Allegoria dell'Estate

Scultura,

Il manufatto vede rappresentata l’Allegoria dell’Estate impersonificata da due putti, dalle grandi dimensioni. Il primo, in piedi, con una mano regge un fascio di spighe di grano e con l’altra accarezza i capelli della figura sdraiata, nel mentre regge della verdura di stagione. Tutto il gruppo trova posto su di un basamento di marmo grigio

  • OGGETTO Scultura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Museo di arti decorative Accorsi-Ometto
  • INDIRIZZO Via Po, 55, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le notizie presenti nell’archivio fotografico della Fondazione Accorsi-Ometto, riguardanti la “scultura” in “terracotta”, raffigurante l’“allegoria dell'Autunno” fanno risalire il gruppo a “Francesco Ladatte”, datandolo intorno alla “metà del XVIII secolo”. Differenti studi hanno sottolineato come l’artista orientò il gusto figurativo torinese, sia in scultura che in pittura, suggerendo un’intensa linea di produzione che influenzò importanti opere commissionate dal re e da altri artisti. Il suo insegnamento si rivelò determinante per la formazione degli scultori della successiva generazione, i fratelli Ignazio e Filippo Collino e Giovanni Battista Bernero, mentre la produzione di soggetti di genere aprì la strada anche in Piemonte a nuove forme di collezionismo. Infatti il gran numero di repliche e varianti dei piccoli gruppi in terracotta dei giochi di putti allusivi alle Stagioni o agli Elementi, ritenuti dei modelletti relativi all’impresa dei piombi fusi per i giardini reali nel 1745-1747, sottolinea una predilezione particolare per un genere esemplare del gusto del Settecento che a Torino, grazie a Ladatte, finì per dare vita ad un fenomeno selettivo di collezionismo delle terrecotte, orientato da un naturalismo gentile e condotto nel segno della morbidezza. Un confronto diretto con le due allegorie sono quelle presenti nelle collezioni del Museo Civico di Torino (Giochi di putti per simboleggiare l’Aria e il Fuoco) e della Galleria Sabauda (Giochi di putti per simboleggiare l’Acqua e la Terra), quest’ultimi infatti si presentano con torsioni scherzose e un modellato morbido, a differenza dei corpi di alcuni puttini, stanti e rigidi come quelli della Fondazione Accorsi-Ometto. Sono soprattutto le dimensioni, la monumentalità e la lavorazione ad allontanare il manufatto dall’ipotetica attribuzione presente nelle note d’Archivio. Sicuramente l’artista, presumibilmente di formazione locale, ha visto, studiato e ammirato i Quattro Elementi fusi in piombi della fontana dei giardini reali, realizzati nel 1746-1748, ma il risultato finale è decisamente lontano dalla grazia tutta rocaille dell’artista torinese. Nonostante l’orchestrazione della scena, tipica dei giochi di putti, e il differente soggetto, il gruppo del Museo di arti decorative Accorsi-Ometto è tutto giocato su ritmi rigidi e austeri, i volti sono caratterizzati e riproposti in tutte le quattro figure, le pieghe delle braccia e delle gambe sono molto meno evidenti, a differenza della sinuosità e della morbidezza restituita nelle opere ora al Metropolitan Museum. Confrontando le opere, si è venuti a conoscenza di due gruppi scultorei, presenti nelle collezioni del Museo Civico di Torino, contestualizzati da Mallè nel catalogo del 1965, attribuite allo scultore Carlo Piazza e databili intorno al 1785-86. Sotto consiglio di Luca Mana, responsabile delle collezioni della Fondazione Accorsi-Ometto, si potrebbe ricostruire un dialogo tra i piccoli gruppi dei Civici e le grandi rappresentazioni qui trattate, in particolare per la loro impostazione compositiva e per la lavorazione aspra e trattenuta nelle pieghe degli arti; risulterebbe insomma azzardato restituire alla produzione di Piazza le opere qui analizzate, lasciando un’ipotetica attribuzione ad una artista della scuola piemontese, forse franco piemontese
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100408561
  • NUMERO D'INVENTARIO Sc 24-1
  • ENTE SCHEDATORE Museo di Arti Decorative Accorsi - Ometto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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