La Venditrice di Amorini

Scultura,

L'opera rappresenta diverse figure femminili. Sulla sinistra si trovano due donne, una in piedi, raffigurante l'amore malinconico e una seduta su un grande masso quadrato, rappresentante l'amore passionale, davanti alla quale si trova un amorino in piedi. Sul lato destro, invece, una donna seduta, la venditrice, che tiene in mano un putto alato estratto da una gabbia circolare, nella quale è posizionato un altro amorino, che rappresenta l'amore svolazzante. La base ovale, divisa in quattro parti, riporta una particolare iscrizione, presente su tutte le porzioni: "H. 95", identificata come sigla utile per la cottura di tutto il pezzo. La base rappresenta un terreno erboso ed è rifinita da un fregio neoclassico

  • OGGETTO Scultura
  • MATERIA E TECNICA biscuit/ modellatura
  • ATTRIBUZIONI Juechtzer, Christian Gottfried (1752/ 1812): modellatore
  • LOCALIZZAZIONE Museo di arti decorative Accorsi-Ometto
  • INDIRIZZO Via Po, 55, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le scoperte di Ercolano e Pompei diedero vita sia al fenomeno di imitazione dei reperti di scavo sia a nuove pratiche morfologiche applicate alle arti decorative europee. L’affresco della Venditrice di amorini, rinvenuto nella villa di Arianna a Stabia, oggi al museo archeologico di Napoli, è stato uno dei soggetti più raffigurati del neoclassicismo. Il gruppo è stato eseguito da Christian Gottlieb Jüchtzer, tra l’agosto 1785 e il gennaio 1786. Figlio di uno dei pittori legati a Meissen, affiancò Kändler nel reparto di scultura dal 1769, divenendo capo dei modellatori del 1794. Fu particolarmente interessato alla copia di modelli dell’Antico e venne inviato a Dresda a lavorare sui gessi della collezione del pittore Anton Raphael Mengs. Qui elaborò uno stile robusto e pulito che gli facilitò la carriera quando a dirigere la manifattura fu chiamato il conte Camillo Marcolini, grande esperto ed estimatore di antichità classiche. Il gruppo, riprodotto nella raccolta di 176 incisioni, tratte da capolavori realizzati a Meissen tra il 1785 e il 1792, di Friedrich Elsasser, fu uno dei più interessanti tra quelli prodotti nel periodo Marcolini. L’opera qui presa in considerazione, se smontata, presenta una particolarità che rimanda alla sua realizzazione, cioè la presenza del numero per la ricomposizione dopo la cottura “H. 95”. La base dell’opera, come del resto tutto il manufatto, prima di essere finemente completata, veniva divisa in diverse parti per essere poi assemblata a fine cottura. Grazie all’aiuto di Alberto Tosa, responsabile ufficio catalogazione, è stato possibile risalire ad un’altra versione, rappresentante lo stesso soggetto, che si trova a Palazzo Terzi a Bergamo. Il manufatto, leggermente più piccolo e modellato in maniera sommaria rispetto all’opera di Meissen, è da attribuire, grazie al marchio sulla base, alla manifattura viennese e datarlo intorno al primo quarto del XIX secolo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100408554
  • NUMERO D'INVENTARIO Sc 19
  • ENTE SCHEDATORE Museo di Arti Decorative Accorsi - Ometto
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • ISCRIZIONI base - H. 95 - a incisione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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