Motivi decorativi a grottesche, architetture e festoni

pannello decorativo, post 1694 - ante 1698

Pannello di formato rettangolare ornato con commesso di madreperla, pietre dure ed essenze lignee. E’ profilato da una cornice composta da elementi rettangolari alternati ad ovali e altri motivi geometrici. In corrispondenza dei punti mediani di ciascun lato, elemento circolare contenente una croce greca in campo rosso. All’interno della cornice si articola una composizione simmetrica intorno a un vaso stilizzato centrale dal quale fuoriescono vari steli con fiori diversi. Al di sopra di esso, un baldacchino dal quale si dipartono festoni di foglie ed elementi circolari e volute. Il vaso poggia su un basamento curvilineo dal quale si sviluppano ornati a nastro piatto, elementi a voluta, fogliacei e floreali che si raccordano a due candelabre poggianti su basamenti. In basso al centro elemento decorativo a valva di conchiglia. Il pannello è inserito entro boiserie in legno dorato riccamente intagliata

  • OGGETTO pannello decorativo
  • MATERIA E TECNICA legno/ intarsio
    madreperla/ intarsio
    pietre dure/ commesso
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito veneziano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Gabinetto di Toeletta e il Pregadio furono originariamente concepiti a complemento dell’Appartamento d’Inverno destinato al sovrano Carlo Emanuele III, allestito tra il 1731 e il 1733, ma a seguito dell’inversione d’uso tra le sale del fronte sud e nord del piano nobile del Palazzo furono assegnati alla regina regnante. Insistevano su spazi costruiti a fine Seicento per volontà di Vittorio Amedeo II, già con funzione di Gabinetto. Questi spazi furono riallestiti su progetto di Filippo Juvarra. L’esecuzione del palchetto venne affidata a Carlo Maria Ugliengo (1731-1732), i pannelli del lambriggio con grottesche “alla China” furono dipinti da Pietro Massa (1732-1734), le boiseries delle pareti da Pietro Giuseppe Valle e collaboratori, che vi incassarono pannelli in scagliola tardoseicenteschi, profilati da intarsi in madreperla di Pietro Piffetti, e le undici piccole tele di Charles André van Loo con episodi della Gerusalemme liberata (1733). La decorazione affrescata della volta, coeva, fu eseguita da Massa per i motivi ad “arabeschi” e dalla scuola di Claudio Francesco Beaumont per la parte figurata (1733). Nel 1847 Il Pregadio subì interventi da parte di Gabriele Capello detto il Moncalvo che interessarono sia il mobile inginocchiatoio, sia le boiseries delle pareti dell’andito e le strutture lignee nelle quali sono incassati i pannelli. Più in generale, l’ebanista intervenne su tutte le cornici e lavori di intaglio, integrando i non pochi frammenti mancanti e ripassando le dorature, similmente a quanto già realizzato nell’antistante Gabinetto di Toeletta, ove operò, parimenti, sui mobili di Piffetti. Così il pittore Antonio Vianelli intervenne sulle pitture delle volte del Gabinetto e del Pregadio, queste ultime scialbate. Clemente Rovere nel suo lavoro monografico su Palazzo Reale (1858) si espresse entusiasticamente in merito al ricco allestimento di pieno gusto rococò di questi due ambienti. Le descrizioni inventariali redatte tra fine Ottocento e inizio Novecento restituiscono per i due locali un assetto del tutto analogo a quello odierno. I pannelli non sono descritti negli inventari patrimoniali di Palazzo Reale redatti tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento, essendo considerati arredo fisso dell’ambiente, ma sono ricordati nei “Testimoniali di stati dei Beni immobili facenti parte della Dotazione della Corona in Provincia di Torino” compilato entro il 1909 come “rilievi intarsiati ed arricchiti da altri ornati in rilievo”. Nella sua guida del Palazzo il Rovere li definì “lavori di tarsia con mirto, ebano, avorio, madreperla ed altre materie preziose” e li attribuì al lavoro di vari professionisti: Carlo Ugliengo, Luigi Casetta e Pietro Vidari “con alcuni Veneziani suoi compagni di cui non si conservò il nome”. Più precisamente l’erudito faceva riferimento ad alcune note di pagamento degli anni Novanta dell’Ottocento e a una nota di scarico del 1698, indirizzate al governatore di palazzo Claudio Allemandi, nelle quali si segnalava la dismissione di un “grande vaso tutto incrostato di madreperla col suo manico” che era stato “disfatto per servirsi delle madreperle attorno li travagli della china fatti da quelli venetiani per il gabinetto del padiglione nuovo del cantone”. Successivamente la storiografia ha riferito i pannelli al solo Pietro Vidari, ebanista non altrimenti noto. I pannelli contengono articolate composizioni di fantasia, impreziosite dall’uso diffuso della madreperla, formate da elementi architettonici stilizzati, fiaccole, ghirlande, nastri, busti all’antica, vasi di fiori e frutti, che richiamano, pur liberamente, motivi decorativi a grottesche di tradizione cinque e seicentesca. La ricchezza e la minuzia dell’ornato, che quasi non lascia visibile il piano di fondo, rimanda a modelli di gusto internazionale per la decorazione di arredi e pareti che trova riscontri nel mondo fiammingo, olandese e francese e, naturalmente, nei commessi lapidei della corte medicea, ma sono noti, nella seconda metà del Seicento-inizio Settecento, anche abili maestri intarsiatori di area veneziana. Il richiamo a una produzione specificatamente destinata alla committenza della corte torinese è dato dall’inserimento, nelle cornici che profilano le composizioni, dell’elemento araldico dinastico, ovvero la croce bianca in campo rosso che allude allo stemma di Savoia semplice
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100405318
  • NUMERO D'INVENTARIO s.n
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI CORRELATI

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - post 1694 - ante 1698

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE