purtroppo anche queste pitture, una volta liberate dallo scialbo, rivelarono con la loro forte compromissione le vicissitudini di ammodernamento del palazzo, che già Gabrielli aveva stigmatizzato: “coloro che vi stesero la calce, picchiettarono con un vandalismo veramente barbarico la superficie decorata con il preciso intento di scalfire i visi, gli occhi, martellando con minore asprezza e con minor frequenza gli animali, le vesti e il fondo” (Gabrielli 1935, p. 131). Un quarto frammento, raffigurante un gruppo di cavalieri, fu donato dal proprietario alla Galleria Sabauda di Torino (cat. 704, cm 271,5 x 386; cfr. Gabrielli 1951, p. 257)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100408567-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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