La Gru con il piccolo

statua, ca 1868 - ca 1899

Gruppo scultoreo in bronzo costituito da un'alta gru mancese (Grus japonensis, in giapponese tanchōzuru) e, di fronte a essa, il suo cucciolo. Entrambi gli animali sono resi in stile naturalistico con grande attenzione nella resa del piumaggio. Le gru sono raffigurate stanti su di una base a forma di roccia

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
  • AMBITO CULTURALE Produzione Giapponese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella cultura giapponese la gru (o tsuru, come viene chiamata), è un animale estremamente importante, in quanto simbolo di longevità e buon augurio. Date queste caratteristiche è facile ritrovare nell'arte del Sol Levante numerose raffigurazioni di questo animale, dai dipinti, alle incisioni, dalle sculture alle corazze dei samurai. Da un punto di vista stilistico, la scultura sembra appartenere alla cultura nipponica del periodo Meji (1868 - 1912). Una scultura simile, senza però la presenza del piccolo, è stata battuta all'asta da Christie's London (South Kensington) nel dicembre 2015 (asta 12017, lotto 505). Revisione 2022: Il soggetto raffigurato è quello delle gru, che in Asia Orientale rappresentano la quintessenza e l’eleganza della classe dei volatili. In virtù di una credenza di origine cinese, probabilmente legata ai continui ritorni dei cicli migratori, alle gru fu attribuita una straordinaria longevità che le accumunava agli immortali taoisti (sennin): divennero così le loro cavalcature preferite nell’iconografia tradizionale e le messaggere delle divinità celesti. Nella cultura giapponese è particolarmente legata ai festeggiamenti del nuovo anno, alle cerimonie nuziali e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in forma di origami diventa auspicio di pace. Il gruppo scultoreo è un bell'esempio dei bronzi giapponesi del periodo Meiji particolarmente apprezzati dai collezionisti occidentali. Oggetti come questo, infatti, erano stati già esposti durante l’Esposizione universale di Parigi del 1867; tra le opere artistiche più richieste vi erano gru come questa, che divennero oggetti da esportazione tra i più consueti. Oggi, infatti, si possono trovare gru bronzee simili in molte collezioni private costituitesi nella seconda metà dell’Ottocento. Ad esempio, nella spettacolare collezione d’arte di George e Henrietta Wurts, molte delle circa cinquecento opere d’arte asiatiche, in gran parte oggetti destinati all’esportazione verso l’Occidente durante il tardo Settecento e Ottocento, sono immortalate in un album fotografico che documenta come questi oggetti asiatici venissero utilizzati insieme alle altre collezioni dei Wurts per arredare i loro sontuosi appartamenti nel Palazzo Antici Mattei. In alcune aree, splendidi oggetti asiatici diventavano il punto focale di una stanza: un bruciatore d’incenso in bronzo al centro di uno studio, o una gru di bronzo a grandezza naturale ai bordi di una sala affrescata. Tra le collezioni pubbliche, si possono citare il Museo Stibbert di Firenze, il Museo Chiossone di Genova, il Museo Civico d'Arte Orientale di Trieste (collezione Antonio Caccia, inv. 41198) e il Musée Cernuschi di Parigi (invv. M.C. 737 e M.C. 48). Spesso l'iconografia della gru in questo tipo di sculture bronzee è associata alla tartaruga "minogame", secondo il motto augurale "le gru vivono mille anni, le tartarughe diecimila". Nella scultura di Racconigi, su questa iconografia simbolicamente collegata all'augurio di longevità, pare prevalere l'idea della gru come animale monogamo e dunque l'auspicio di buona fortuna e felicità familiare, vista la presenza del piccolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100405000
  • NUMERO D'INVENTARIO R 7141
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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