Complesso plebano di S. Maria (pieve, strutture per il culto)

Cassine, ca XII sec. d.C - ca XIX sec. d.C

Nell'area in questione si individuano tratti discontinui di strutture murarie realizzate in pietre e laterizi legati con malta, riferibili ai resti della chiesa e del campanile della pieve di S. Maria. L'esistenza dell'area cimiteriale è confermata dal rinvenimento sul terreno di frammenti di ossa umane. La pieve è citata per la prima volta in un atto notarile del 1229; in atti del Capitolo di Acqui del 1247 e del 1298 si fa menzione della chiesa, dell'arciprete e dei canonici. Nel 1560 l'arcipretura viene trasportata alla chiesa di S. Caterina nel borgo sulla collina, insediamento sorto nel corso del XII secolo per ragioni difensive, in seguito all'abbandono del centro abitato posto in pianura nei pressi della pieve. Nel XVI secolo le visite pastorali documentano lo stato già precario delle strutture. Nel 1577 Monsignor Ragazzoni vescovo di Famagosta, delegato della Sede Apostolina, visita la pieve già fortemente degradata. Nel 1762 è ancora parzialmente visibile il campanile realizzato in pietre da taglio, il pulpito di pietra, il pavimento a mosaico e il fonte battesimale. Nello stesso anno l'ingombro delle strutture risulta ancora chiaramente segnato nella Mappa del territorio di Cassine. La rovina completa è documentata il 5 giugno 1765, ma in parte le strutture sono ancora visibili nel 1868. La ceramica recuperata in raccolte di superficie è databile ad epoca medievale. Nel 1977, a sud dell’area, si recuperano materiali di età romana e viene individuato ad una profondità di m. -1,50 dal piano di campagna un tratto di strada romana

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