Ritratto di Carlo Emanuele I di Savoia
Il personaggio è rappresentato a figura intera, stante, con il corpo e il viso orientati di lieve tre quarti. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Porta i capelli corti, fronte scoperta, baffi orientati verso l’alto e corta barba. Il viso è profilato dalla gorilla. Indossa una corazza da battaglia sul cui petto è dipinta la croce di San Maurizio. Al collo pende il collare dell’ordine dell’Annunziata. Corte brache a sbuffo a mezza coscia, calze e stivali con speroni alti sino al ginocchio. Una mano è appoggiata sul fianco, l’altra tocca l’elsa della spada che pende entro il suo fodero. Sulla destra, scorciato, è rappresentato un tavolo, coperto da tovaglia sul quale è appoggiatoi un elmo piumato da torneo. Sulla destra è appena accennato un basamento di pianta parallelepipedo. La scena è ambientata in un interno con una porta-finestra aperta dalla quale si vede uno specchio d’acqua, montagne e cielo solcato da nubi. La tela è posta entro una cornice in legno intagliato e verniciato di formato e luce rettangolare. Tipologia a cassetta. Battuta liscia; fasce modanate
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 203.5 cm
Larghezza: 101 cm
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ATTRIBUZIONI
Caracca Giovanni (notizie Dal 1568/ 1697): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera è stata reintelata ed è priva di qualsiasi iscrizione sul retro che permetta di ricostruirne i diversi passaggi proprietari e/o di residenza. L’opera è menzionata nell’inventario patrimoniale dei beni della residenza redatto da Noemi Gabrielli nel 1951 con la corretta identificazione del personaggio nel duca Carlo Emanuele I (Rivoli, 1562-Savigliano, 1630). Il principe era l’unico figlio nato dal matrimonio tra Emanuele Filiberto e Margherita di Valois, fu duca di Savoia dal 1580 alla morte. Inizialmente nell’ambito delle dinamiche di alleanze internazionali, proseguì l’indirizzo filo asburgico paterno, sposando nel 1585 Caterina Micaela, nipote dell’imperatore Carlo V. Come dono per la consorte acquistò in quello stesso anno dal cugino Carlo Emanuele di Savoia Nemours la delizia di Mirafiori. Nel corso dell’ultimo decennio del Cinquecento avviò, dando concretezza a quella della Ragion di Stato teorizzata da Giovanni Botero, una ambiziosa politica estera che ambiva a svincolarsi dal controllo asburgico, ma che di fatto oscillò costantemente, con repentini cambi di alleanza, tra Francia e Spagna. Sul fronte della penisola italiana, l’intraprendenza militare di Carlo Emanuele I, seppure non sempre coronata dal successo, indusse gli stati confinanti, in particolare i principati padani, a riconsiderare il ducato nelle relazioni politico-diplomatiche, come dimostra il doppio matrimonio celebrato nel 1608 delle due figlie Margherita e Isabella, rispettivamente con i duchi di Mantova e di Modena. Già nel 1601, dopo un’occupazione decennale, l’annessione del marchesato di Saluzzo, in cambio della cessione alla Francia del Bugey, della Bresse, della Valromeu e del Gex aveva consolidato i confini occidentali dello stato. Sul fronte meridionale lo scontro con la Repubblica di Genova (1625-1634) si rivelò rovinoso, mentre su quello orientale, complessa e gravosa fu la situazione determinatasi con le due guerre di Monferrato (1613-1618; 1627-1631), pur conclusasi positivamente un anno dopo la morte del duca con il trattato di Cherasco che determinò l’annessione di 74 terre già sotto il controllo del marchesato monferrino, comprese le città di Trino e di Alba. Ampio fu il fronte del mecenatismo culturale, dalla creazione di una quadreria ducale alle iniziative letterarie, basti pensare al sostegno di poeti come Giambattista Marino, e dell’impegno finanziario per la creazione e l’ampliamento dei progetti per le residenze principesche/ della corte. L’opera è una replica, con minime varianti nella definizione della vegetazione, della tela, elaborata dal ritrattista di corte Giovanni Carraca a figura intera intorno al 1590, concepita con il ritratto a pendant di Caterina Michaela d’Asburgo, conservata al museo di Casa Cavassa di Saluzzo, donata da Carlotta Litta, vedova di Enrico Gamba, ad Emanuele Tapparelli d’Azeglio nel 1889. Si tratta, evidentemente, di una immagine ufficiale del duca che venne più volte riprodotta e che fu acquisita dalle famiglie della aristocrazia di corte. E’ probabile che anche l’esemplare in oggetto provenga da una dimora della nobiltà piemontese e sia stato donato o acquistato dal principe di Piemonte Umberto per incrementare la sua collezione iconografica
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399770
- NUMERO D'INVENTARIO R 5536
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0