bambola, elemento d'insieme - manifattura giapponese (seconda metà sec. XIX)
bambola
post 1868 - ante 1899
La bambola ornamentale rappresenta l'imperatrice del Giappone. Realizzata in ceramica dipinta, la bambola indossa un ricco abito di seta di colore rosso ricamata con motivi ornamentali e racemi secondo la moda del periodo Heian (194-1192). Sul capo indossa un elaborato copricapo metallico ornato di perline di colore rosso
- OGGETTO bambola
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MATERIA E TECNICA
CERAMICA
LEGNO
METALLO
PAGLIA
SETA
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MISURE
Profondità: 24 cm
Altezza: 34 cm
Larghezza: 37 cm
- AMBITO CULTURALE Manifattura Giapponese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La bambola è parte di un gruppo di sette bambole ornamentali (in lingua giapponese: hina ningyo) che vengono esposte nelle case giapponesi il 3 marzo di ogni anno in occasione della Festa delle Bambole o delle Bambine (Hinamatsuri), una festività che affonda le radici nel VII secolo d.C. e che si basa sulla credenza che le bambole abbiano il potere di contenere gli spiriti malvagi e allontanare la sfortuna dalle fanciulle di casa. Per questo motivo, in origine, le bambole realizzate in paglia venivano poste sul corso di un fiume e fatte scivolare fino al mare. A partire dal periodo Edo (1683-1868) le bambole iniziano ad assumere le sembianze della corte imperiale e ad essere solo esposte nelle case su di una particolare piattaforma a gradoni ricoperta da un drappo rosso. Revisione 2022: Con le loro raffinate espressioni, gli eleganti costumi e il fascino senza tempo, le hina ningyō per molti rappresentano la quintessenza delle bambole giapponesi. Pensate per essere esposte per la loro bellezza piuttosto che per essere maneggiate nel gioco, la coppia imperiale – da sola o accompagnata dagli elementi della corte – esprimono in miniatura tutta la bellezza, lo sfarzo e il mistero dell’aristocrazia del Giappone Heian. Ancora oggi le hina ningyō restano il massimo esempio di bambola giapponese – tra tutte le molte tipologie esistenti – anche nei musei giapponesi e sono protagoniste delle sontuose esposizioni annuali. Costituiscono una felice commistione tra arte decorativa e significato sociale. L’esposizione durante il terzo giorno del terzo mese dell’anno è considerata come uno yoshiro (dimora temporanea) per lo spirito della divinità shintoista che “abitano” il corpo fisico di queste bambole durante il periodo delle celebrazioni, assicurando benedizione alla casa e alla famiglia. Il focus di questo rito è la coppia centrale, chiamata dairi-bina, cui vengono offerti i banchetti rivolti alla divinità. Il termine “hina” è la contrazione di hiina e letteralmente significa “piccolo e carino”. A partire dai primi esempi di hina-ningyō, talismani realizzati in carta per proteggere i bambini e purificare la casa, le bambole evolsero verso forme sempre più ricercate, fino all’esplosione della richiesta e della realizzazione di forme sofisticate della metà del XVIII secolo. In questo periodo la coppia imperiale fu affiancata da cinque musicisti di corte (gonin-bayashi) – spesso scambiati per donne – e da tre dame di compagnia (sannin kanjo), ministri (zuijin) e tre camerieri (shichō). Nel periodo Meiji si aggiunsero altre figure. La fisionomia, la posizione e gli abiti della coppia imperiale variano a seconda del periodo durante i 250 anni circa del periodo Edo. L’iconografia delle bambole di questa collezione è riconducibile al tipo Kokin-bina, l’ultimo stile codificato, creato dall’artista di bambole Hara Shūgetsu I nell’era Meiwa (1764-1772), e divenuto subito una delle forme più popolari di hina-ningyō da cui derivano molte delle bambole dei periodi successivi. Le caratteristiche di questo tipo sono: visi naturalistici, le sopracciglia okimayu, i denti anneriti e dettagli finemente realizzati. Secondo un recente sondaggio, le hina-ningyō di tipo Kokin-bina sono quelle maggiormente vendute oggi in Giappone. A partire dal periodo Meiji, l'imperatrice indossa strati di kimono dal tessuto più elaborato, che presenta sulle maniche ricami di gru e altri motivi benauguranti: è proprio il caso della bambola in oggetto. Anche la corona indossata da questa imperatrice rispecchia perfettamente il canone Kokin-bina, con otto ali di legno sospese e perline di vetro inserite nella raffigurazione di una fenice, le cui piume si spandono verso l'esterno; il tutto è sormontato da uno dei tre emblemi del Giappone, ovvero il gioiello (tama). La coppia imperiale di Racconigi è paragonabile a quella della fig.80 a p.72 di "Japanese Dolls. The fascinating world of ningyō", Alan Scott Pate, Tuttle Publishing, 2008. Da esporre in coppia con la bambola n. 01-00401371 raffigurante l’imperatore
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401369
- NUMERO D'INVENTARIO R 6036
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0